L'Alhambra di Granada, il complesso residenziale della dinastia Nasride, vista dai giardini del Generalife (arabojannat al-ʿarīf, "giardino del sovrintendente"). Sullo sfondo il quartiere dell'Albaycín
Commercialmente assai vivace, grazie anche all'abile attività imprenditoriale del suo ricco elemento ebraico (grazie al quale la città più tardi sarebbe stata sovente chiamata Gharnāṭa al-Yahūd, "Granada degli ebrei"), Granada si organizzò dapprima grazie ai berberi Sanhaja della dinastia ziride, che già governava la Qalʿa dei Banū Ḥammād e in seguito la città di Bijāya (Bugie).
Nel 1237 città cadde sotto il dominio dei Nasridi, riuscendo a sottrarsi all'autorità degli Almohadi, e la città - chiamata finalmente Granada - e il suo territorio divenne un Sultanato. L'anno dopo Muhammad ibn Nasr consolida il suo potere a Granada e divenne il primo sultano nasride di Granada.
Nel 1275 i Mori di Granada sconfiggono, nella battaglia di Écija l'erede al trono di Castiglia, Ferdinando, che cadde in combattimento.
Alfonso XI si adopera per tutta la durata del suo regno a conquistare il sultanato di Granada. Nel 1319 Durante la reggenza della nonna, Maria di Molina viene portato un attacco contro il regno di Granada, che con l'aiuto dei Merinidi ha la meglio sui castigliani.
Nel 1333 il sultanato di Granada, con l'aiuto dei Merinidi riesce a riconquistare Gibilterra.
Nel 1344 Alfonso XI conquista la città di Algeciras.
Nel 1406 dopo circa 50 anni di tregua, dovuta ai problemi interni della corona di Castiglia, il re, Enrico III di Trastamara, riprende la campagna militare contro i Mori del Regno del sultanato di Granada, ottenendo l'importante vittoria di Collejares, nelle vicinanze d'Úbeda, dove pare che i musulmani, primi in Europa, usano armi da fuoco manuali (rudimentali fucili).
Dopo la morte di Enrico III, il reggente, il fratello, Ferdinando prosegue nel 1410 la guerra contro i Mori di Granada, e si comportò con molto valore alla conquista di Antequera, che gli fu dato il soprannome del d'Antequera.
Malaga fu presa nel 1487 e segnò uno dei momenti più sanguinosi della Reconquista. La città, cinta d'assedio da 45.000 uomini e difesa da forze tre volte inferiori, oppose una fiera resistenza per quasi sei mesi, finché fu costretta alla resa il 13 agosto. Il re Ferdinando il Cattolico negò ai vinti una capitolazione onorevole e, ad eccezione di alcuni disertori, i 15.000 sopravvissuti della città furono condannati a morte o ridotti in schiavitù.
Il Sultanato era governato allora da Boabdil (Abū ʿAbd Allāh Muhammad), la cui discendenza si convertirà al Cristianesimo dopo la caduta del sultanato.
Boabdil andò in esilio con i suoi beni e il Sultanato fu inglobato nel nuovo regno di Spagna, mentre l'Alhambra fu dichiarata residenza reale.