Nel 1931 venne assunto alla Sofindit[1], successivamente passò all’Ufficio studi della Dalmine e fino al 1939 fu segretario del Piano autarchico della siderurgia. Divenne poi direttore tecnico della Finsider, funzionario dell'IRI-nord e, dopo la liberazione, fu nominato commissario dell'IRI. Co-fondatore con Agostino Rocca della Techint, ricoprì altresì la carica di presidente onorario della San Faustin finanziaria [2].
Altre attività
Tra il 1929 e il 1935 venne più volte fermato e arrestato per attività antifascista [3].
Nel 1964, per conservare ed accrescere la biblioteca paterna e consentirne l'accesso agli studiosi, creò, insieme alla madre e ai fratelli, a Torino la Fondazione Luigi Einaudi, nel cui Consiglio di amministrazione e, in seguito, nel Comitato esecutivo, egli rappresentò la famiglia Einaudi ininterrottamente dalla costituzione alla sua scomparsa [4].
Per diversi anni fu nel Consiglio di amministrazione della Casa editrice Einaudi, fondata dal fratello Giulio e, dagli anni ’50 fino alla crisi del 1983, intervenne finanziariamente in suo aiuto [5].
Si occupò, infine, di gestire a Dogliani l’azienda viti-vinicola fondata dal padre Luigi e oggi gestita dai nipoti.
Opere
Determinazione del grado d'autarchia del tubo di acciaio senza saldatura, del tubo in cemento-amianto e del tubo misto il lamiera di acciaio e cemento-amianto”, in «Acqua e Gas», a. XXVI, n. 9, sett. 1937.
Grado di autarchia delle tubazioni per acquedotto”, in «La metallurgia italiana», n. 3, 1938.
Note
^ Giovanni Farese, “Luigi Einaudi. Un economista nella vita pubblica”, Soveria Mannelli, Rubbettino,2012, ISBN 978-88-498-3341-6, pag. 77
^ Luigi Einaudi, Diario 1945-1947, a cura di Paolo Soddu, Roma, Laterza, 1993, ISBN 978-88-420-4272-3, pag. 734
^Roberto Einaudi (cur.), “L'eredità di Luigi Einaudi. La nascita dell'Italia repubblicana e la costruzione dell'Europa”, Milano, Skira, 2008, pag. 252
^ Terenzio Cozzi, “Cronache della Fondazione”, in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», n. XXXVIII, 2004, pagg. XI-XII
^ Paolo Di Stefano, “Addio a Roberto Einaudi, salvò la casa editrice”, in «Corriere della Sera», 27 luglio 2004, pag. 25
Bibliografia
Mirella Appiotti, “L’ultimo Einaudi occulto e generoso sostenitore di Giulio”, in TuttoLibri, 7 agosto 2004, n. 1424, pag. 2 (Supplemento de La Stampa)
Mario Bosonetto, “L’ultimo Einaudi ingegnere che faceva vino”, in La Stampa, 27 agosto 2004, pag. 22
Paolo Di Stefano, “Addio a Roberto Einaudi, salvò la casa editrice”, in Corriere della Sera, 27 luglio 2004, pag. 25