Nel 1063, Sancho II partecipò alla guerra contro lo zio Ramiro I d'Aragona, difendendo la Taifa di Saragozza dell'emiroal-Muqtadir, alleato del padre Ferdinando I. Sancho assieme a el Cid combatté nella battaglia in cui Ramiro morì[16], nel tentativo di conquistare il paese di Graus l'8 maggio 1063[17].
Suo padre, Ferdinando I morì nel dicembre 1065, come riportano sia gli Annales Complutenses (Anales castellanos segundos)[18][19], che gli Annales Compostellani[20], ed il Chronicon Burgense (Obiit Fernandus Rex in die S. Eugeniæ) e che fu tumulato a León, come riporta il Chronicon Lusitano[21], nel Pantheon reale (mausoleo) della collegiata di San Isidoro a León.
Dopo la morte del padre, la madre si ritirò dal potere dividendo, secondo la volontà paterna il regno di León e Castiglia tra i tre figli maschi:
I castigliani, guidati da El Cid, riportarono un'iniziale vittoria che permise al loro re di recuperare una parte dei territori che suo padre Ferdinando I aveva concesso nel 1037 al padre di Sancho IV di Pamplona, García III Sánchez: Bureba, l'alta Rioja e Álava. La guerra terminò nel 1068 con la sconfitta della Castiglia: Sancho II dovette rinunciare ad altre pretese territoriali sulla Navarra, accontentandosi di Pancorbo e Oña[23], mentre Sancho IV si mantenne sempre ben agguerrito sul confine con la Castiglia.
Dopo la morte della madre (1067) e dopo che era terminata (1068) la guerra dei tre Sanchi, scoppiarono conflitti tra Sancho II e i suoi due fratelli. Sancho II attaccò Alfonso VI di León e lo sconfisse nella battaglia di Llantada, sul fiume Pisuerga (19 luglio 1068)[23]; in seguito i due raggiunsero un accordo per combattere il fratello Garcia I di Galizia[22], invadendo il suo regno da nord.
García nel 1069 si ritirò a sud, a Santarem nella contea del Portogallo[23], e dato che la Galizia era nelle mani dei suoi fratelli iniziò a farsi chiamare re del Portogallo. Nel 1071, nella battaglia di Pedroso, sconfisse il conte del Portogallo Nuno II Mendes[24] che si era ribellato. Nello stesso anno fu definitivamente sconfitto dai fratelli che lo catturarono, obbligandolo all'abdicazione e all'esilio presso la corte di un suo tributario, l'emiro di Siviglia al-Mutamid[23].
Nel 1070, Sancho II aveva sposato una nobile di nome Alberta, che secondo Bernard F. Reilly era una francese discendente dai conti di Périgord e La Marche[25], mentre secondo la La web de las biografias era di origine inglese[23].
Sancho II rivolse quindi le armi contro Alfonso VI di León, che nel gennaio 1072 venne sconfitto dal suo braccio destro, El Cid, nella battaglia di Golpejera[23], vicino a Carrión de los Condes. Alfonso VI fu fatto prigioniero e rinchiuso in una prigione a Burgos, ma la sorella, Urraca convinse Sancho II a mandare il fratello in esilio nella Taifa di Toledo, sotto la protezione di un suo vassallo, il re Al-Mamun.
Sancho II, dopo il regno di Galizia, occupò altresì il regno di León, riunendo così nuovamente il territorio che era stato di suo padre[22].
I nobili del León non accettarono il fatto e si strinsero attorno alle sorelle di Sancho II, soprattutto a Urraca, che si fortificò nella sua signoria di Zamora[22].
Sancho II dapprima espugnò la signoria della sorella Elvira, Toro, e poi, il 4 marzo 1072, pose l'assedio a Zamora. Dopo circa sette mesi di assedio, il 6 ottobre 1072, Sancho II fu assassinato[26], come conferma la Cronaca Burgense[27][28], pare che un nobile zamorano, Bellido Dolfos[22], forse amante di Urraca, fingendosi disertore, invitò Sancho II a seguirlo per fargli vedere il punto debole delle mura, riuscendo così ad allontanarlo dalla sua guardia e ad assassinarlo[23]. Sancho II fu inumato nel Monastero di San Salvador di Oña, come riporta la Historia silense[29].
Dopo la morte di Sancho II i nobili castigliani continuarono l'assedio di Zamora. García tornò in Galizia mentre Alfonso tornò nel León e si prodigò a garantire che, se riconosciuto re di Castiglia, avrebbe trattato i nobili castigliani alla stregua dei nobili leonesi. Il sospetto che Urraca e Alfonso fossero complici nell'assassinio di Sancho II era condiviso dalla maggioranza dei nobili castigliani che alla fine riconobbero Alfonso VI quale re di Castiglia[30], solo dopo che il re giurò la sua innocenza in pubblico, sul sagrato della chiesa di Sant'Agata di Burgos (Il giuramento era stato preteso dai maggiorenti castigliani, tra cui il Cid Campeador).
Sancho nella letteratura
Questi fatti e ciò che ne seguì ispirarono il poema epico Poema del mio Cid, oltre che molti altri poemi e romanzi. Tale poema, in un unico manoscritto del XIII secolo, è ora custodito a Madrid.
Discendenza
Sancho e Alberta, citata, come moglie, nel documento n° CII della appendice II delle Antiguedades de España[31], non ebbero figli, e di Sancho non si conosce nessuna discendenza[32].
^La Chronica latina regum Castellae è la storia, scritta in latino, durante il regno di Ferdinando III di Castiglia (1199-1252), verso la metà del secolo XIII (dal vescovo di Osma e poi anche di Burgos, Juan de Soria, cancelliere di Ferdinando III dal 1217 al 1239) dei regnanti castigliani dal 970, morte del conte Fernan Gonzales, al 1236, conquista di Cordova.
^Il Liber chronicorum è la storia dei re di León, dall'inizio del regno di Bermudo II (982), sino alla morte di Alfonso VI (1109), scritta verso il 1120, dal vescovo e storico, Pelagio da Oviedo, detto il favolista, per le molte invenzioni.
^Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), pag. 868.
^Gli Annales Complutense (Anales castellanos segundos) furono compilati in Castiglia a metà del XII secolo, e coprono un periodo che va dalla nascita di Gesù Cristo sino alla morte della regina, Urraca di León e Castiglia
^Secondo il Chronicon regum Legionensium fu assassinato da un suo soldato, Vellito Ariulfo, sotto le mura di Zamora.
^La Cronaca Burgense è composta da annali scritti, in latino, nel corso del XIII secolo e ritrovati, dopo secoli, nella cattedrale di Burgos (da cui il nome); furono compilati nella regione della Rioja e sono inerenti alla storia della Castiglia e della Navarra, dalla nascita di Gesù Cristo alla Battaglia di Las Navas de Tolosa, del 1212.