Il territorio del comune di Tuglie, che si estende su una superficie di 8,4 km², è adagiato sul versante ionico della fascia collinare delle serre salentine, nella parte centro-meridionale della penisola salentina. È compreso tra 57 e 142 m s.l.m.. Il centro abitato è diviso in due parti nettamente distinte: la parte bassa, coincidente con l'originario tessuto urbano, il quale si è sviluppato in senso longitudinale lungo l'asse Sannicola-Parabita, e la parte alta, comprendente la località di Montegrappa, una località turistico-residenziale sviluppatasi a partire dalla fine degli anni quaranta intorno al Santuario della Madonna del Montegrappa[6].
Confina a nord-ovest con il comune di Sannicola, a nord-est con il comune di Neviano, a est e a sud con il comune di Parabita, a ovest con il comune di Alezio.
Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003
Dal punto di vista meteorologico Tuglie rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente mediterraneo (bioclima termomediterraneo), con inverni miti ed estati calde e secche. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai 9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui 25,1 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 676 mm, presentano un minimo in primavera-estate ed un picco in autunno-inverno.
Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del basso Salento risentono debolmente delle correnti occidentali grazie alla protezione determinata dalle Serre salentine che creano un sistema a scudo. Al contrario le correnti autunnali e invernali da sud-est, favoriscono in parte l'incremento delle precipitazioni, in questo periodo, rispetto al resto della penisola[7].
L'etimologia del toponimo è da ricondursi a un locativo latino Tulliae (da Tullia).[10] Altri accennano, invece, a un etimo prelatino Tulliae, senza ulteriori precisazioni.[11]
L'esistenza di quattro menhir (Monte Prino, Nove Croci, Caruggio, Scirocco) e delle "Grotte Passaturi" conferma che il territorio è stato frequentato sin da epoche remote.
La prima notizia storica dell'esistenza perlomeno di un "feudo rustico" è del 1190, quando il territorio tugliese viene infeudato da Tancredi di Lecce a favore del nobile cavaliere Gervasio de Persona,[12] il casale, probabilmente poco più di una masseria, viene accorpato al feudo di Matino e di Secli. Tuglie rimarrà sotto il dominio dei De Persona, che intanto cambieranno il loro cognome in De Matino secondo l'uso normanno di prendere quale cognome il toponimo del feudo principale, per quasi 80 anni, seguendo le sorti della famiglia feudataria che sarà in epoca federiciana e ancor di più sotto Manfredi di Sicilia, una delle famiglie più potenti del regno meridionale. È probabile che in questo lungo periodo si abbia un primo sviluppo urbanistico e demografico del borgo sulla scia delle fortune dei De Matino che diventeranno nel periodo consiglieri alla corte del re.
In seguito alla sconfitta dei normanno-svevi nello scontro con il francese Carlo D'Angiò culminata con la Battaglia di Benevento (1266) e, per quanto riguarda il Salento, con l'Assedio di Gallipoli 1268-1269, il grande feudo dei De Matino, famiglia leale alla dinastia sveva, viene smembrato e Tuglie, che evidentemente ha nel frattempo avuto un certo sviluppo e può essere assegnato come feudo indipendente, concesso all'angioino Amerì De Mondragon.[13]
L'atto di infeudamento originario ai De Matino (De Persona)[12] parla di Matino e Seclì, quindi bisognerebbe desumere che il territorio di Tuglie fosse parte di quello di Seclì e che solo sotto l'egida dei De Matino si sia sviluppato un piccolo borgo.
In ogni caso è alla sconfitta degli Svevi e dopo l'Assedio 1268-1269 e la caduta di Gallipoli, che Tuglie viene distaccata dal feudo matinese e assegnata al Montdragon mentre Matino e Parabita al miles angioino Giovanni De Tillio (Jean du Till)[14].
Nell'anno successivo dovette intervenire direttamente il re Carlo I per dirimere una contesa territoriale fra il Mondragon e il Du Till dove il nuovo feudatario matinese aveva tentato di sottrarre terre al Montdragon e per richiamare i contadini nei feudi che a causa delle guerre svevo-angioine e della oppressiva politica fiscale dei D'Angiò si erano spopolati[15].
Non si hanno notizie certe del periodo successivo, nel XV e XVI secolo i confini dei feudi del Salento si ridisegnarono più volte. Il piccolo borgo di Tuglie passerà nelle mani di molti feudatari. Si ha notizia che il borgo fosse soggetto a tassazione ancora nel 1373[16] ma le notizie riguardanti anni successivi sono del tutto assenti. Ex silentio chartarum è plausibile che il borgo, in seguito alla crisi del XIV sec. che porterà alla scomparsa di molti casali di Terra d'Otranto, si riduca ad una comunità molto piccola oppure addirittura scompaia del tutto e sia questo il motivo dell'assenza di documenti che ne raccontino la storia per un arco di tempo assai lungo.
Il nome del casale di Tuglie riappare dopo diversi secoli, nel 1681, quando il territorio venne acquistato dal nobile gallipolino Francesco Antonio Cariddi, al quale successe il figlio Pietro.
Nel 1696 divenne di proprietà della marchesa di Arnesano Antonia Prato, la quale, insieme con il marito Ferrante Guarino, signore di Poggiardo, costruirono una loro residenza in Tuglie. Ma nell'atto di acquisto si legge che trattasi di «feudo inabitato di Tuglie sito nelle pertinenze della città di Gallipoli», quindi di un antico borgo non vi è traccia. I Guarino operarono la prima riforma fondiaria e con loro si ebbe una certa crescita demografica ed economica e la formazione di un nucleo cittadino. Nel 1715, alla morte della baronessa Prato, il feudo fu assegnato al primogenito Fabrizio, che morì il 22 settembre 1717, lasciando il feudo al fratello Filippo. Nel 1737 Carlo III di Borbone, con proprio decreto, istituì l'Università di Tuglie che immediatamente elesse il suo primo sindaco, tale Quadrucci. Alla morte di Filippo Guarino, nel 1740, senza eredi legittimi, il feudo passò al nipote Giuseppe Ferdinando Venturi, duca di Minervino. I discendenti dei Venturi furono gli ultimi feudatari prima dell'abolizione dei privilegi feudali (1806)[17].
Simboli
Lo stemma utilizzato dall'amministrazione comunale è troncato: nella parte superiore è raffigurata in campo di cielo una calandra, rivoltata, sormontata da tre stelle a sei raggi d'oro; la parte inferiore è di rosso a tre pali d'argento. Le calandre sono uccelli che un tempo nidificavano sugli alberi dei terreni macchiosi nei pressi dell'abitato di Tuglie ed erano tenute in grande considerazione dai contadini perché si cibavano di cavallette e insetti che infestavano le campagne.[18]
Il gonfalone è un drappo di azzurro.[19]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa Matrice di Maria Santissima Annunziata
La chiesa madre di Maria Santissima Annunziata fu edificata agli inizi del XVIII secolo in sostituzione di un precedente edificio sacro. La prima parte della chiesa, corrispondente alla navata centrale, voluta dal vescovo Antonio Sanfelice, fu progettata dal fratello dello stesso vescovo, l'architetto Ferdinando. Fu iniziata nel novembre del 1721 e aperta al culto il 25 marzo 1734. Nel 1764 venne aggiunto il transetto di scirocco con il Cappellone del SS. Sacramento, nel 1830 il transetto di borea con le Cappelle di S. Antonio (1831) e di S. Donato (1832), nel 1835 in fondo al transetto di scirocco venne aggiunto il Cappellone del Crocefisso. Nel 1850 venne costruita la navata di destra e nel 1880 quella di sinistra. La facciata presenta tre portali d'ingresso; quello centrale è fiancheggiato da due nicchie contenenti le quattrocentesche statue dell'Arcangelo Gabriele e della Madonna Annunziata. Affiancata al lato sinistro della facciata si erge la torre civica dell'orologio, costruita nel 1884, mentre la torre campanaria, in posizione più arretrata, risale al 1831. L'interno, a tre navate con pianta a croce latina, è dotato di numerosi altari realizzati in epoche diverse. Vi è inoltre un organo del 1912, un battistero in marmo del 1914, un pulpito in legno dorato del XVIII secolo. Sulla parete absidale, al posto dell'apparato barocco con al centro la tela dell'Annunciazione donata dal Vescovo Sanfelice quando nel 1719 istituì la Parrocchia, dal 1963 campeggia un mosaico raffigurante l'Annunciazione. Nel transetto di sinistra, un'edicola marmorea racchiude un mezzobusto della Madonna col Bambino, fusione in bronzo dello scultore Enrico Manfrini, dono del pittore locale Cosimo Sponziello (1915-2007), amico del Manfrini.[20].
Chiesa del Carmine o delle Anime
La chiesa del Carmine o delle Anime venne edificata nella metà dell'Ottocento inglobando la preesistente cripta della Madonna del Pozzo. La chiesa fu interessata da lavori di restauro e ampliamento all'inizio degli anni trenta. La facciata fu rifatta in stile neo-romanico e ultimata nel 1933. L'interno, ad aula rettangolare, è totalmente affrescato con dipinti realizzati da Alfredo Greco di Maglie nel 1935. Un dipinto a tempera raffigurante un coro angelico fa da sfondo all'altare maggiore su cui è collocata la statua della Madonna del Carmine. Tutta la volta è coperta da tempere riproducenti allusivi iconografici riferiti all'"elogio della sapienza" dal libro del Siracide. Nella chiesa ha sede la Confraternita di Maria Santissima delle Anime Purganti e dell'Abitino del Carmelo.
All'interno si può ammirare una serie di statue dei più celebri cartapestai leccesi della fine dell '800 e degli inizi del '900: Madonna delle Anime (Maccagnani), Madonna del Carmelo (De Lucrezi), Madonna di Pompei (Manzo-De Pascalis), San Rocco (Sacquegna), S. Antonio di Padova (Sacquegna), Cristo Morto (Caretta), altorilievo "Anime Purganti" (Caretta), altorilievo Madonna del Carmelo e S. Simone Stock (Caretta), SS.mo Nome di Gesù (Caretta).[21].
Chiesa di San Giuseppe sotto il Titolo della Buona Morte
La chiesa di San Giuseppe fu eretta nella seconda metà del XVIII secolo a spese dei Confratelli, su un pezzo di terreno donato dal Duca Giuseppe Ferdinando Venturi, così come informa la lapide interna con la data 1783. Un precedente oratorio esisteva già in altro luogo prima di quella data, in quanto ospitava dal 1750 la Confraternita della Buona Morte, che venne riconosciuta nel 1777 con Regio Assenso da Ferdinando IV. Subì alcuni restauri ed ampliamenti nel corso del tempo, l'ultimo dei quali nel 2009; nel 1952 venne realizzata l'attuale facciata in stile moresco. L'interno, a navata unica, è percorso da un pavimento a mosaico realizzato nel 1898. Sull'altare maggiore è collocato un dipinto raffigurante la morte di San Giuseppe, opera di scuola napoletana del XVIII secolo.
Chiesa di Santa Teresa di Lisieux o delle Suore, risalente al 1934, fa parte dell'Istituto "F.lli Stamerra", istituito originariamente per l'istruzione dell'infanzia povera.
Chiesa di Santa Maria Goretti, originariamente nella Diocesi di Gallipoli ma nel Comune di Tuglie, fu costruita nel 1965. È stata la seconda Parrocchia del paese fino al 2008, anno in cui il Vescovo Caliandro l'ha soppressa.
Chiesetta di San Gerolamo, viene menzionata per la prima volta nella Visita Pastorale del Vescovo Gallipolitano Mons. Filomarino1696. È annessa al complesso seicentesco – con inglobato torrino di avvistamento del '500 – alla Masseria "Aragona"; fatiscente, è chiusa al culto.
Architetture civili
Palazzo Ducale
Il palazzo ducale fu edificato nei primi anni del XVII secolo. Dal 1982, parte della struttura, è occupata dal Museo della Civiltà Contadina e delle tradizioni popolari del Salento. Presenta una semplice facciata, arricchita da balconi con balaustre barocche e dal portale, al quale si accede attraverso una scalinata realizzata in carparo e pietra leccese. Nel giardino è presente l'antico pozzo seicentesco.
Menhir Monte Prino. Rinvenuto nel 1962, presenta dei profondi intacchi nella facciata a S, probabilmente per permettere l'ascesa e la collocazione dell'ulivo benedetto durante il periodo pasquale. Sulla faccia a N ci sono delle croci graffite. Il troncone di menhir (40 × 30 cm) è molto irregolare e si eleva di 1,80 m dal piano di calpestio.
Menhir Nove Croci. Il monolite (50 × 20 cm) presenta un segno M a braccia arrotondate e allargate, con nove croci poste sulle quattro facce. Si eleva per un'altezza di 1,54 m.
Menhir Caruggio
Menhir Scirocco
Altro
Calvario, fu realizzato nel 1932 su progetto di Oreste Primiceri.
Monumenti ai Caduti in Guerra, fu eretto subito dopo la prima guerra mondiale.
Il 25 marzo si festeggia la festa patronale di Maria Santissima Annunziata. Le sue origini risalgono a metà Settecento, e la fiera del bestiame fu concessa dal re di Napoli Carlo III di Borbone intorno al 1750, prima di divenire re di Spagna.
L'economia di Tuglie è basata da sempre sull'agricoltura; tuttavia il ramo economico più importante è quello manifatturiero: il comparto più diffuso è quello dei calzaturifici e delle confezioni, seguono la lavorazione del marmo, l'alimentare, la meccanica, la carpenteria e la grafica. A queste attività si aggiungono quelle vitivinicole, della produzione olearia e l'artigianato dei dolciumi.
Infrastrutture e trasporti
Strade
I collegamenti stradali principali sono rappresentati da:
^ Gerardo Fedele (a cura di), Tuglie da scoprire (guida turistica), promossa dal Comune di Tuglie con la collaborazione dei negozi IN, 1998, SBNIT\ICCU\LEK\0013199.
^Dante Olivieri, Appunti e questioni di toponomastica pugliese, in Rendiconti dell'Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti, vol. 89-90, 1956, p. 365.
^Gerhard Rohlfs, Dizionario toponomastico del Salento: prontuario geografico, storico e filologico, con due integrazioni di Emilio Panarese, Ravenna, Longo, 1986, p. 127, SBNIT\ICCU\CFI\0045686.
^ab Luigi Tasselli, Antichità di Leuca città già posta nel capo salentino, Lecce, appresso gli eredi di Pietro Micheli, 1693, p. 194, SBNIT\ICCU\BRIE\000132.
^I Registri Angioni Ricostruiti, vol. III, p. 183.
^Registri Angioini Ricostruiti, vol. V p. 95 e XII p. 125 e 130..
^Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Apulia-Lucania-Calabria
^ Luigi Antonio Montefusco, Le successioni feudali in Terra d'Otranto, vol. 1, Lecce, Istituto araldico salentino "Amilcare Foscarini", 1994, SBNIT\ICCU\BRI\0340486.
^Stemma, su Comune di Tuglie. URL consultato il 4 febbraio 2024.
^ Enzo Pagliara, La chiesa matrice di Tuglie e le origini religiose del paese, prefazione di Luigi Scorrano, Manduria, Barbieri, 1996, ISBN88-86187-27-0.
^ Enzo Pagliara, La Chiesa e la Confraternita delle Anime in Tuglie, Manduria, Barbieri, 1993, ISBN88-86187-04-1.
Diocesi di Nardò-Gallipoli Il Territorio di Tuglie fino al 1986 ricadeva sul confine tra l'antica diocesi paleocristiana di Gallipoli e la più recente Diocesi di Nardò. Con il riordino delle diocesi da parte della Santa Sede con decreto Instantibus votis, a partire dal 1986 le due diocesi vennero fuse nell'attuale Diocesi di Nardò-Gallipoli.