in acciaio rigido, solitamente a sezione triangolare e priva di filo, lunga e sottile, restringentesi in prossimità della punta
Tipo di punta
molto pronunciata
Tipo di manico
ad una mano, con elsa ricalcante il modello della strisciaseicentesca (piccola crociera, archetti di rinforzo, guardia a cocchia o a valve, para-mano) e pomolo marcato.
Grassi, Giuseppe (1833), Dizionario militare italiano, 2. ed. ampliata dall'a., Torino, Società Tipografica Libraria.
Al volgere del XVII secolo, il teatro bellico europeo andò incontro ad una delle sue più significative evoluzioni. La spada e la picca smisero di essere armi distintive del soldato di fanteria, cedendo il posto al moschetto dotato di baionetta, mentre la cavalleria affidava alla sciabola ed alla pistola la capacità offensiva dei propri membri. Fu in questo complesso contesto che originò lo spadino, l'anello di congiunzione tra la scherma tradizionale e la schermasportiva.
Lungi dallo scomparire, la pratica dello scontro all'arma bianca manesca raggiunse, nel corso del XVIII secolo, le più alte vette della sua perfezione, con un significativo aumento della produzione libraria da parte dei maestri di scherma. Arma ormai precipua della nobiltà, degli alti ufficiali delle forze armate (ormai sempre più inquadrate con moderni criteri burocratici all'interno della "macchina" statale) e di specializzati cultori, la spada venne perfezionata nella sua forma onde diventare lo strumento per la "stoccata perfetta", completando il percorso cominciato nel corso del tardo Rinascimento quando, ancor prima della diffusione della sciabola, la scherma europea aveva nettamente diviso le armi destinate alle stoccate (striscia) da quelle destinate ai pesanti colpi di taglio (spadona).
«Da quando i Goti introdussero il costume del duello, l'arte della difesa divenne uno studio necessario: venne codificata da determinate regole e vennero create accademie che istruissero i giovani alla pratica. I moderni hanno adottato lo spadino a discapito delle armi antiche, cosa che ha portato allo sviluppo di una nuova forma di difesa, distintasi con l'appellativo di Scherma, che figura a pieno titolo quale parte dell’educazione di una persona di rango, garantendole maggior forza di corpo, propriocettività, grazia, agilità, indirizzo, mettendolo parimenti nella condizione di portare a compimento con maggior facilità altre forme d’esercizio.»
(Tremamondo, Angelo (1763), L'Ecole des Armes, avec l'explication générale des principales attitudes et positions concernant l'escrime, prefazione.)
Ormai parte integrante del bagaglio culturale del gentiluomo, in un contesto sociopolitico europeo ove nobiltà e ricca borghesia andavano fondendosi in una nuova forma di patriziato, la scherma perfezionò, grazie allo spadino ed al fioretto, l'arma propedeutica utilizzata nelle palestre dei grandi maestri per l'allenamento della stoccata, la pratica duellistica[1]. Parallelamente, in un contesto bellico che avrebbe ancora visto il soldato appiedato servirsi di armi ibride, a mezza via tra la spadona e la baionetta inastata sulla canna del fucile, sino alla metà del XIX secolo, lo spadino divenne arma d'ordinanza distintiva degli alti ufficiali di fanteria.
Ufficiali di fanteria armati di spadino figurarono ancora tra gli schieramenti della prima guerra mondiale e, seppur più raramente, della seconda guerra mondiale. Al principio del XX secolo, lo Infantry Drill Regulations della U.S. Army prevedeva ancora l'addestramento del fante armato di fucile alla lotta baionetta-vs-spadino[2].
Attualmente, lo spadino figura ancora nell'alta uniforme di taluni corpi di fanteria o tra i cadetti di accademia militari particolarmente prestigiose: esempi sono la Model 1840 army noncommissioned officers' sword degli ufficiali U.S. Army o la Tangente dei cadetti della École polytechnique di Parigi.
Costruzione
Lo spadino ha:
lama in acciaio rigido lunga mediamente 60-85 cm (rari gli esemplari con lama di 90 cm), atta unicamente a colpire di punta, come lo stocco, a sezione triangolare, ma, in alcuni esemplari, ancora capace di colpi di taglio come la strisciaseicentesca, a sezione romboidale e con bordi taglienti. Alcuni spadini d'inizio XVIII secolo presentando lama a colichemarde;
elsa con manica ad una mano, sviluppata sul modello della striscia italiana con guardia a crociera rinforzata da una cocchia o da due o più valve, ricasso, archetti di rinforzo ed arco paramano. Questo assetto funse da archetipo per lo sviluppo della "impugnatura italiana" nelle armi della schermasportiva. In Francia, lo spadino-fioretto sviluppò invece una guardia a doppio arco in forma di "8".
Trattandosi di armi destinate ad alti ufficiali delle forze armate, gli esemplari museali di spadino sono armi sontuosamente decorate, con complessi stilemi sbalzati sulla coccia o sulle valve della guardia, sull'arco para-mano e sul pomolo, con manica in materiale pregiato come l'avorio. Molto diffusa la pratica di azzurrare le lame e di decorare con agemina o koftgari.
Note
^Abbott, Philip [et al.] (2007), Armi : storia, tecnologia, evoluzione dalla preistoria a oggi, Milano, Mondadori, ISBN 978-88-370-5218-8, pp. ().
Tremamondo, Angelo (1763), L'Ecole des Armes, avec l'explication générale des principales attitudes et positions concernant l'escrime, Londra, R&J Dodsley.
Studi
Abbott, Philip [et al.] (2007), Armi : storia, tecnologia, evoluzione dalla preistoria a oggi, Milano, Mondadori, ISBN 978-88-370-5218-8.