Soprannominato "Il Cobra",[2] professionista dal 2006 al 2011, si aggiudicò tre tappe al Giro d'Italia (una nel 2007 e due nel 2008), concludendo la Corsa Rosa 2008 al secondo posto.
Nel 2004, passato alla toscana Grassi-Marco Pantani, divenne campione italiano in linea Under-23;[4] nel 2005 vinse la seconda[5] e la terza tappa[6] della Settimana Ciclistica Lombarda, corsa di cui conquistò anche la classifica generale,[7] oltre a una tappa del Giro della Toscana Under-23. Nel 2004 dovette intanto rinunciare nuovamente alla maglia azzurra della Nazionale per ematocrito alto, con una sospensione di 45 giorni; nel 2005 fu fermato due volte, con altri 90 giorni di stop (45+45) per lo stesso motivo.[senza fonte]
2008: il podio al Giro, la positività al Tour e la squalifica
Al Giro d'Italia 2008 Riccò vinse in volata la seconda tappa Cefalù-Agrigento, su un arrivo posto su uno strappo in salita, davanti a Di Luca e Davide Rebellin.[18] Si impose poi anche nell'ottava frazione Rivisondoli-Tivoli, precedendo Paolo Bettini e lo stesso Rebellin;[19] nella diciannovesima, la Legnano-Monte Pora, fece infine il vuoto sull'ultima salita e guadagnò 37" sulla maglia rosaAlberto Contador, arrivando a soli 4" dal primato in classifica.[20] Nella cronometro finale di Milano perse 1'53" dallo spagnolo, vincitore del Giro, ma riuscì comunque a conservare il secondo posto nella classifica generale,[21] e conquistò la maglia bianca di miglior giovane.
Partecipò poi al Tour de France, nel quale colse due successi di tappa: nella sesta frazione Aigurande-Super-Besse, con arrivo in salita, batté in volata Alejandro Valverde e Cadel Evans,[22] mentre nella nona, la Tolosa-Bagnères-de-Bigorre, con uno scatto sull'ultima asperità, il Col d'Aspin, staccò tutti e giunse solitario al traguardo guadagnando 1'17" sul gruppo maglia gialla.[23] Nella tappa successiva, la seconda consecutiva pirenaica, vinta dal compagno di squadra Piepoli, giunse sesto sul traguardo, regolando allo sprint il gruppetto del nuovo capoclassifica Evans, e facendo un balzo di ben ventuno posizioni nella classifica generale, sino al nono posto, conquistando anche le leadership nella classifica giovani e in quella degli scalatori. Il suo Tour si interruppe il 17 luglio, al ritrovo di partenza della dodicesima tappa, la Lavelanet-Narbonne: la gendarmeria francese gli notificò infatti una positività al CERA (EPO di terza generazione), rintracciata nelle sue urine al termine della cronometro di Cholet, costringendolo a lasciare la corsa.[24] Anche a causa di questo scandalo la sua squadra, la Saunier Duval, decise di ritirare dalla Grande Boucle tutti i suoi corridori,[25] mentre il giorno successivo il general manager Gianetti, attraverso un comunicato stampa, licenziò sia Riccò che il compagno di squadra e di stanza Piepoli, ribadendo l'assoluta estraneità della squadra a qualsiasi tipo di pratica dopante.[26] Il CERA non figurava ancora nell'elenco delle sostanze dopanti di molte federazioni (tra cui l'UCI), ma era inclusa tra le sostanze proibite proprio del Tour de France.
Il 30 luglio, nel corso della prima udienza davanti alla procura antidoping italiana, Riccò confessò di aver assunto il CERA:[27] nella conferenza stampa successiva alla confessione dichiarò di aver commesso un errore personale e di aver agito da solo.[28] Il 31 luglio il Tribunale Nazionale Antidoping lo sospese con effetto immediato, in attesa del deferimento e della successiva sentenza che, il 2 ottobre, lo avrebbe squalificato per due anni (uno e mezzo per assunzione di sostanza dopante, ed altri sei mesi per la frequentazione del medico Carlo Santuccione, già radiato dal CONI per questioni di doping).[29] Successivamente l'UCI riconobbe la collaborazione alle indagini da parte del corridore modenese, ripristinando quindi la squalifica di 20 mesi (invece che 24), come da decisione del TAS.[30] La squalifica è scaduta il 18 marzo 2010.[31]
A inizio luglio partecipò all'Österreich-Rundfahrt, durante il quale vinse la seconda[38] e la quarta tappa,[39] guidando la classifica generale. Durante la penultima frazione, una cronometro individuale di 26,3 km, si scontrò con una moto della televisione che, sorpassatolo, gli si era fermata davanti per fare delle riprese: l'impatto gli costò la frattura del setto nasale e sedici punti di sutura sul ginocchio sinistro.[40] Ciò nonostante, giunse fino al traguardo, mantenendo la leadership nella generale:[41] il giorno successivo, nell'ultima tappa, riprese il via, difendendo il primato e aggiudicandosi la vittoria finale della corsa austriaca.[42] Il 13 agosto annunciò tramite il suo sito ufficiale di aver rescisso il contratto in essere con la Ceramica Flaminia.[43] Dopo essere stato vicino ai belgi della Quick Step,[44] firmò per l'olandese Vacansoleil[45] e tornò in gara il 4 settembre al Giro di Romagna:[46] la prima, e unica, vittoria con la nuova squadra arrivò il 7 ottobre seguente, nella Coppa Sabatini a Peccioli.[47]
Il 6 febbraio 2011 Riccò venne ricoverato in ospedale dopo aver accusato, al termine di un allenamento, un malore che risulterà causato da un blocco renale.[48] Successivamente il medico rese nota una confessione dell'atleta, reo di aver effettuato una autotrasfusione di sangue che conservava in frigo da diversi giorni,[49] pratica compatibile con i problemi fisici avuti[50] ma tuttavia poi negata dallo stesso atleta.[51] CONI e Procura di Modena aprirono due indagini per violazione delle norme antidoping e Riccò venne prima sospeso,[52] e poi licenziato dalla Vacansoleil,[53] che il 23 febbraio allontanò anche il massaggiatore personale dell'atleta.[54] Sulla vicenda si espressero con toni fortemente negativi molte personalità del mondo del ciclismo, tra le quali il presidente della FCI Renato di Rocco[55] e il commissario tecnico della Nazionale di ciclismo Bettini,[56] assieme a Moser,[57]Squinzi,[58]Bugno[59] e diversi altri corridori.
Il 12 marzo Riccò annunciò di volersi ritirare dall'attività agonistica;[60] tuttavia poco tempo dopo rivelò di voler tornare in attività, accusando peraltro il medico che rilasciò la dichiarazione circa l'emotrasfusione di dire il falso, affermando di non ricordare nulla della circostanza.[61] Il 1º giugno successivo, dopo essere stato in procinto di accasarsi alla Amore & Vita di Ivano Fanini,[62] firmò un contratto con la Meridiana Kamen, squadra croata con licenza Continental ma con sede in Italia.[63] L'8 giugno venne però nuovamente sospeso sul territorio italiano, questa volta dalla Commissione Tutela della Salute della Federazione Ciclistica Italiana, per tutelare la salute del corridore.[64] Due giorni dopo anche il Tribunale Nazionale del CONI sospese il corridore a livello internazionale.[65] Il 22 novembre Riccò venne condannato da un tribunale francese, in appello, a due mesi di carcere con la condizionale e al pagamento di un'ammenda di 3.000 euro, per l'assunzione del CERA al Tour de France 2008.[66]
2012-2020: la squalifica fino al 2024, e poi a vita
Il 19 aprile 2012 il Tribunale Nazionale Antidoping inflisse a Riccò una squalifica di 12 anni, accogliendo in toto la richiesta pervenuta dalla Procura antidoping del CONI che lo aveva accusato di autoemotrasfusione: tale condanna sancì in pratica la fine dell'attività agonistica di Riccardo Riccò, giacché al termine della squalifica, nel 2024, il corridore avrà 40 anni.[67] Frattanto, nel 2014 pubblicò Funerale in giallo, scritto con Salvatore Lombardo, dove ripercorre le tappe della propria carriera dando la sua personale visione sul mondo del ciclismo,[68] cui fece seguito nel 2018 Cuore di cobra, con Dario Ricci: qui «racconto il ciclismo, sperando che la verità, che non può cambiare ciò che è stato, possa almeno contribuire a cambiare ciò che sarà».[69] Nell'estate 2020 in un'intervista parlò della sua nuova vita come gelataio;[70] il 14 dicembre dello stesso anno il Tribunale Nazionale Antidoping lo squalificò a vita:[1] Riccò aveva comunque abbandonato l'idea di tornare a correre.[71]