Secondo la Teogonia di Esiodo, Notte era figlia di Caos, mentre nella cosmogoniaorfica era figlia di Phanes[1][2]; nelle Fabulae, Igino la dice figlia di Caos e di Caligine[3]. Sempre secondo Esiodo, Notte era la personificazione della notte terrestre, in contrapposizione al fratello Erebo, che rappresentava la notte del mondo infernale. Era inoltre contrapposta ai suoi figli Etere (la luce) ed Emera (il giorno).
Notte era una delle divinità più antiche, e dimorava nel cielo; secondo Omero, anche Zeus ne aveva paura[2]. A essa è intitolato il Nyx Mons su Venere[4], così come uno dei satelliti naturali di Plutone, Notte.
Notte fu madre di alcune delle altre divinità primordiali: secondo Esiodo (Teogonia) e Cicerone (De natura deorum), da suo fratello Erebo Notte ebbe Etere ed Emera[1][2]; secondo Cicerone e Igino fu madre anche di Eros, sempre da Erebo[1]; Bacchilide afferma invece che Emera la concepì con Crono[1].
Oltre a questi figli, le è attribuita la maternità anche di numerose altre figure della mitologia greca, perlopiù daimones (a volte detti "personificazioni"). Nella Teogonia, Esiodo dice che, senza controparte maschile, Notte da sola generò[1][2]:
Dai Romani era considerata anche madre di Erumna (Aerumna in latino), la dea dell'incertezza e dell'inquietudine, in costante compagnia del Dolore e del Timore[6][7].