È considerato «uno degli architetti più innovativi e influenti al mondo»[1] ed è particolarmente apprezzato per la creazione ed elaborazione di concetti architettonici estremi, nei quali combina il mondo fisico con quello virtuale. È uno degli esponenti più significativi di quell'indirizzo architettonico che propugna la nozione contemporanea di città simulata.
"Architecture possible here? Home-for-All", il padiglione del Giappone progettato da Itō per la Biennale di Venezia del 2012, ha vinto il Leone d'Oro per la migliore Partecipazione nazionale. La giuria ha scritto nella motivazione «Toyo Ito, ha collaborato con architetti più giovani e con la comunità locale per affrontare in modo pratico e inventivo la progettazione di un nuovo centro per una regione devastata da una catastrofe nazionale»[3].
Itō si è laureato nel 1965 presso la facoltà di architettura dell'Università di Tokyo. Dopo un periodo di collaborazione nello studio Kiyonori Kikutake Architect & Associates dal 1965 al 1969, nel 1971 ha aperto il proprio studio Urban Robot (urbot), a Tokyo. Nel 1979 lo studio ha cambiato il nome con quello Toyo Ito & Associates, Architects.
La sua opera realizzata in Italia è lo "Huge Wine Glass" ("Il bicchiere di vino"), un manufatto a base quadrata, alto 5 metri e largo 2 metri, prodotto in materiale plastico trasparente (polimetilmetacrilatoPMMA). L'opera, la cui realizzazione è stata curata per la Clax Italia di Pomezia dall'ing. Stefano Marronaro di Roma (tra le opere di questi ricordiamo la copertura e le tamponature in PMMA del Museo dei Fori Imperiali ai mercati traianei), installata presso piazza della Rinascita di Pescara il 14 dicembre 2008 è costata oltre un milione di Euro, appena 64 giorni dopo l'inaugurazione, ha subito un cedimento strutturale spaccandosi il 16 febbraio 2009.[4] La responsabilità del disfacimento dell'opera è oggetto di contenzioso giudiziario[5] tra i committenti dell'opera: Comune di Pescara e Banca Caripe, contro la ditta che l'ha costruita: Clax Italia s.r.l. di Pomezia. La prima udienza giudiziaria è stata fissata per l'8 novembre 2011. Il giudice ha autorizzato il trasferimento dell'opera che entro la primavera tornerà a Pomezia, nello stesso stabilimento della Clax Italia che lo ha realizzato per una revisione non del manufatto, oggetto di un contenzioso giudiziario ancora aperto, ma della stessa gabbia in modo da restituire dignità e decoro alla struttura stessa, al ritorno dell'opera si deciderà se posizionarla davanti al Teatro D'Annunzio, sul lungomare di Porta Nuova o, come è volontà dell'opposizione e parte della maggioranza in comune, riposizionata nel suo posto originario, un'attrazione proprio perché si tratta di un'opera nata male.[6]