Di origine ebrea, durante la guerra nascondeva con una sciarpa la stella gialla che era obbligata a portare sugli abiti per potersi recare agli spettacoli cinematografici e teatrali. Quarant'anni dopo riporterà l'episodio nella sceneggiatura del film L'ultimo metrò.
Giovanissima, nel dopoguerra fa parte di un piccolo gruppo di cinefili parigini. La sua formazione cinematografica è dovuta alle centinaia di pellicole viste nei cineclub e nella Cinémathèque, di cui è frequentatrice assidua. Così conosce anche il giovane François Truffaut con cui condivide una visione del cinema e l'apprezzamento per molti cineasti. Ne nasce un'amicizia e, in seguito, una collaborazione professionale che durerà fino alla morte del regista.
Dopo un soggiorno negli Stati Uniti e in Messico, torna in Francia dove collabora ai dialoghi di Parigi ci appartiene (Paris nous appartient) di Jacques Rivette. È l'inizio di una lunga carriera che la vedrà ricoprire praticamente tutti i ruoli possibili dietro la macchina da presa compreso quello di regista (oltre ad una breve comparsa come attrice in L'uomo che amava le donne).