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Otite media cronica purulenta

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Otite media cronica purulenta
Otite media cronica purulenta; si noti la perforazione timpanica estesa nei compartimenti posteriori e la presenza di materiale infiammatorio muco-purulento nella mucosa dell'orecchio medio.
Specialitàneurologia
Classificazione e risorse esterne (EN)

L'otite media cronica purulenta è una patologia infiammatoria caratterizzata dalla contemporanea presenza di alterazioni infiammatorie croniche (presenta di linfociti T, macrofagi e tessuto sclero-cicatriziale) della mucosa dell'orecchio medio e di una perforazione timpanica semplice che non regredisce verso una chiusura spontanea.

Classificazione

Per definizione, tale forma di otite media si distingue dall'otite media acuta purulenta per la presenza di infiammazione cronica e perforazione timpanica persistente. Può essere divisa in una forma tubo-dipendente, tipica dei bambini e con perforazione timpanica nel quadrante antero-inferiore con intensa otorrea siero-mucosa, e in una forma non-tubo dipendente, con ampia perforazione che coinvolge anche i quadranti posteriori e abbondante otorrea muco-purulenta.

Epidemiologia

Rispetto alla forma acuta, la forma cronica è più rara. Si manifesta soprattutto in anziani, soggetti defedati od immunodepressi. Nei bambini questa forma è dovuta allo scorretto approccio terapeutico della forma acuta o alla presenza di condizioni di rischio come malformazioni del canale uditivo o del rino-faringe.

Eziologia e patogenesi

Questa forma di otite segue solitamente ad un'otite media acuta purulenta in cui non è avvenuta la chiusura della perforazione timpanica. In alcuni casi può essere generata da una perforazione di natura traumatica. La persistenza della flora endotimpanica (insufficiente eradicazione antibiotica o resistenza), il deficit di difese immunitarie locali e generali, difetti di ventilazione tubarica e l'estesa necrosi ossea o timpanica costituiscono fattori e condizioni di rischio per la genesi e lo sviluppo di otite cronica. I batteri responsabili dell'infezione risultano essere (in ordine di frequenza):

Differentemente dalla forma acuta, Staphylococcus aureus risulta essere il principale responsabile, con notevoli implicazioni nella conduzione di un adeguato schema antibiotico. I batteri del genere Proteus e Pseudomonas aeruginosa possiedono resistenza alla maggior parte delle penicilline e a molte cefalosporine di prima e seconda generazione.

Anatomia patologica

Il processo infiammatorio cronico esita verso la presenza di un caratteristico infiltrato di cellule flogistiche a carico della mucosa che tappezza l'orecchio medio. Talvolta, l'intensa infiltrazione e proliferazione si traduce in una iperplasia polipoide dell'orecchio medio che rappresenta un quadro tipico della forma non-tubo dipendente. Nelle fasi avanzate e caratterizzate da fenomeni flogistici particolarmente intensi si può assistere al riassorbimento o alla sclerosi delle strutture ossee circostanti o di parti della catena ossiculare. In questi casi, l'erosione è più evidente a livello del capitello e della crura della staffa o del processo lungo dell'incudine.

Profilo clinico

L'otite media cronica purulenta non è dominata dalla intensa sintomatologia olgica tipica della forma acuta; piuttosto, presenta otorrea purulenta e ipoacusia media. Nei casi più gravi, il coinvolgimento e l'erosione delle strutture ossee può esitare verso la formazione di raccolto ascessuali e verso la batteriemia. Nell'adulto possono verificarsi stati febbrili uniti alla sensazione di ovattamento, acufene e in qualche caso anche vertigini. Nei neonati è possibile riconoscere i sintomi dall'irritabilità, dal pianto e dal movimento delle mani vicino all'orecchio.

Profilo diagnostico

Le procedure otoscopiche consentono di evidenziare l'otorrea e l'estensione della perforazione timpanica. Inoltre è possibile evidenziare le formazioni flogistiche polipoidi che caratterizzano la forma non-tubo dipendente. L'esame otmicroscopico possiede una maggiore sensibilità e specificità in quanto consente l'aspirazione delle secrezioni e una migliore valutazione sullo stato dei tessuti. L'esame audiometrico può evidenziare un deficit uditivo di vario grado che solitamente risulta essere di tipo trasmissivo o misto (ma comunque pantonale) in rapporto con le condizioni della catena ossiculare. La TC consente di visualizzare l'estensione del processo flogistico e l'eventuale erosione delle strutture ossee e si utilizza quando non si verifica una risposta alle terapie o in evidenza di tessuti di non chiara interpretazione.

Terapia

In questo caso è fondamentale allestire uno schema antibiotico fondato sul referto di un antibiogramma, onde evitare recidive e l'insorgenza di resistenza. Si possono utilizzare penicilline antistafilocco, antipseudomonas o monobattami; cefalosporine di terza generazione (per Pseudomonas, Proteus ed Escherichia), glicopeptidi (per Staphylococcus) e chinolonici (ampio spettro e somministrabili per via orale) possono essere usati in caso di resistenza. Alla terapia antibiotica si possono associare analgesici e antinfiammatori non steroidei. Queste terapie consentono la risoluzione temporanea del processi flogistici; la guarigione della perforazione timpanica può invece essere ottenuta mediante procedure di miringoplastica e timpanoplastica.

Complicanze

La complicanza più temibile è l'evoluzione verso un'otite media cronica colesteatomatosa.

Bibliografia

  • Albera e Rossi, Otorinolaringoiatria - II edizione, Torino, Edizioni Minerva Medica, 2008, ISBN 978-88-7711-583-6.
  • Roberto Filipo e E. Covelli, Otite media acuta e cronica con complicanze, in Manuale di patologia degli organi di senso, Milano, Edra, 2014, pp. 7-12.

Voci correlate

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