Pedro Roldán nacque a Siviglia, dove passò l'infanzia. Quattordicenne, entrò a Granada nella bottega dello scultore barocco Alonso de Mena. Poco o nulla è dato sapere circa il periodo trascorso a Granada: l'unica certezza è che Roldán imparò il mestiere e subì l'influenza del de Mena, come certificano i suoi primi lavori attestati, il Nazareno della Salute e l'Addolorata in ginocchio. Presso il maestro rimase dodici anni; alla sua morte, avvenuta nel 1646, la bottega passò a Bernardo de Mora, ma il cattivo rapporto che si instaurò con il nuovo superiore indusse il giovane artista a tornare nella città natale. A Siviglia, la frequentazione del laboratorio di Martínez Montañés costituì per Roldán l'opportunità di studiare da vicino l'opera di uno dei massimi esponenti del barocco andaluso.[1]
Nel 1647 aprì un laboratorio. Cominciarono anni di intenso lavoro, testimoniato già dal completamento del retablo dell'altare maggiore di Sant'Anna, a Montilla, in cui è ravvisabile la lezione di Montañés. Il graduale affrancamento dai modelli e l'affermazione di uno stile personale emergono nella Pietà scolpita per la chiesa sivigliana di San Juan de la Palma (1657), andata poi perduta. Con il 1660, Roldán si impegnò anche nello stucco, attività inaugurata nella Chiesa di Santa María la Blanca.[2]
È però grazie ai retabli, cui è principalmente dedicata l'opera del quindicennio successivo, che l'artista produsse i propri lavori più significativi e conosciuti. Particolarmente rilevanti sono quelli dell'Hospital de la Caridad e della Cattedrale, entrambi a Siviglia. Il retablo dell'altare maggiore, nell'Hospital de la Caridad, comprendente il gruppo scultoreo della Santa Sepoltura e le immagini di San Giorgio, san Rocco, delle Virtù Teologali e dei Serafini e Angeli, è impreziosito dalla policromia di Valdés Leal, artista cui Roldán era legato da amicizia. È probabile che all'opera abbia messo mano anche Murillo.[3]
Dopo la realizzazione di ulteriori commissioni nell'Hospital, nella Cattedrale e in altre chiese sivigliane e di altre città spagnole, seguì un quindicennio in cui l'attività scultorea prese il sopravvento sui retablos. Aiutato dal nipote Julián Roldán Guerrero, Pedro Roldán scolpì undici statue per ornare la facciata della Cattedrale di Jaén. Prolifica fu anche la produzione di opere raffiguranti il Cristo, tra cui si possono ricordare il Gesù Nazareno, eseguito per una confraternita sivigliana, e il Cristo flagellato di Tenerife.[4]
Opere principali
Nazareno della Salute, Parrocchiale di San Nicola di Bari, Siviglia
Addolorata in ginocchio, Chiesa di Santa Maria Maddalena (Iglesia de Santa María Magdalena), Siviglia (1650-1655)
Retablo dell'altare maggiore (completamento), Convento di Sant'Anna, Montilla (1652)
Pietà, Chiesa di San Juan de la Palma, Siviglia (1657, perduta)
Arcangelo San Michele, Chiesa di San Vincenzo (I. de San Vicente), Siviglia (1657)
José Luis Morales y Marín, Barocco e rococò, traduzione di Francesco Bertello e Sergio Siggia, Storia universale dell'arte, n. 7, Novara, De Agostini, 1991, ISBN88-402-9217-9.