Figlio dell’avvocatoliberale Augusto Simoni e di Livia Capetti, casalinga, era nipote di Ugo Capetti, critico teatrale e musicale del periodico veronese L'Adige; aveva inoltre due sorelle: Maria e Fulvia[1][2][3]. Simoni, rimasto orfano di padre all'età di quattro anni, ben presto si dette da fare per aiutare la madre e le sorelle, impartendo lezioni private di latino. Le difficoltà economiche della famiglia, aggravate dopo la scomparsa dello zio Ugo Capetti, lo costrinsero a interrompere gli studi liceali. A diciannove anni iniziò a scrivere articoli, prima su L'Adige, in seguito sul quotidiano cittadino L'Arena, occupandosi spesso di eventi artistici con la qualifica di "redattore artistico"[1][3].
Nel gennaio 1899 si trasferì a Milano in cerca di fortuna, divenendo critico teatrale presso il quotidiano Il Tempo. A partire dal 1903 divenne autore teatrale di successo con commedie da lui scritte, fra cui La vedova e Congedo. Il 7 marzo del 1903, giorno seguente al successo della prima rappresentazione della sua prima commedia La vedova, su pressioni di Giuseppe Giacosa ed Eugenio Balzan venne assunto come critico teatrale al Corriere della Sera, con il ragguardevole stipendio di 330 lire al mese. Nel suo nuovo incarico venne inizialmente affiancato al critico "titolare" Giovanni Pozza. Nel 1905 sua sorella Fulvia morì in seguito a una grave malattia[1][3]. Simoni, divenuto ben presto molto apprezzato dal pubblico, divenne inoltre collaboratore fisso de La Lettura, mensile illustrato del Corriere diretto da Giacosa, del Corriere dei Piccoli, del settimanale L'Illustrazione Italiana, e del già "suo" quotidiano veronese L'Arena. Con lo pseudonimo di Turno, pubblicava sulle varie testate numerose poesie[1][3][4][5].
Nel 1906, alla morte di Giacosa, Simoni assunse la direzione de La Lettura, mantenuta fino al 1923. Nel maggio 1909 segnalò al direttore del CorriereLuigi Albertini un giovane giornalista e commediografo veronese suo collaboratore e amico ai tempi de L'Arena, che diverrà un'altra amatissima colonna del giornale milanese: Arnaldo Fraccaroli[6]. Simoni in seguito, senza abbandonare l'attività di critico teatrale, ricoprì durante la prima guerra mondiale la carica di direttore del giornale di trincea della Terza Armata La Tradotta, termine che era usato per denotare i lunghi convogli ferroviari che trasportavano i militari. Smise presto di scrivere commedie per dedicarsi molto alla regia teatrale; spesso in collaborazione con Guido Salvini, portò in scena svariati classici del teatro[7].
Il Comune di Verona e il Comune di Milano hanno istituito dal 1958 il "Premio Renato Simoni di fedeltà al teatro di prosa" «assegnato ogni anno, il 5 luglio, a chi avrà dedicato tutta una vita, o la maggior parte di essa, al teatro di prosa sotto qualsiasi forma, attività e funzione al teatro inerente.»[11]