Attaccante brevilineo, nominalmente centravanti e con il numero nove sulle spalle – ma che in realtà agiva da falso nueve, ruolo mutuato dal calcio totale all'epoca in ascesa nel continente –,[2] durante gli anni a Cagliari è stato spesso definito "spalla ideale" dell'ala sinistraRiva, vero fulcro del gioco offensivo della squadra rossoblù. Cosiddetto attaccante di manovra, univa qualità e quantità alla corsa e alla dedizione; su questo disse, riferito a quel Cagliari scudettato, che «non fosse sacrificio, ma un connubio di caratteristiche perfetto per quel gruppo».[3]
Carriera
Giocatore
Club
Inter e L.R. Vicenza
Esordì in giovane età nella Grande Inter degli anni 60, con cui mise a referto 10 presenze tra il 1964 e il 1966, vincendo seppur da riserva i suoi due primi scudetti. Venne quindi mandato a fare esperienza in provincia, nel L.R. Vicenza, nell'ambito dell'affare che portò il capocannoniere del precedente campionato, Luís Vinício, in nerazzurro. Nelle due stagioni in Veneto segnò 16 reti, equamente divise (in entrambe le occasioni, migliore marcatore della squadra), in 56 partite di Serie A, contribuendo alle salvezze biancorosse.
In Sardegna Gori fu il centravanti titolare, seppur di fatto spalla perfetta del leaderGigi Riva in attacco. Giocò tutte e 30 le partite del campionato 1969-1970 e andò a segno 6 volte: tra queste ci fu il gol del 2-0 che chiuse definitivamente la partita allo stadio Amsicora contro il Bari, consegnando il primo e fino ad ora unico titolo di campione d'Italia ai rossoblù. Nella stessa annata scese in campo anche tutte le gare disputate dai sardi in Coppa delle Fiere, andando a segno contro l'Arīs Salonicco nell'accesa partita disputata all'Amsicora e terminata anticipatamente per rissa.
Rimase di fatto fino al termine di quell'epopea cagliaritana, assurgendo anche a migliore marcatore della squadra nella sua ultima stagione, 1974-1975, nel quale andò per la prima volta in doppia cifra anche per via di un serio infortunio che estromise Riva.
Juventus, ultimi anni
Nell'estate 1975 passò alla Juventus. Giocò buona parte del primo campionato, agli ordini di Carlo Parola, mentre nel secondo, sotto la guida di Giovanni Trapattoni, finì ai margini totalizzando appena 7 presenze, ritrovandosi spiazzato dai dettami tattici introdotti dal nuovo allenatore bianconero, causa un gioco più fisico e dinamico che poco si sposava con la tecnica di Gori:[5] queste apparizioni gli permisero comunque di fregiarsi del quarto scudetto personale in tre squadre differenti,[1] oltre alle 3 maturate nell'altrettanto vittorioso cammino in Coppa UEFA.[5]
Passato nel 1977 al Verona, chiuse al termine di quella stagione la sua avventura in massima categoria, scendendo in Serie C2 nelle file del Sant'Angelo dove siglò 5 reti in 26 gare, contribuendo alla promozione del club rossonero in Serie C1.
Totalizzò complessivamente 293 presenze e 62 reti in Serie A.