Alla base vi è l'idea che la liberazione
dell'Italia potesse avvenire solo attraverso la costituzione di uno Stato repubblicano unitario e che artefice del riscatto nazionale potesse essere solo il popolo animato da una profonda fede religiosa, intesa come una sorta di religione laica della patria. Per Mazzini la vera repubblica è il luogo dove la libertà e la giustizia si sarebbero realizzate per tutto il popolo.
Si ritiene che il grande merito storico di questo movimento, tutto sorretto e animato dalla grande personalità del suo fondatore, stia nel fatto di avere contribuito in modo determinante alla diffusione dell'idea di nazione negli Stati liberali e progressisti. L'idea di libertà si congiunge nel pensiero di Mazzini indissolubilmente all'idea di patria. Come afferma lo storico Rosario Romeo:
«... il mazzinianesimo riuscì a realizzare, su scala nazionale, il primo movimento autenticamente democratico»
(Rassegna sovietica: Quaderni. (1965). Italia: Associazione italiana per i rapporti culturali con l'Unione Sovietica: pag.117.)
Il mazzinianesimo, però, non va considerato un semplice movimento irredentista o nazionalista. Mazzini fa propria l'idea di nazione, ma auspica la convivenza pacifica fra i vari popoli. Egli, infatti, nel famoso trittico della rivoluzione francese, affianca, alla Libertà ed all'Uguaglianza, a volte l'Associazione, altre l'Umanità.
Il termine Fratellanza era di chiara origine cristiana ed il Mazzini, pur apprezzandone il valore "comunitario", preferì sostituirlo con termini che oggi definiremmo più laici. Parlare di Umanità e Associazione permetteva al Mazzini di contrastare la lotta di classe tipica del marxismo. Infatti, il movimento comunista, anche se agli inizi si inserì tra le dottrine "democratiche", fu subito visto dal Mazzini come "escludente", come il tentativo di una parte (il proletariato) di prevalere su un'altra (la borghesia).
Circa i rapporti con la religione, Mazzini riteneva inaccettabile l'ateismo; considerava il popolo immagine di Dio sulla terra[1] e riconduceva la definizione dei doveri dell'uomo alla Legge di Dio. Profondamente spiritualista, contestava ai comunisti il tentativo di cancellare dal cuore e dalla mente degli uomini non solo l'elemento trascendente, divino, ma anche il semplice senso del dovere. Secondo il genovese, infatti, il Popolo non può progredire, non soltanto se non vive in piena libertà, ma anche se non fa proprio il senso del dovere. Pur non considerando ideale il modello statunitense, anzi, accusandolo di accentuare l'individualismo e l'egoismo sociale, Mazzini apprezzava dello stesso la separazione Stato-Chiesa, accompagnata, però, da un forte senso civico-religioso e dal pieno rispetto delle libertà di opinione, comprese quelle religiose.
I mazziniani o repubblicani si possono, quindi, a pieno titolo definire interclassisti in campo sociale e liberali in materia di diritti umani.