Il neostoicismo venne fondato dall'umanistafiammingoGiusto Lipsio, che nel 1584 espose nel De costantia - un dialogo fra lo stesso Lipsio e il suo amico Charles de Langhe - le proprie regole. Nel dialogo, Lipsio e de Langhe esplorano la politica del tempo, con riferimento allo stoicismo classico, in particolare quello di Seneca. Egli sviluppò inoltre il neostoicismo nei trattati Manductio ad stoicam philosophiam (Introduzione alla filosofia stoica) e Physiologia stoicorum (Fisica degli stoici), entrambi pubblicati nel 1604.
Il neostoicismo è una filosofia pratica che ha come regola fondamentale della vita buona il principio per cui l'uomo non deve cedere alle passioni, ma sottomettersi a Dio. Il neostoicismo riconosce quattro passioni: l'avidità, la gioia, la paura e il dolore. Anche se l'uomo ha il libero arbitrio, tutto ciò che accade (anche se è sbagliato perché dell'essere umano) è sotto il controllo di Dio e, infine, tende al bene. L'uomo che rispetta questa regola è libero, perché non viene superato dagli istinti. Egli è anche calmo, perché tutti i piaceri materiali e le sofferenze sono irrilevanti per lui. Infine, egli è realmente e spiritualmente felice, perché vive vicino a Dio.
^(IT) Alessio Miglietta, Newton nell'orto degli stoici: la cultura e la siepe, in Anthropos & Iatria, XVIII, n. 2, Genova, Nova Scripta, giugno 2014, pp. 55-68.
Bibliografia
Jacqueline Lagrée, Le neostoïcisme, Paris, Vrin, 2010.
Jean-Pierre Moreau (ed.), Le stoïcisme au XVIe et au XVIIe siècle, Parigi, Albin Michel, 1999.
Léontine Zanta, La renaissance du stoïcisme au XVIe siècle, Parigi, Champion, 1914 (reprint 1977).