Standa (già Società Anonima Magazzini Standard) è stata una catena italiana di supermercati fondata nel 1931 e attiva nel settore dei grandi magazzini di fascia media alimentari e non alimentari. Come tale, ha cessato di esistere nel 2002, sopravvivendo, limitatamente nella vendita del settore alimentare, fino al 2010.
È stato un marchio che ha attraversato numerose e profonde trasformazioni societarie, a causa dei differenti gruppi che lo hanno posseduto.[1]
Il suo logo ha subito notevoli mutamenti grafici[2].
Franco Monzino, lasciando la direzione dell'UPIM e possedendo un capitale di 50.000 lire, il 9 maggio 1931 fondò col fratello Italo, la sorella Ginia Monzino in Borletti e Tullio Astesani, la Società Anonima Magazzini Standard con sede a Milano nel magazzino di via Torino 38, rilevando il bazar "33". Il 21 settembre dello stesso anno in questi locali nasceva il primo magazzino Standa che ottenne presto successo.[3] Nei primi anni si susseguono le aperture di nuovi negozi in tutto il paese e principalmente grazie al rilevamento di vecchi negozi preesistenti. Durante una parata in corso Umberto I[4] nel 1938 a Roma, Benito Mussolini vide l'insegna "Standard" e diede ordine di cambiarlo e perciò divenne Standa e solo successivamente si cercò un sintagma che supportasse un nuovo acronimo; ne vennero proposti diversi come Società Tutti Articoli Nazionali Dell'Arredamento (Sabatini-Coletti) oppure Società Tutti Articoli Nazionali Dell'Arredamento e Abbigliamento (Zingarelli) oppure ancora Società Tutti Articoli Nazionali Dell'Abbigliamento e Arredamento (Piccola Treccani).[5][6]
Dagli anni quaranta agli anni sessanta
Nel 1940, nonostante l'inizio del secondo conflitto mondiale, la società inoltra 44 domande di licenze di esercizio in vari comuni italiani per l'apertura di nuovi magazzini.[7] ma poi la guerra porterà alla chiusura di 19 negozi - che furono distrutti o danneggiati - e venti negozi che rimasero in parte attivi. Dai 38 negozi del 1943 si passa ai 33 negozi del 1951.[8] Con la fine della guerra si avvia il piano di recupero o trasferimento dei negozi esistenti e nel 1952 avviene la prima inaugurazione di un nuovo negozio a Napoli nel quartiere Vomero.[9] Nel 1956 venne aperto il primo reparto alimentare nella filiale di via Diaz a Napoli ampliando l'offerta dei grandi magazzini di abbigliamento con gli alimentari. Due anni più tardi, nel 1958, si attiva la formula del self-service per il supermercato di Milano via Torino angolo via della Palla, formula che poi verrà applicata a tutti i supermercati della catena.[10] Nel 1962 viene aperto il primo magazzino, a Torino in corso Giulio Cesare, dotato di parcheggio privato per i clienti. Nel 1963 con l'apertura del magazzino di Sesto San Giovanni viene estesa la formula self-service anche per i reparti tradizionali.
L'acquisizione da parte del gruppo Montedison
Nel giugno 1966[11] il gruppo conta 124 filiali e viene acquisito dalla Montedison; nel corso di alcuni anni la catena si sviluppa acquisendo vecchi locali e teatri nei centri delle principali città italiane per convertirli in magazzini. Nei primi anni dopo l'acquisto non viene apportata alcuna modifica né alla dirigenza né all'immagine commerciale di Standa.
Nel 1968 viene acquisita la Multinegozi Spa attiva da 10 anni nel milanese con 10 fra supermercati e magazzini che nel corso del 1970 vengono trasformati in filiali Standa.
Gli anni settanta e ottanta
Nel 1970 vengono rilevate le catene DIADI di Torino e Rialto di Venezia, che portano a un cospicuo incremento delle filiali Standa in Piemonte e nel Veneto. L'anno dopo il gruppo, con 219 filiali, inaugura il primo ipermercato a Castellanza (VA) con la nuova insegna "Maxi Standa". Sempre nel 1971 vengono inaugurati per la prima volta in Italia nuovi magazzini e supermercati in affiliazione, e viene rinnovata l'immagine.[12] Nel 1973 viene acquisita la MagazziniGamma attiva in tutto il paese con 36 magazzini che nel corso dell'anno vengono tutte trasformati in filiali Standa. Nel 1975 il gruppo dà vita alla joint venture EuroStanda insieme al gruppo francese Carrefour con l'inaugurazione dell'ipermercato di Paderno Dugnano (MI), poi ridenominata Euromercato dal 1980, destinata ai grandi ipermercati e successivamente, nel 1984, ne rileverà l'intera proprietà. Fece parte del gruppo anche l'ingrosso "Ingros", a Rezzato in Provincia di Brescia che nel 1981 venne ceduto alla AGCI.[13]
La cessione al gruppo Fininvest
Iniziativa Meta del gruppo Ferruzzi-Montedison cede la proprietà del 70% alla Fininvest nell'aprile 1988[14] per quasi 1.000 miliardi di lire diventando la Casa degli italiani, godendo di un enorme battage pubblicitario grazie alle televisioni della nuova proprietà con volti noti della televisione come testimonial.
Gli anni novanta e duemila
Nei primi anni novanta la catena è stata colpita da vari attentati dinamitardi prima di stampo mafioso nelle filiali di Catania, poi di vario tipo negli anni successivi in varie filiali di Roma, Milano, Modena, Firenze, Trento e Brescia.[15] Nel 1990 con l'inaugurazione dell'ipermercato di Anzio (RM) inizia una serie di nuove aperture di ipermercati di media dimensione; l'anno successivo, invece, con l'inaugurazione di Sesto San Giovanni (MI), era prevista una serie di aperture di nuovi grandi magazzini ad alto livello di immagine, cosa che poi non ebbe seguito.[16] Nello stesso anno, presso tredici filiali Standa ed Euromercato[17], vengono allestiti punti promozionali permanenti[18] della Five Viaggi, società del Gruppo Fininvest specializzata nella vendita di pacchetti turistici[19][20]. Il tentativo di promuovere e vendere questi ultimi all'interno della grande distribuzione non portò comunque i risultati sperati, tanto da costringere l'interruzione della partnership poco tempo dopo[21].
Nel 1991 il gruppo acquisisce il controllo dei Supermercati Brianzoli e nel 1993 vengono aperti nuovi ipermercati, tra cui quello di Grugliasco nell'allora gigantesco Centro Commerciale Le Gru, che finisce immediatamente al centro di una clamorosa storia di tangenti.[22] Sempre nel 1993 il gruppo realizzò una joint-venture con Viacom, per l'apertura di un primo punto vendita in Italia della catena internazionale Blockbuster, specializzata nell'home video. Alla fine del 1994, con l'azienda in seria crisi finanziaria, il ramo che gestiva gli ipermercati col marchio Euromercato venne ceduto al gruppo GS.[23] Intanto, sempre nello stesso anno, il gruppo Standa costituì una holding ("Holding dei Giochi") assieme al Gruppo Giochi Preziosi per rilevare le catene Grazzini e Toys Center, specializzate nei giocattoli.[24] Nel 1996 iniziò un processo di restyling delle filiali, partendo dal modello della filiale di Milano corso Vercelli e inoltre iniziò un progetto di apertura di nuove filiali all'estero con un primo magazzino inaugurato a Budapest.
Inoltre nello stesso anno venne inaugurato il primo Superstore Standa a Luino (VA).
Nel 1998 la Fininvest, dopo aver rifiutato di cedere per 640 miliardi di lire il settore alimentare a una cordata formata da Coop Italia e Conad,[26] vendette il gruppo Standa scorporandolo: il settore non alimentare al gruppo Coin e il settore alimentare (Standa Commerciale S.p.a.) alla Nuova Distribuzione di Gianfelice Franchini, ex proprietario dei Supermercati Brianzoli.
Il settore non-alimentare - passato quindi per 13,8 miliardi di lire al Gruppo Coin[27] - soppresse immediatamente e completamente il marchio, ridenominando gran parte dei magazzini Standa OVS e Coin. Per altri magazzini, il Gruppo Coin effettuò accordi con Fnac e Benetton.[28]
Il settore alimentare venne suddiviso in due: gli esercizi del centro sud furono acquisiti dal Gruppo Cedi (Conad), acquisendo il marchio ma utilizzando soprattutto l'insegna di quest'ultima; il nome Standa sopravvisse in maniera strutturata solamente nei negozi del centro-nord Italia, acquisiti in società con il Mediocredito Lombardo da Gianfelice Franchini (ex proprietario dei Supermercati Brianzoli ed ex amministratore delegato di Standa), con un piano di rinnovo dei negozi.[29]
Silvio Berlusconi dichiarerà in seguito di esser stato costretto a vendere la Standa successivamente alla sua entrata in politica, affermando che in Comuni gestiti da giunte di centro-sinistra non gli venivano concesse le autorizzazioni per aprire nuovi punti vendita. Secondo altri l'acquisizione e la successiva vendita della Standa sarebbe stata determinata dalla volontà di creare una liquidità per il gruppo Fininvest, che attraversava un difficile periodo tra il 1990 e il 1994 come asserito dallo stesso Berlusconi che affermò di essere esposto con le banche per diverse migliaia di miliardi.[30]
Il gruppo REWE
Nel 2001 i superstiti supermercati alimentari Standa del centro nord, assieme al marchio, sono stati ceduti all'austriaca Billa controllata dal gruppo tedesco REWE Group.[31]
Rewe, dopo l'acquisizione del marchio Standa, decide di mantenere i supermercati del Triveneto e della Romagna col marchio Billa (insegna già affermata in queste regioni perché negli anni precedenti aveva acquisito diversi supermercati, tra i quali la catena Supermercati Car e i Supermercati Vivo appartenenti al gruppo trevigiano Zanin) e Standa Supermercati nel resto della penisola. Il marchio IperStanda, invece, viene riservato agli ipermercati anche nelle suddette regioni del nord-est in cui i supermercati sono a insegna Billa. Questo fino al 2010, quando vengono anch'essi ribattezzati Billa Superstore, mentre i punti vendita Standa delle altre regioni vengono ribattezzati Billa.
La nuova insegna non riesce tuttavia ad ottenere i risultati sperati e, dopo aver ceduto nel 2011 43 punti vendita a Conad, nel 2014 viene venduto il resto della rete a Carrefour ed altri concorrenti.[32]
Il marchio Standa
Il marchio Standa non è più stato utilizzato dai diversi aventi diritto, salvo che per sporadiche iniziative o sotto denominazioni diverse.
Per esempio, la Rewe aprì un supermercato a insegna Standa in Germania, nella città di Colonia, con una forte presenza di prodotti italiani, chiudendolo però definitivamente il 16 dicembre2017.[33]
In alcuni casi, nel sud Italia, il nome, riformulato però in Supermercati Standa e con una diversa grafica[2], è stato rispolverato e riutilizzato - sotto forma di franchising - in alcuni supermercati alimentari[34].
Loghi storici
1957-1973
1973-1988
1988-1996
1996-2002
2002-2010
Sedi sociali
Le sedi sociali della Standa dalla nascita alla chiusura nel 2010:[35]
1931 - 1935
Via Torino 38, Milano
1935 - 1973
Via Celestino IV 6, Milano
1973 - 1982
Foro Buonaparte 31 (c/o Montedison), Milano
1982 - 1997
Milanofiori Strada 4 - Palazzo Q/1, Rozzano MI
1997 - 2001
Via Francesco Sforza 9 - Pal. Galeno - Milano 3 City, Basiglio MI
2001 - 2010
Via dei Missaglia 97, Milano
Influenza culturale
La Standa è stata protagonista in passato di vari film e concorsi televisivi:
Le pubblicità televisive della Standa nascono ai tempi del Carosello, ma solo con il passaggio della proprietà al Gruppo Fininvest arriveranno testimonial per sponsorizzare la catena e le sue promo:
1988 - 1990: Marco Columbro, con tanto di battuta finale: "Eh! va beh ragazzi allora ditelo no!";
Solo nell'autunno del 1993: Marta Marzotto con lo slogan "Marta, Martissima, Marta da legare" in riferimento a una sua linea di abbigliamento disegnata per la Standa;
1993 - 1994: Mike Bongiorno, con battuta finale: "Alla Standa, ogni giorno è un buongiorno, parola di Mike!";
Negli anni ottanta, nel programma del sabato sera di Rai 1Fantastico c'era un gioco in cui una famiglia italiana vinceva mezz'ora di tempo per prendere gratis qualunque cosa dentro un magazzino Standa;
Su Canale 5 la trasmissione Tra moglie e marito, condotta da Marco Columbro, sorteggiava di volta in volta 13 filiali che accoglievano delle cacce al tesoro all'interno dei magazzini Standa;
La popolare trasmissione televisiva Ok, il prezzo è giusto!, nella stagione 1990/91, è stata presentata dallo sponsor Standa con il concorso Isola Felice Standa;
Nel 1991 per celebrare l'anniversario dei 60 anni, la Standa aveva creato un gioco a concorso sugli anni sessanta;
^ab Francesco Ruta, Museo del Marchio Italiano, su Museo del Marchio Italiano. URL consultato il 29 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2019).
^25º anniversario Magazzini Standa 1931-1956, p. 47, Magazzini Standa, 1956.
^Addio alla Borsa per Standa, in Corriere della Sera, 26 luglio 1997. URL consultato il 29 aprile 2010 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2015).
^Vincenzo Tassinari con Dario Guidi, Noi, le coop rosse, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2015, pag. 73-74
^ Vittorio Malagutti, Standa riparte da Coin e Franchini, in Corriere della Sera, 30 dicembre 1998. URL consultato il 3 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2015).