Quondam è un avverbiolatino che significa "un tempo", "una volta". Letteralmente: "trapassato". Indica l'attuale espressione « fu » (dalla terza persona singolare del trapassato remoto dell'indicativo del verbo essere).
Storia
Nei testi latini « quondam » ha la funzione sintattica di avverbio; diversamente, nei testi in volgare invece viene inserito quale aggettivo[3]. Anticamente si usava in ambito notarile per indicare la discendenza da una persona che era defunta[4].
In seguito, a partire dal XIX secolo, divenne sempre più comune l'espressione « fu » – lo dimostra il famoso Ei fu. Siccome immobile ..., scrive Alessandro Manzoni nell'ode Il cinque maggio (1821) –, specialmente fra i documenti ufficiali dello Stato civile italiano, con la fondazione dei moderni cimiteri, nei necrologi commemorativi pubblicati su giornali e riviste, dove occorreva individuare posizioni giuridiche (per es. la paternità) spettanti alla persona nella famiglia, nello Stato e nella comunità giuridica, molto prima della nascita dell'ANPR. Ad esempio: Giuseppe Rossi del quondam Giovanni. O ancora per rendere noto il marito scomparso: Caterina vedova del quondam Giacomo.
L'avverbio latino è da sempre presente nelle tavole genealogiche dell'aristrocrazia sotto forma di sigla « qd. » oppure « qm. » (talvolta abbreviata in « q. » nei manoscritti[3]) per non usare la locuzione "figlio/a del fu". Ad esempio: Oddone I qm. Umberto I Biancamano
Nei monumenti corredati da epigrafi, similarmente al termine latino, veniva usata la lettera grecaTheta (Θ oppure θ) con il medesimo significato[5]. Mentre la lettera "O" per dire obitus nel significato di "decesso", "morte".
Un altro uso dell'avverbio « quondam » lo ha fatto notare l'aneddoto del '400 su papa Martino V, quando si infuriò per l'iscrizione tombale a Firenze dedicata all'antipapa Giovanni XXIII (Johannes Coxa), ipotizzando la rimozione del termine "quondam" accanto a "papa". La lapide ne sottolineava lo status di « "già" papa », quando invece in vita pontefice del Vaticano non lo era stato mai[6]. Quell'epitaffio latino sul cartiglio, retto dagli angeli scolpiti sul sarcofago, accanto alle spoglie dell'antipapa, però non venne mai rimosso dall'influente Cosimo de' Medici, promotore del monumento, che piuttosto ribadì la locuzione latina Quod scripsi, scripsi, già usata dal categorico Ponzio Pilato[7].
Quindi « quondam » può essere usato anche per sottolineare un vecchio incarico istituzionale, già precedentemente posseduto da qualcuno, ma che poi si è perduto perché è sopravvenuto un nuovo evento. A volte il termine è inserito in dialoghi dal tono scherzoso.
Differenza rispetto a Olim
Ulteriore distinzione temporale nei documenti diplomatici è data dalla differenza che esiste tra olim (derivante dal latinoolim "precedentemente") e quondam.
"Olim" si riferisce ad "una volta (nel futuro)"[9], mentre "quondam" stabilisce "una volta (nel passato)"[9].
«Domina Pelluccia figlia del quondam Andrucciolo e moglie olim Simone Helemosina di porta Eburnea, parrocchia San Savino, nomina i suoi procuratori per l'insinuazione del testamento del marito ser Giovanni Gioli e ser Giacomo di ser Cola di porta Santa Susanna e ser Angelo di Puccio di porta Sant'Angelo»
Alla data del 28 ottobre 1638 il medesimo nome si legge nei registri dei battezzati della città inglese: Henricus filius Johis Harding[11].
Cognome
Quondam è pure un cognome presente in varie parti d'Italia, probabilmente risultato di una svista degli amanuensi nella lettura dei documenti o usato per semplice opportunità dagli uffici anagrafici del passato.
^Marco Petoletti, Voci immobili: le iscrizioni di Ariberto, in "Ariberto da Intimiano. Fede, potere e cultura a Milano nel secolo XI", a cura di E. Bianchi, M. Basile
Wetherill, M. R. Tessera, M. Beretta, Milano, 2007, pp. 122-155.
^Traduzione: Qui giaccio nella polvere per la quale il mondo un tempo risplendeva. Allora ero Herbert e fiorivo con troppa bellezza. Ho prestato servizio nel pacifico ufficio dei messaggeri dell'arco. Ora sono sepolto come servo dei servi, Cristo tuo. Per i meriti di questi degni di te compiaciuti ti prego di avere pietà di me redento con il tuo sangue. Il lettore che viene qui: "dì a te stesso, perdona, redentore, affinché la vita vivente riposi sempre in se stessa". Morì nell'anno della domenica dell'Incarnazione 1045, giorno 16 del mese di gennaio, dodicesima indizione.
^ab"Lingua nostra", Firenze, settembre 1985, vol. 46, p.121.
^Quondam, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 31 gennaio 2023.
^Serafino Ricci, Epigrafia latina: trattato elementare con esercizi prattici e facsimili illustrativi, Firenze, U. Hoepli, 1898, p.87 nota 2
^Un resoconto moderno è presente in: Valentina Rossi, La Firenze segreta dei Medici: sulle tracce dei luoghi in cui sono vissuti i membri della più celebre casata fiorentina, Roma, Newton Compton, 2018, ISBN978-88-227-2519-6, SBNIT\ICCU\RT1\0099742.