Roberto Ranieri Costaguti nacque a Livorno il 15 giugno 1732 da Mattia e Rosa Nocetti. Studiò presso i Padri Barnabiti di Pisa e divenne frate dei Servi di Maria della Santissima Annunziata di Firenze nel 1748. Compì gli studi religiosi nel convento di Siena e quelli filosofici a Senigallia e a Bologna[1]. Nel 1756 fu ordinato sacerdote. Valente umanista, insegnò lettere e matematica a Mantova, teologia a Faenza e fu membro di varie accademie scientifiche e letterarie.
Grazie alla sua abilità oratoria iniziò con successo la predicazione (diffusissima nel '700) nelle varie città d'Italia, nelle corti e sulle piazze. Esercita anche la poesia e nel 1769 è iscritto all'Accademia dell'Arcadia, con il nome di Lentisco Adriasteo. Nel 1771 fu chiamato a ricoprire la carica di primo Rettore della nascente Università di Malta, chiamato dal gran maestro Manuel Pinto de Fonseca. Cosciente della perdita che l'Ordine avrebbe subito, il priore generale Francesco Raimondo Adami lo pregò, se possibile, di non lasciare l'Ordine nel quale in vecchiaia avrebbe potuto riposarsi da ogni fatica. Il Costaguti compilò le Costituzioni dell'Università di Malta, ma nel 1773, per contrasti, lasciò l'isola e cominciò di nuovo a predicare in Italia.
Vescovo di Sansepolcro
Nel settembre 1778 venne istruito il processo informativo per la sua nomina a vescovo di Sansepolcro. Consacrato a Roma il 20 dicembre 1778, il 27 dicembre, festa di San Giovanni Evangelista, titolare della Cattedrale e patrono di città e diocesi, fece il suo ingresso solenne in diocesi. Vescovo sollecito e sensibile, ebbe a cuore l'istruzione del popolo e la cultura e la dignità del suo clero. Nel 1783 durante una carestia vendette carrozza, argento, anelli, e impiegò i doni e il denaro ricevuto dalle predicazioni per soccorrere i poveri e i carcerati della sua diocesi. Fondò anche una scuola gratuita per ragazze povere a San Piero in Bagno di Romagna.
Negli ultimi decenni del secolo XVIII, in un periodo travagliato per la Chiesa, si oppose al Giansenismo del granduca di Toscana Pietro Leopoldo, che tuttavia ne richiese e a volte apprezzò i consigli.
Il Costaguti difese i diritti della Chiesa anche nel periodo napoleonico. Pio VI, mentre veniva portato in esilio, gli scrisse dalla Certosa di Firenze, nominandolo plenipotenziario delle diocesi vicine. Pio VII lo creò Principe del Sacro Romano Impero.
Nel 1808 mons. Costaguti divenne completamente cieco. Nonostante ciò si occupò sempre della sua diocesi e, in particolare, nel 1811 del trasferimento da parte di Napoleone di 23 parrocchie dalla diocesi di Bertinoro a quella di Sansepolcro e della coscrizione obbligatoria dei giovani per l'esercito francese con la conseguente ribellione di questi ultimi.
Per piegarlo ai principi della chiesa gallicana, l'Imperatore gli offrì la Legion d'Onore, ma il vescovo gliela restituì dicendo che alla sua tarda età gli pesava fin troppo la croce episcopale, per sentirsi in grado di portare quella che gli veniva offerta.
Caduto Napoleone, nel 1814, dopo che i francesi ebbero lasciato la città, tre squadre di 700 briganti in armi razziarono le campagne e chiesero una forte somma di denaro, minacciando il saccheggio di Sansepolcro. Il vescovo chiamò i capi dei banditi e li pose di fronte alla responsabilità morale dei loro atti, minacciando a sua volta di chiamare a raccolta il suo popolo e di cacciarli come meritavano. I briganti di fronte a quel vegliardo cieco e coraggioso si intimorirono e abbandonarono la città.
Ma la fine di mons. Costaguti era vicina. Nell'ottobre 1818 le sue condizioni si aggravarono. Si spense il 16 novembre alle 3 del pomeriggio. Tre giorni dopo fu fatto il solenne funerale in cattedrale e qui sepolto. Scrivono le cronache:
«Fu un numero infinito che nessun vivente si rammentava di aver veduto mai e in niun tempo tanto popolo a Sansepolcro, anche nella loro età senile, perché le città circonvicine, terre, castelli e campagne erano restate prive di abitanti, perché tutti accorsi a suffragare sì degno vescovo. Riportato il cadavere in Cattedrale, i soldati che erano dietro al feretro fecero forza di tenere indietro il popolo, il quale gettò a terra i medesimi, perché il popolo, tanto affollato, bruciava il loro cuore di rivedere il loro pastore .»
Con il proprio testamento dispose lasciti in favore dei poveri della città di Sansepolcro e istituì un legato che poi è confluito nell'Ente Comunale Assistenza[2].
Umanista e letterato scrisse anche delle poesie. In una ricordava con nostalgia la vita trascorsa nel convento della SS. Annunziata di Firenze:
«Tàciti, o cetra, che tu tenti indarno
D'asciugarmi sugli occhi il pianto amaro
Passaro i dì felici, ohimè passaro
Quando Frate vivevo in riva all'Arno.»
Le sue lettere pastorali
Le sue lettere pastorali dimostrano costantemente la sua cultura e sensibilità assieme alla preoccupazione per il clero e il popolo della sua diocesi. La società del tempo vi appare descritta vivamente quando ricorda certi comportamenti indecorosi ma comunissimi. Per esempio nel 1780 scriveva come si vedessero in città e in campagna preti senza abito talare, nemmeno durante la S. Messa, oppure in giro per i mercati così malmessi nell'abito, che non si distinguevano dai mendicanti che qui si trovavano.
In un'altra lettera del 1784 condannava la malintesa devozione di molte persone del popolo che largheggiavano nel far celebrare un gran numero di messe per gli anniversari di morte dei parenti, mentre in casa loro mancava il vitto e il vestito per la famiglia.
Incoraggiava quindi i parroci ad avere come fine il bene delle anime e non gli interessi personali, e a non avere indulgenza verso l'umana 'sfrenatezza', per non lusingare il peccatore e non indurlo a peccare con maggior arditezza.
La cultura e la sua sollecitudine di pastore hanno fatto di mons. Roberto Costaguti uno dei vescovi più illustri della diocesi di Sansepolcro e della Toscana.
«Mons. Costaguti ebbe cura al cominciare dell'apostolato come fino che visse, di soccorrere i poveretti, di prevenire le domande dei non assuefatti all'ardire del chiedere, di distruggere le discordie e le inimicizie ... perdonò gli offensori ... catechizzava i fanciulli, visitava gli infermi, i prigionieri e li consolava e li soccorreva; assisteva ai morenti ... Vescovadi più ricchi ricusò. Istituì scuole per fanciulle povere; l'industria promosse. Tormentato da dolori, adempì sempre agli Uffizi del suo ministero. Nel 1818 morì desiderato ... .»
La memoria
La sua memoria è rimasta molto viva in città, anche grazie all'istituzione di un legato in favore dei poveri, istituito dal Costaguti con il proprio testamento e rimasto attivo fino al 1937, quando venne inglobato nell'Ente Comunale di Assistenza[3].
Nel 1981 è stata intitolata a suo nome una strada e negli anni 1918 e 2018 sono stati celebrati i centenari della morte (per il secondo centenario coinvolgendo anche l'Università di Malta e l'Istituto Storico dell'Ordine dei Servi di Maria)[4].
Sempre nel 2018, la Confraternita di Misericordia ha curato la collocazione di una lapide in memoria del vescovo, che nel 1816 aveva rifondato l'antico sodalizio dopo la soppressione del 1785. La lapide si trova all'interno del loggiato del Palazzo delle Laudi e recita:
A DUECENTO ANNI DALLA MORTE
SANSEPOLCRO RICORDA
ROBERTO MARIA COSTAGUTI
VESCOVO DI QUESTA CITTÀ DAL 1778 AL 1818
SERVO DI MARIA TEOLOGO E LETTERATO
FU STIMATO PREDICATORE ALLA CORTE DI VIENNA
E PRIMO RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI MALTA
SEMPRE VICINO AL SUO POPOLO
LO SEPPE PROTEGGERE E DIFENDERE DALLA VIOLENZA
DEI GRANDI RIVOLGIMENTI POLITICI
E SOCCORRERE CON PATERNA GENEROSITÀ
NELLE CALAMITÀ NATURALI
A. D. MMXVIII
LA CONFRATERNITA DI MISERICORDIA DI SANSEPOLCRO
^Il percorso di studi di Roberto Costaguti è stato definitivamente ricostruito da F. Azzalli, Roberto Costaguti, frate e oratore, in «Quaderni dell’Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro», 1, 2021, pp. 65-90; in precedenza si riteneva che avesse compiuto gli studi universitari a Roma.
F. Dragomanni-Gherardi. Elogio Storico di mons. Roberto Costaguti, Firenze, 1836.
L. Coleschi, Storia della città di Sansepolcro, Città di Castello, 1886.
V. Laurenziana, Il primo Rettore e i primi Statuti dell'Università di Malta, Malta, 1934.
Raffaele M. Taucci, Mons. Roberto Costaguti, in Studi Storici O. S. M., Roma, 1935.
N. Risi, Zelo e fortezza evangelica di mons. Roberto Costaguti, in La Civiltà Cattolica, 94 (1943).
Ercole Agnoletti, I Vescovi di Sansepolcro, III, Sansepolcro, 1974.
Gabriele M. Roschini, Galleria Servitana, Roma, 1976.
Paola Ircani, I fatti del Giansenismo toscano nelle Ricordanze del p. Costantino Battini, osm, in La SS. Annunziata di Firenze, Studi e documenti sulla chiesa e il convento, 2, Firenze, 1978.
L. Bini, La prima visita pastorale di Roberto Costaguti alla diocesi di Sansepolcro (1779-1780). Religiosità e territorio, in «Pagine altotiberine», 19, 2003, pp. 83-110.
L. Piomboni, La donazione del vescovo Costaguti alla Cattedrale di San Giovanni Evangelista in Sansepolcro, in «Pagine altotiberine», 41, 2010, pp. 85-100
G. Greco, Roberto Costaguti vescovo di Sansepolcro (1778-1818),in La nostra storia. Lezioni sulla storia di Sansepolcro, III. Età Moderna e Contemporanea, a cura di A. Czortek, Sansepolcro, 2012, pp. 5–38.
F. Cristelli, La figura di Roberto Costaguti, vescovo di Sansepolcro, attraverso documenti conservati nella biblioteca del Seminario Vescovile di Arezzo, in «Pagine altotiberine», 65/66, 2019, pp. 177-200.
F. Azzalli, Roberto Costaguti, frate e oratore, in «Quaderni dell’Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro», 1, 2021, pp. 65-90.