La fondazione dell'organizzazione è stata preceduta da altre tre assemblee[1], nell'arco di sei mesi, dalle quali è possibile delineare un quadro politico generale attraverso le diverse partecipazioni dei Paesi, nel contesto di un continente che affronta un massiccio processo di decolonizzazione. Queste tre conferenze, di spiccato rilievo rispetto ad altre formate da gruppi ristretti, hanno posto le "premesse per una spaccatura tra governi «moderati» e «radicali» che solo ad Addis Abeba sarebbe stata superata"[2]
Valutare la possibilità di una cooperazione economica tra i partecipanti.
Deliberazione sul non riconoscimento delle rivendicazioni del Marocco sul territorio della Mauritania.
Conferenza di Casablanca
In risposta alle dichiarazioni della conferenza di Brazzaville, il re marocchino Muhammad V del Marocco convocò un'assemblea a Casablanca tra il 3 e il 7 gennaio 1961. La conferenza ospitò sei capi di stato, più il governo provvisorio algerino.
La conferenza di Casablanca appoggiò in maniera speculare rispetto alla precedente le rivendicazioni marocchine sul territorio confinante, tracciando così una divisione marcata tra le diverse anime del continente.
Anche la questione congolese, in rapida evoluzione, fu uno degli argomenti fondamentali trattati in quell'occasione.
La conferenza si chiuse con l'istituzione di tre diversi comitati:
gruppi di coordinamento per le attività politiche, economiche e culturali degli Stati presenti all'assemblea (in questa fase la questione dell'Unità africana è largamente diffusa e rappresentata da due idee politiche contrastanti: unità sovranazionale o sovranità statale e collaborazione).
si impegnarono a costituire, in un futuro prossimo, un African Consultative Assembly, ovvero un ipotetico forum che avrebbe ospitato rappresentanti da tutti gli stati liberi del continente.
Conferenza di Monrovia
Una terza conferenza, svoltasi a Monrovia (Liberia) tra l'8 e il 12 maggio 1961, ospitò non solo i rappresentanti presenti alla conferenza di Brazzaville ma anche: Nigeria, Sierra Leone, Liberia, Libia, Etiopia, Togo e Somalia.
L'argomento centrale, oltre la condanna all'Apartheid sudafricana, fu anche in questa occasione la questione dell'unità fra i Paesi africani. In questa conferenza si iniziano a delineare quelli che saranno i principi fondamentali dell'OUA, fondata poco dopo:
non interferenza negli affari interni degli altri Paesi
rispetto della sovranità statale
uguaglianza fra stati
Kwame Nkrumah, fortemente panafricanista, sosteneva fortemente la costruzione di una struttura sovranazionale, dotata di un'economia ed una moneta comune, un esercito comune ed un governo comune a discapito della totale sovranità nazionale[3]. Ipotesi che sembrava accordare i Paesi partecipanti alla conferenza di Casablanca.
La maggioranza dei leader africani, ex colonie francesi ed Etiopia in primis, sostenevano invece una collaborazione che tutelasse integralmente la sovranità nazionale appena ritrovata, sostenendo i principi di sopra elencati senza un cambiamento troppo radicale.
Fondazione dell'OUA
La conferenza di Addis Abeba svoltasi tra il 22 e il 25 maggio 1963 fu l'occasione finale di confronto tra le due diverse correnti. La partecipazione dei Paesi indipendenti fu totale. L'opinione generale sulla proposta avanzata da Nkrumah, ovvero di un governo continentale dotato di un proprio esercito ed una banca centrale, fu comunque ritenuta troppo radicale per la condizione attuale del continente.
La carta dell'OUA[4], risultato di un compromesso tra le varie anime riunitesi, incluse tutti gli obiettivi e i principi della neonata organizzazione:
Obiettivi
promuovere l'unità e la solidarietà tra gli stati africani
coordinarsi ed intensificare la loro collaborazione e sforzi per raggiungere una vita migliore per la gente dell'Africa
rispetto della sovranità e integrità territoriale di ogni Stato e della sua indipendenza
Il 12 novembre 1984 il Marocco (che è stato tra i paesi fondatori) si ritira da questa organizzazione a seguito del suo riconoscimento all'indipendenza e all'adesione della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (Stato a limitato riconoscimento internazionale e de facto il territorio è sotto occupazione marocchina) come paese membro.
Anna Bono, I cinquant'anni dell'Organizzazione dell'Unità Africana, in Africana miscellanea di studi extraeuropei / Associazione di studi extraeuropei ESA, Pisa, ETS, 2013, pp. 31-40.