Oltregiogo - Oltregiovo - Oltregioco (in italiano) Oltrazovo (in ligure)
Galleria Perelli a Novi Ligure, esempio di architettura ligure in Oltregiogo. Sull'affresco sono raffigurate la torre del Castello di Novi e la Lanterna di Genova, a rappresentare il legame della città e dell'Oltregiogo con la Superba.
«Otra Zovo àn castele e homi chi son valenti e sì prudomi, e tanta atra forte terra chi i enemixi de for serra.»
(IT)
«Nell'Oltregioco [i Genovesi] hanno castelli e uomini talmente forti e valorosi, e così tanti altri luoghi fortificati, che bloccano i nemici che vengono dall'esterno.»
La maggior parte dell’Oltregiogo oggi fa parte del Piemonte e corrisponde ai comuni della ex provincia di Novi. La provincia nel 1859 fu unita a quella alessandrina dall’allora ministro Rattazzi, originario di Alessandria, che voleva elevare d’importanza la sua città natale. I novesi e l’oltregiogo faticarono ad accettare tale decisione e provarono più volte a opporsi, senza successo, anche durante la prima metà del novecento. I comuni che invece oggi si trovano sotto l'Emilia-Romagna facevano parte della Provincia di Bobbio, soppressa anch'essa nel 1859 dalla legge Rattazzi che l'annesse alla nuova Provincia di Pavia, nel 1923 avvenne lo smembramento del Circondario di Bobbio: l'Oltrepò ed il comune di Brallo di Pregola rimasero sotto Pavia, mentre l'alta Val Trebbia venne suddivisa fra la Provincia di Genova e la Provincia di Piacenza
Sotto il dominio bizantino si formò anche la Provincia Maritima Italorum con capitale a Genova, ma il tutto passò dal 641 prima ai Longobardi e successivamente ai Franchi che riunificarono la regione preesistente, senza però modificare l'assetto dato dai romani con la formazione di ducati longobardi o contee franche. Unica effettiva trasformazione fu il trasferimento della capitale a Pavia, rimanendo comunque quella religiosa a Milano, sede dell'arcivescovato.
Dal 781 al 1014 la maggior parte delle terre dell'Oltregiogo facevano parte del Regno d'Italia successivamente le terre vennero annesse direttamente nel Sacro Romano Impero: benché amministrate da nobili genovesi (Spinola, Adorno, Malaspina, Fieschi, ecc.) o dei vescovi di Tortona e di Bobbio, di esse non appartenevano formalmente alla Repubblica di Genova, ma costituivano il gruppo dei cosiddetti Feudi imperiali, comprese la Contea vescovile di Tortona e la Contea vescovile di Bobbio, relitto degli antichi possessi dell'Impero sull'Appennino. Facevano eccezione la signoria pontificia di Albera, in val Borbera, come Novi, Gavi, Parodi, Fiacone, Ovada, Voltaggio e tutta la valle Stura (eccetto Campo Ligure, allora Campofreddo) che erano compresi nella giurisdizione della Repubblica. Nel medioevo, molti dei famosi Balestrieri Genovesi, erano in realtà provenienti da Novi e da altre località dell'Oltregiogo[5].
Con la discesa in Italia di Napoleone Bonaparte vi è l'abolizione di tutti i Feudi imperiali; si formò dal 1797 al 1805 la Repubblica Ligure, comprendente il territorio della ex Repubblica di Genova, vale a dire la Liguria, Capraia, e buona parte della regione dell'Oltregiogo. Nel 1805 la Repubblica Ligure venne annessa all'Impero francese e venne formato il Dipartimento di Genova fino al 1815, con parte della ex Repubblica Ligure, annessa ora all'Impero, e parte del dipartimento di Marengo, già appartenente alla Francia (costituito nel 1801) e in quell'occasione ridefinito nei suoi confini. Dalla Repubblica Ligure provenivano le città di Genova e Novi, dal dipartimento di Marengo invece le città di Bobbio, Tortona e Voghera con i rispettivi territori.
Quando, nel 1815, a seguito delle decisioni del Congresso di Vienna, Genova entrò a far parte del Regno di Sardegna, per circa tre anni Novi e Bobbio furono attribuite alla Divisione e Provincia di Alessandria, ma con il Regio Editto del 10 novembre 1818 e le Regie Patenti del 14 dicembre 1818 divenne capoluogo di una provincia facente parte della Divisione di Genova. Pertanto dal 1º gennaio 1819 la Divisione di Genova risultava composta da sette province e l'Oltregiogo ricadeva nelle province di Genova, di Novi, di Bobbio e in parte in quella di Chiavari. In questo modo, nonostante l'annessione al Regno di Sardegna e la perdita dell'indipendenza e della sovranità (come rimarcato dal famoso Proclama), la divisione amministrativa rispettava la secolare storia dell'Oltregiogo. Essere capoluogo di provincia comportò l'istituzione a Novi e a Bobbio dell'Intendenza di Finanza, del Tribunale di Commercio e del Consiglio di Giustizia, che divenne Tribunale di Prefettura nel 1827.
Ovada e l'Ovadese, invece, a differenza di Novi e Bobbio, passarono subito sotto la Divisione di Alessandria, entrando poi a far parte della Provincia di Acqui. Ovada era, appunto, titolare di uno dei "mandamenti" della provincia acquese.
L'allontanamento definitivo delle terre di Novi e Bobbio dalla Divisione di Genova fu stabilita dal Legge Rattazzi (ossia il Regio Decreto n. 3702 del 23 ottobre 1859), che sancì il passaggio dei territori ora circondari della provincia di Novi alla provincia di Alessandria e dei territori della Provincia di Bobbio alla nuova Provincia di Pavia, riducendo la provincia di Genova essenzialmente ai suoi attuali confini[6]. Tale decisione è dovuta all'allora primo ministro Urbano Rattazzi, che in virtù dei poteri straordinari conferitogli nel 1859, ampliò i confini della sua provincia natia, fatto che provocò uno scontento che durò decine di anni. Novi non volle dimenticare i suoi legami con il capoluogo ligure e quando si rese necessario scegliere un toponimo aggiuntivo (per evitare confusione con altri comuni omonimi d'Italia), il consiglio comunale scelse che esso fosse l'aggettivo "Ligure". Il Regio decreto dell'11 gennaio 1863 sancì tale denominazione.
La cucina dell'Oltregiogo in Piemonte cambia molto dalla cucina del resto del Piemonte per i legami storici, culturali e linguistici con la Liguria e la vicinanza a Genova. La cucina risente in gran parte delle influenze della cucina ligure, ma ha anche qualche influenza della cucina piemontese. È essenzialmente una cucina di terra.
^ Valerio Dabove, Nibio' antico vino nobile dell'Oltregiogo, in Il Nibiö è innanzitutto un vitigno, un tempo particolarmente importante per la finezza del vino ottenuto, che presenta dei grappoli più piccoli e spargoli, dal peduncolo rosso. Allevato secondo la tecnica del Guyot rigorosamente in collina ed alle più alte quote, ha caratteristiche di scarsa produttività che avvantaggia la qualità dell’uva e del vino: minor quantità per ettaro è sinonimo di miglior qualità., 04.06.2020.
Bibliografia
M.V. Pastorino, S. Pedemonte, G. Traverso, Bibliografia dell'Oltregiogo (terzo contributo), Bruno Guzzo Editore, Busalla, 2002.
Sergio Pedemonte, Bibliografia dell'Oltregiogo, 4° contributo, Novi Ligure, 2023.
Davide Canazza, Sergio Pedemonte, "L'organizzazione ecclesiastica in una parte dell'Oltregiogo Genovese", Novinostra In Novitate, Novi Ligure, n. 8, 2019.
Bruno Giontoni, Franca Balletti, I Feudi imperiali della Val Trebbia - Società e territorio tra Genova e Piacenza, De Ferrari Editore, Genova 2019, ISBN 978-88-5503-057-1 (88-5503-057-4)