Napoli può vantare un patrimonio museale tra i più ricchi d'Italia, contando numerose decine di strutture museali, due delle quali d'indubbia rilevanza internazionale per la quantità e la qualità delle loro collezioni, cioè il Mann (universalmente considerato come il massimo museo d'archeologia romana) e Capodimonte (annoverabile tra le maggiori pinacoteche italiane ed europee).
La città continua a essere, tutt'oggi, fucina di arte: una prova di ciò ci è data dalla Linea 1 della metropolitana, le cui stazioni sono delle vere e proprie gallerie d'arte contemporanea.
Di seguito un elenco quasi esaustivo dei musei cittadini, molti dei quali rientranti nel centro storico di Napoli. Non fanno parte della lista gli edifici e le mostre gratuite come quelle di palazzo Venezia o quelle dell'arte presepiale napoletana, o ancora le cappelle, le sale e gli ambienti non "autonomi" che, seppur visitabili solo dietro acquisto di un biglietto d'ingresso, sono comunque compresi in edifici o complessi superiori. Sono questi i casi della sala del tesoro della chiesa di san Domenico Maggiore, della basilica di Santa Restituta all'interno del duomo, ecc.
Il museo si trova in piazza Museo, di fronte alla galleria Principe di Napoli, nel cinquecentesco palazzo del real museo voluto da Carlo III di Borbone per ospitarvi la collezione Farnese, prima sita nella reggia di Capodimonte. È ritenuto uno dei più importanti musei archeologici al mondo, vantando il più ricco e pregevole patrimonio di opere d'arte e manufatti d'interesse archeologico in Italia.[1][2] I nuclei principali che costituiscono il museo sono: la Collezione Farnese (costituita da reperti provenienti da Roma e dintorni); le collezioni pompeiane (reperti provenienti da Pompei, Ercolano, Stabiae, Boscoreale e altri siti antichi dell'area vesuviana, facenti parte soprattutto delle collezioni borboniche); la collezione egizia, più antica e terza per importanza come collezione di manufatti egizi in Italia; infine reperti provenienti da scavi effettuati nell'area di competenza della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta (sezione Preistorica, Cumana, Pithecusae, Neapolis, ecc.) di cui il Museo fa parte.
È uno dei più importanti musei di Napoli, situato sulla collina del Vomero adiacente al castel Sant'Elmo e all'interno dell'omonima certosa. Il percorso museale comprende - oltre alla chiesa, ai due chiostri e agli ambienti privati tipici delle strutture religiose (sacrestia, cappella del tesoro vecchia, cappella del tesoro nuova, refettorio, farmacia eccetera) - varie sezioni. Quella dedicata alle carrozze, quella navale, quella presepiale, quella teatrale, quella dell'opera (con opere d'arte e oggetti che testimoniano della vita della Certosa), quella dei ricordi storici del Regno (che espone la celebre Tavola Strozzi), quella delle stampe e dei disegni, quella sulle arti decorative, la Donazione Alisio (con circa 100 dipinti e acquerelli donati in anni recenti dagli eredi del professor Giancarlo Alisio che hanno come oggetto vedute della città e dei dintorni), il Quarto del Priore (con sculture e dipinti di artisti come Pietro Bernini, Nicola Fumo, Jusepe de Ribera, Luca Giordano, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Micco Spadaro eccetera) e la Galleria dell'Ottocento (che possiede molte sculture e circa 950 dipinti -non tutti esposti- della Scuola di Posillipo, di quella di Resina e in generale di artisti gravitanti attorno all'Accademia, come Vincenzo Gemito, Filippo Cifariello, Achille D'Orsi, Giacinto Gigante, Domenico Morelli, Filippo Palizzi, Francesco Paolo Michetti, Antonio Mancini, Edoardo Dalbono, Vincenzo Migliaro, Giuseppe De Nigris, Federico Rossano, Marco De Gregorio e tantissimi altri ).
L'ingresso si trova accanto al duomo di Napoli. È considerabile come uno dei "musei minori" più prestigiosi della città, in quanto possiede un inestimabile patrimonio di oltre 21.000 opere, esposte però nel numero di circa 3.000 tra la cappella e le sale del museo. Secondo gli esperti il tesoro di san Gennaro sarebbe addirittura più ricco di quello della corona d'Inghilterra della regina Elisabetta II e degli zar di Russia.[4][5] Durante il percorso sono visibili anche pitture su tela, su rame e ad affresco di Francesco Solimena, Massimo Stanzione, Luca Giordano, Giacomo Farelli e Aniello Falcone.
Custodisce opere della cosiddetta "arte minore", vedendo prevalere maioliche seicentesche e opere di porcellana della scuola di Capodimonte, ma anche decine di opere pittoriche (soprattutto in forma di bozzetto) di pittori napoletani del Seicento e del Settecento. Il museo è ospitato all'interno della villa Floridiana, situata quest'ultima al Vomero e voluta da Ferdinando IV di Borbone nel 1815 per la duchessa di Floridia, nonché sua moglie, Lucia Migliaccio. La collezione di porcellana presente fu donata alla città nel 1911 dai nipoti del legittimo proprietario Placido de Sangro. I suddetti pezzi risalgono alla seconda metà dell'Ottocento, quando gli stessi iniziarono a essere collezionati dal de Sangro. Sono ivi presenti anche porcellane cinesi di epoca Ming (1368 - 1644), Qing (1644 - 1911) e giapponesi Kakiemon e Imari.
Il museo si trova nel Teatro di San Carlo e prevede una visita iniziale con percorsi fuori l'"itinerario classico" utilizzando lo storico accesso che Carlo di Borbone volle dall'adiacente residenza reale. Infatti proprio dalla reggia inizia il tracciato, visitando storici ambienti non visibili né se si accede al Palazzo Reale, né al san Carlo come spettatore. Il real teatro ospita dal 1º ottobre 2011[8] anche il MEMUS (acronimo di "memoria" e "museo"), nel quale si espongono opere d'arte (quadri, fotografie, strumenti musicali, costumi, documenti d'epoca, un archivio musicale audio e anche uno delle immagini video) che ripercorrono la storia del più antico teatro d'opera in Europa[9] e dell'opera italiana in generale.
La raccolta si trova all'interno dell'istituto accademico universitario. Essa espone circa 500 dipinti (in parte riconducibili alla donazione effettuata da Filippo Palizzi) che vanno dal XVI al XX secolo, una raccolta di 206 tra disegni e acquerelli, realizzati da maestri e allievi dell'Accademia e circa 70 sculture. Vi sono, infine, anche una gipsoteca, una biblioteca con circa 20 000 volumi e una sezione video. È aperta gratuitamente di mattina dal martedì al venerdì.
Il museo si trova nella riviera di Chiaia ed è rappresentato sostanzialmente dalla ottocentesca villa voluta da Ferdinand Richard Edward Dalberg-Acton. Di stile neoclassico, nell'edificio è ammirabile l'appartamento storico con le sue decorazioni e i suoi arredi risalenti alla Belle Époque.
Inoltre nelle scuderie della villa è ospitato il Museo delle Carrozze. Il pezzo principale è la raccolta di trentaquattro carrozze e calessi di produzione italiana, inglese e francese.
Il museo ha sede in piazza San Gaetano all'interno dell'omonima basilica. Si tratta di un polo museale che permette di ammirare gli antichi ambienti del convento (sala Capitolare, sala Sisto V e il chiostro), un sito archeologico posto sotto l'edificio religioso e le collezioni settecentesche appartenute al convento stesso (abiti, pitture, arredi, ecc.). Il sito archeologico risale all'epoca greca, quando in quel luogo sorgeva l'agorà, e più nello specifico, quando quell'area della piazza era destina alle attività commerciali.
È uno dei musei del Complesso dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Esso espone dipinti, sculture e arredi appartenuti a Rocco Pagliara, scrittore e giornalista vissuto nella Napoli della Belle Époque.
Ubicato nel Complesso dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, si tratta di una sezione che espone oggetti e opere d'arte che arredavano gli ambienti del complesso monastico nei secoli passati, i due pezzi più rilevanti sono l'Andata al Calvario firmata da Ribera e il Cristo morto ligneo di Giacomo Colombo.
Il museo, ubicato alle spalle di piazza del Plebiscito in quello che era il Monastero di Santa Maria della Solitaria, espone pezzi archeologici (circa 6 000) risalenti al periodo della Magna Grecia o all'epoca egizia, donati nel corso della storia da principi, musei o da privati; quest'ultimo è il caso di Filippo Palizzi, a cui è intitolato il museo stesso. Sono poi presenti in loco anche alcuni dipinti del Palizzi, alcune ceramiche aragonesi e una scultura bronzea di Vincenzo Gemito risalente alla seconda metà del XIX secolo, lo Zio prete.
Il museo, aperto nel 2006, espone opere di arte contemporanea raccolte dal 1949 a oggi aventi per oggetto la religione. Il museo è ubicato nel chiostro di San Ferdinando di Santa Maria la Nova.
Si tratta di un museo storico che testimonia lo sviluppo artistico di Napoli del XX secolo. Ubicato negli ambienti del Carcere Alto del Castel Sant'Elmo, in largo San Martino, le circa 170 opere esposte riguardano sculture, pitture e grafica, realizzate per la gran parte da artisti napoletani e campani.
Il Museo dell'Opera Pia Purgatorio ad Arco si trova all'interno dell'omonima chiesa di Napoli e mostra diversi reperti religiosi che testimoniano e documentano l'intensa attività liturgica che per diversi secoli (dal XVII al XIX) ha caratterizzato l'istituzione. Sono inoltre presenti alcuni dipinti della scuola napoletana.
La Stazione Neapolis espone tutti i reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi della metropolitana di Napoli. Il nucleo principale è composto da pezzi della città greca; non mancano reperti di epoca romana, bizantina, medievale e di quella spagnola del XV secolo fino al XVII secolo.
Il piccolo museo è ubicato all'interno dell'istituto scolastico Francesco Denza di Napoli, sulla collina di Posillipo. Il Museo che sino al decennio scorso era a Firenze nello storico Istituto Collegio "Alla Querce" dell'Ordine ecclesiastico dei barnabiti è stato trasferito, per esigenze di tutela e valorizzazione, nell'Istituto napoletano durante il mese di luglio 2014. Al suo interno custodisce una rara collezione di reperti archeologici adunata nella metà dell'Ottocento da p. Leopoldo De Feis, barnabita e docente di materie classiche presso l'Istituto Fiorentino. Nella collezione s'individuano due nuclei principali: l'uno di reperti provenienti da Orvieto, databili tra il VII-III sec. a.C.; l'altro di reperti provenienti da Montesarchio databili tra il IV-III sec. a.C. donati dalla famiglia D'Avalos. Un sarcofago antropomorfo di terracotta, etrusco-ellenistico, e nuclei di minore entità sono visibili nel nuovo allestimento del Museo.
Museo Storico Duca d'Aosta della Scuola militare "Nunziatella": il museo della scuola militare, fondata da Ferdinando IV nel 1787, raccoglie medaglie, dipinti, armi, vessili appartenuti agli allievi, tra i quali Amedeo I e Amedeo III duchi d'Aosta.
Museo dei vigili del fuoco, nella storica caserma di via del Sole. Il corpo fu fondato a Napoli nel 1833 per volontà di Ferdinando II di Borbone.[17]
Villa Costanza-Centro Studi per la Storia della Ceramica Meridionale. Si tratta di una casa-museo privata che conserva una ricchissima raccolta di ceramiche e maioliche d'area campana dal '400 al '900.[18][19]
Il museo scientifico si trova a Bagnoli. L'ala museale dell'istituto scientifico è quella del "Science Center", nella quale si possono sperimentare direttamente diversi fenomeni scientifici.
Ubicato nella periferia orientale della città, tra San Giovanni a Teduccio e Portici, il museo di Pietrarsa sorge esattamente nell'area dove vi era la fabbrica di locomotive a vapore voluta da Ferdinando II di Borbone nel 1845. Il museo, certamente il più importante in Italia di questo genere, è formato da sette padiglioni nei quali sono esposti un importante numero di locomotive storiche, che vanno da quelle a vapore, a quelle elettriche trifase, poi locomotive a corrente continua, locomotori Diesel, elettromotrici, fino ad automotrici e carrozze passeggeri. Merita nota il Treno Reale, convoglio di undici vagoni, costruito nel 1929 per le nozze di Umberto II di Savoia con Maria José del Belgio.
Molti dei musei scientifici di Napoli sono di pertinenza di Università:
Museo di anatomia umana, sito nell'ex Monastero di Santa Patrizia, espone una vasta ed eterogenea collezione, tra le più importanti al mondo di quest'ambito.
Museo di farmacologia, sito nell'ex Monastero di Sant'Andrea delle Dame.
Museo di mineralogia (Federico II) Fondato nel 1801, permane nell'originaria sede del Complesso del Gesù Vecchio con una collezione, tra le più rilevanti in Italia, composta da oltre 30.000 campioni.
Museo di paleontologia (Federico II) Il museo si snoda in numerosi ambienti del Complesso dei Santi Marcellino e Festo, esponendo una ricchissima collezione di più di 50.000 pezzi di fossili vegetali e animali. Il pezzo più celebre è l'Allosauro ritrovato nel 1993 negli Stati Uniti e acquistato dall'Università Federico II di Napoli nel 1996.
Il museo del mare, sito in via di Pozzuoli, è nato come laboratorio museale dell'Istituto Nautico "Duca degli Abruzzi" e ha come obiettivi fondamentali la diffusione della conoscenza e della cultura marinara, oltre che la salvaguardia e la valorizzazione dell'eredità culturale marittima e nautica della Campania.
Il nucleo iniziale del Museo del Mare risale al 1904[20], anno in cui il regio Istituto Nautico ottenne l'autonomia scolastica nella storica sede di via Tarsia. Il patrimonio era costituito dal materiale didattico obsoleto ed era alloggiato in un gabinetto - museo. Il terremoto del 1980 e l'occupazione dell'edificio di via Tarsia da parte di famiglie senza casa portò assieme al degrado della struttura, il trasferimento della scuola in un'ala di un nuovo edificio di via di Pozzuoli a Bagnoli. Il problema del patrimonio del Museo, che abbandonato a sé stesso rischiava di essere preda di furti e saccheggi o vandalizzato, fu risolto con il suo trasferimento nel piano ammezzato della seconda ala del nuovo edificio consegnata nel 1992, sistemato alla meglio ma ormai messo in sicurezza. Il Museo del Mare costituiva ormai una realtà di cui essere giustamente orgogliosi: l'eccellenza del suo patrimonio, che conservava l'eredità della Scuola Borbonica dei Pilotini, già cento anni prima aveva meritato una medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Bruxelles del 1910 e all'Esposizione Universale di Genova del 1914. Successivamente, nel 1994, con una delibera del Consiglio d'Istituto, il Museo venne aperto al territorio. Nella seduta della Giunta Regionale della Regione Campania del 29 dicembre 2007 ottenne con Delibera N. 2280 il riconoscimento di Museo di interesse Regionale. La sistemazione poco per volta ha trovato un suo assetto più coerente e ora, dopo l'ultimo allestimento realizzato dall'architetto Paola Pozzi, il Museo ha raggiunto la configurazione di un'Istituzione scientifica di prim'ordine.
L'edificio monumentale dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte
MuSA - Museo degli Strumenti Astronomici
Il museo si trova all'interno dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte ed è l'unico museo astronomico statale dell'Italia centro-meridionale aperto al pubblico. Inaugurato il 17 novembre2012 con gli auspici del Presidente della Repubblica, il MuSA può contare su una superficie espositiva di circa 400 m² e integra nel percorso di visita oltre gli strumenti antichi anche una selezione dei preziosi volumi antichi tra cui la prima edizione del testo di Copernico e il volume dell'astronomo napoletano Francesco Fontana. Il MuSA, raccontando lo sviluppo e le ricerche scientifiche dell'astronomia napoletana espone degli oggetti che rivestono un ruolo di assoluto valore storico, scientifico e tecnologico. Il museo espone circa cento oggetti che rappresentano la strumentazione astronomica utilizzata a Napoli per tutto l'Ottocento e nei primi decenni del Novecento, fatta di teodoliti, cerchi meridiani, fotometri, spettrografi, cannocchialialtazimutali, strumenti di calcolo, orologi a pendolo, strumenti dei passaggi e tanti altri ancora.[21]. Tra questi si possono ammirare il più grande telescopio di inizio Ottocento realizzato da Reichenbach e Fraunhofer nel 1814 e il telescopio rifrattore di Merz, il primo telescopio finanziato dal nuovo Stato italiano unitario, arrivato a Napoli nel 1863. Una parte importante della collezione è rappresentata dai cinquecenteschi oggetti della Collezione Farnese, trasportata da Parma a Napoli da Carlo di Borbone, che dall'inizio dell'Ottocento sono patrimonio dell'Osservatorio: il globo celeste e l'orologio astronomico. Il MuSA si completa con il padiglione del cerchio meridiano di Repsold, unico in Italia ad aver conservato l'impianto originario, il padiglione dello strumento dei passaggi] di Bamberg, ma anche con le architetture monumentali dei suoi edifici, con le amenità del suo parco e la bellezza delle vedute.
L'orto botanico di Napoli, voluto all'inizio del XIX secolo, è un ambiente naturale ricreato artificialmente che si estende per 12 ettari e ospita circa 9 000 specie vegetali e quasi 25 000 esemplari. Nell'orto all'interno di un edificio dalla forma similare a un castello è ospitato il museo di paleobotanica e di etnobotanica.
Il polo si trova all'interno della villa comunale e comprende sia l'acquario della città (il più antico d'Italia), sia l'erbario, la collezione zoologica, l'archivio storico e l'annessa biblioteca. L'acquario è di ridotte dimensioni, ospitando trenta vasche contenenti essenzialmente specie marine del golfo di Napoli. L'edificio presenta al primo piano, nella grande sala della biblioteca, che conta oltre 90 000 volumi e una preziosa collezione di primi testi scientifici, pregevoli affreschi nei soffitti di Hans von Marées rappresentanti la Vita di pescatori napoletani. Il palazzo fu costruito nel 1872 ed è intitolato ad Anton Dohrn, che fu anche il fondatore dell'istituto. Nel 2021 è stato inaugurato il Museo Darwin-Dohrn che contiene strumenti e imbarcazioni utilizzate, nel corso degli anni, per le ricerche marine.
Sito nel Complesso degli Incurabili, esso è stato allestito in forma "abbozzata" dall'Associazione Il Faro di Ippocrate e aperto al pubblico nel 2010. Espone in un percorso di alcune sale ferri chirurgici, strumenti medici, una farmacia ottocentesca portatile (quella di frà Nicola), libri e stampe d'epoca d'argomento medico, eccetera. Nel 2019 la Regione Campania ha stanziato 100 milioni per l'intero Complesso. Il progetto di restauro prevede, tra le altre cose, un riallestimento e un ingrandimento del museo.[22]
Museo dello Scudillo
Percorso didattico sull'acquedotto di Napoli dell'azienda ABC (Acqua Bene Comune) presso il sito dello Scudillo.[23]
Esso si trova nel Liceo classico statale Vittorio Emanuele II (il più antico della città) e costituisce uno dei più interessanti esempi di "musei didattici" di Napoli. Intitolato al grande vulcanologo e sismologo milanese che qui insegnò per molti anni, espone in sei sale un'eterogenea raccolta (creatasi grazie alla donazione effettuata nel 1863 dall'Istituto di Mineralogia della Federico II e a quelle successive di grandi insegnanti come il già citato Mercalli, Gaetano Licopoli, Michele Geremicca e Ugo Moncharmont) di materiale zoologico (fossili, ornitologia, malacologia eccetera), botanico e mineralogico. È visitabile solo su prenotazione.
Note
^ AA.VV., Napoli e dintorni, Milano, Touring Editore, 2005, ISBN non esistente.
^MANN.it, su museoarcheologiconazionale.campaniabeniculturali.it. URL consultato il 31 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2012).
^Antonio Mussari, Origini e sviluppi del Museo del Mare, in Per recuperare la memoria marinara di Napoli, (a cura di) Antonia Maria Casiello, 2009, ESA
^"L'Osservatorio astronomico di Capodimonte e il suo museo storico", pubbl. su "Le Scienze (Scientific American)".