La prima organizzazione militare clandestina ad autodefinirsi di Liberi ufficiali (in araboالضباط الأحرار?, al-Ḍubbāt al-Aḥrār),[1] fu quella che in Egitto[2] nel 1952 portò un gruppo di ufficiali delle forze armate, di sentimenti repubblicani e panarabi, a disfarsi della monarchia di re Fārūq, ultimo discendente di Mehmet Ali (Muhammad Ali), da essi ritenuto corrotto e prono ai voleri del Regno Unito che aveva occupato il paese fin dal 1882.
I principali esponenti dell'organizzazione furono il generale Muhammad Neghib, di origine nubiana, ed il colonnello Gamāl ʿAbd al-Nāser che riuscirono a portare a compimento il putsch prendendo il potere.
Dopo di allora quasi tutti gli ufficiali delle forze armate dei vari paesi arabi (che possedevano le competenze tecnologiche, ideologiche e culturali per imprimere un profondo cambiamento alle forme di governo fino ad allora espresse, sostanzialmente condizionate dalla politica voluta dalle potenze, coloniali prima e mandatarie poi, dell'Europa) imitarono quanto avvenuto in Egitto affascinati dal profondo mutamento istituzionale ottenuto senza comportare alcuno spargimento di sangue. Così successe nel 1969 in Libia con Muʿammar Gheddafi e in Sudan con Ja'far al-Nimeyri.
^In esteso, in araboحركة الضباط الأحرار المصريين?, Ḥarakat al-Ḍubbāt al-Aḥrār al-Miṣriyyīn, ossia "Movimento degli ufficiali liberi egiziani".
^Attingendo alla prima rete antibritannica «coperta» a favore dell’Asse, e in particolare del sistema libico governato da Italo Balbo: P. J. VATIKIOTIS, Nasser and Its Generation, Croom Helm, London, 1978.