Tra i suoi romanzi più famosi figura Il nome della rosa vincitore del Premio Strega e tradotto in più di 40 lingue, che è divenuto un bestseller internazionale avendo venduto oltre 50 milioni di copie in tutto il mondo; da quest'opera sono stati tratti un film e una serie televisiva.[8]
Biografia
Liceo e Azione Cattolica
Figlio di Giulio Eco, un impiegato nelle Ferrovie e di Rita Bisio e fratello maggiore dell'attrice Emy Eco, conseguì la maturità al liceo classico Giovanni Plana di Alessandria,[9] sua città natale. Tra i suoi compagni di classe, vi era il fisarmonicista Gianni Coscia, con il quale scrisse spettacoli di rivista.[10] In gioventù fu impegnato nella GIAC (l'allora ramo giovanile dell'Azione Cattolica-AC) e nei primi anni cinquanta fu chiamato tra i responsabili nazionali del movimento studentesco dell'AC (progenitore dell'attuale MSAC). Nel 1954 abbandonò l'incarico (così come avevano fatto Carlo Carretto e Mario Rossi) in polemica con Luigi Gedda.
Durante i suoi studi universitari (alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino) su Tommaso d'Aquino, smise di credere in Dio e lasciò definitivamente la Chiesa cattolica;[11] in una nota ironica, in seguito commentò: «si può dire che lui, Tommaso d'Aquino, mi abbia miracolosamente curato dalla fede».[12][13]
Laureatosi con lode in filosofia nel 1954 all'Università di Torino (agli esami riportò sempre 30/30, anche con lode, tranne quattro casi: filosofia teoretica e letteratura latina, in cui ottenne 29/30, e storia della letteratura italiana e pedagogia, entrambi superati con 27/30)[14][15] con relatore Luigi Pareyson e tesi sull'estetica in San Tommaso d'Aquino (controrelatore Augusto Guzzo), cominciò a interessarsi di filosofia e cultura medievale, campo d'indagine mai più abbandonato (vedi il volume Dall'albero al labirinto), anche se successivamente si dedicò alla linguistica, allo studio semiotico della cultura popolare contemporanea e all'indagine critica sullo sperimentalismo letterario e artistico. Nel 1956 pubblicò il suo primo libro, un'estensione della sua tesi di laurea dal titolo Il problema estetico in San Tommaso.
Tra i "corsari" per lo svecchiamento RAI
Nel 1954 partecipò e vinse un concorso della Rai per l'assunzione di telecronisti e nuovi funzionari; con Eco vi entrarono anche Furio Colombo e Gianni Vattimo. Tutti e tre abbandonarono l'ente televisivo entro la fine degli anni cinquanta. Nel concorso successivo entrarono Emmanuele Milano, Fabiano Fabiani, Angelo Guglielmi e molti altri. I vincitori dei primi concorsi furono in seguito etichettati come i "corsari" perché seguirono un corso di formazione diretto da Pier Emilio Gennarini e avrebbero dovuto, secondo le intenzioni del dirigente Filiberto Guala, "svecchiare" i programmi.
Con altri ingressi successivi, come quelli di Gianni Serra, Emilio Garroni e Luigi Silori, questi giovani intellettuali innovarono davvero l'ambiente culturale della televisione, ancora molto legato a personalità provenienti dall'EIAR, venendo in seguito considerati come i veri promotori della centralità della RAI nel sistema culturale italiano.[16] Dall'esperienza lavorativa in RAI, incluse amicizie con membri del Gruppo 63, Eco trasse spunto per molti scritti, tra cui il celebre articolo del 1961 Fenomenologia di Mike Bongiorno.
Critica letteraria e condirezione Bompiani
Dal 1959 al 1975 fu condirettore editoriale della casa editrice Bompiani. Nel 1962 pubblicò il saggio Opera aperta che, con sorpresa dello stesso autore, ebbe notevole risonanza a livello internazionale e diede le basi teoriche al Gruppo 63, movimento d'avanguardia letterario e artistico italiano che suscitò interesse negli ambienti critico-letterari anche per le polemiche che destò criticando fortemente autori all'epoca già "consacrati" dalla fama come Carlo Cassola, Giorgio Bassani e Vasco Pratolini, ironicamente definiti "Liale", con riferimento a Liala, autrice di romanzi rosa.[17]
Carriera universitaria
Nel 1961 ebbe inizio anche la sua carriera universitaria che lo portò a tenere corsi, in qualità di professore incaricato, in diverse università italiane: Torino, Milano, Firenze e, infine, Bologna dove ha ottenuto la cattedra di Semiotica nel 1975, diventando professore ordinario.[17] All'Università di Bologna è stato fra i fondatori del primo corso di laurea in DAMS (era il 1971), poi è stato direttore dell'Istituto di Comunicazione e spettacolo del DAMS, e in seguito ha dato inizio al corso di laurea in Scienze della comunicazione.
Dalla fine degli anni cinquanta, Eco cominciò a interessarsi all'influenza dei mass media nella cultura di massa, su cui pubblicò articoli in diversi giornali e riviste, poi in gran parte confluiti in Diario minimo (1963) e Apocalittici e integrati (1964).[19]Apocalittici e integrati (che ebbe una nuova edizione nel 1977) analizzò con taglio sociologico le comunicazioni di massa. Il tema era già stato affrontato in Diario minimo, che includeva tra gli altri il breve articolo del 1961 Fenomenologia di Mike Bongiorno. Sullo stesso tema, nel 1967 svolse a New York il seminario Per una guerriglia semiologica, in seguito pubblicato ne Il costume di casa (1973) e frequentemente citato nelle discussioni sulla controcultura e la resistenza al potere dei mass media.[20]
Significativa fu anche la sua attenzione per le correlazioni tra dittatura e cultura di massa ne Il fascismo eterno, capitolo del saggio Cinque scritti morali,[21] dove individuava le caratteristiche, ricorrenti nel tempo, del cosiddetto "fascismo eterno", o "Ur-fascismo": il culto della tradizione, il rifiuto del modernismo, il culto dell'azione per l'azione, il disaccordo come tradimento, la paura delle differenze, l'appello alle classi medie frustrate, l'ossessione del complotto, il machismo, il "populismo qualitativo Tv e Internet" e altre ancora; da esse e dalle loro combinazioni, secondo Eco, è possibile anche "smascherare" le forme di fascismo che si riproducono da sempre "in ogni parte del mondo". In un'intervista del 24 aprile 2010 mise in evidenza la sua visione rispetto a Wikipedia, della quale Eco si definiva un "utente compulsivo", e al mondo dell'open source.[22]
Umberto Eco non considerava gli ipertesti un supporto valido per un romanzo. A suo avviso la multimedialità non aggiungeva nulla al valore culturale dell'opera, ne integrava solamente i contenuti. Nel 1995, durante una presentazione alla Triennale di Milano dichiarò: "Ho visto diverse opere multimediali, ed ho collaborato personalmente alla stesura di una pubblicazione di questo tipo. Mi hanno regalato un computer su cui far girare l'opera finita, ma ora a distanza di solo un anno questa macchina è già superata, resa obsoleta ed inutilizzabile con le opere multimediali più recenti."[23]
Grande appassionato del fumetto Dylan Dog,[26] a Eco è stato fatto tributo sul numero 136 attraverso il personaggio Humbert Coe, che ha affiancato l'indagatore dell'incubo in un'indagine sull'origine delle lingue del mondo. È stato inoltre amico del pittore e autore di fumetti Andrea Pazienza[27] che fu suo allievo al DAMS di Bologna, e ha scritto la prefazione a libri di Hugo Pratt, Charles Monroe Schulz, Jules Feiffer e Raymond Peynet. Scrisse la presentazione di Cuore a fumetti, di F. Bonzi e Alain Denis, pubblicata su "Linus" nel 1975.
Esordio letterario
Nel 1980 Eco esordì nella narrativa. Il suo primo romanzo, Il nome della rosa, riscontrò un grande successo sia presso la critica sia presso il pubblico, tanto da divenire un best seller internazionale tradotto in 47 lingue e venduto in trenta milioni di copie. Il nome della rosa è stato anche tra i finalisti del prestigioso Edgar Award nel 1984 e ha vinto il Premio Strega.[28] Dal lavoro fu tratto anche l'omonimo film con Sean Connery nel ruolo di Guglielmo da Baskerville e una miniserie televisiva dove Guglielmo da Baskerville è interpretato da John Turturro.
Negli anni novanta la stampa ha spesso collegato Eco alle attività del collettivo Luther Blissett[29], tanto che nel 1997 il settimanale tedesco Der Spiegel lo indica tra i capostipiti del progetto[30]. Tali voci son state successivamente smentite sia da Eco stesso che dai membri del collettivo in un'intervista a Repubblica[31].
Nel 2012 è stata pubblicata una versione "riveduta e corretta" del suo primo romanzo Il nome della rosa, con una nota finale dello stesso Eco che, mantenendo stile e struttura narrativa, è intervenuto a eliminare ripetizioni ed errori, a modificare l'impianto delle citazioni latine e la descrizione della faccia del bibliotecario per togliere un riferimento neogotico.
Dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell'Università di Bologna. Dal 12 novembre 2010 era socio dell'Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.
In contemporanea alla nomina di guest curator (curatore ospite) del Louvre, dove nel mese di novembre 2009 organizzò una serie di eventi e manifestazioni culturali,[32] uscì per Bompiani Vertigine della lista, pubblicato in quattordici paesi del mondo. Nel 2011 Bompiani pubblicò una raccolta dal titolo Costruire il nemico e altri scritti occasionali, che raccoglie saggi occasionali che spaziano nei vari interessi dell'autore, come quello per la narratologia e il feuilleton ottocentesco. Il primo saggio riprende temi già presenti ne Il cimitero di Praga.
Morte
Muore nella sua casa di Milano all’età di 84 anni il 19 febbraio 2016 alle ore 22:30,[1][2] a causa di un tumore del pancreas che lo aveva colpito due anni prima.[33] I funerali laici si sono svolti il 23 febbraio 2016 nel Castello Sforzesco di Milano, dove migliaia di persone si sono recate per l'ultimo saluto.[34] Alla cerimonia furono eseguite due composizioni alla viola da gamba e al clavicembalo: Couplets de folies (Les folies d'Espagne) dai Pièces de viole, Livre II (1701) di Marin Marais e la Sonata per violino e basso continuo in re minore, op. 5 n. 12 (1700) La Follia di Arcangelo Corelli.[35]
Nel proprio testamento Eco ha chiesto ai suoi familiari di far incidere sulla propria lapide le ultime parole di La città del sole di Tommaso Campanella ("Aspetta, aspetta... Non posso, non posso") e di non autorizzare né promuovere, per i dieci anni successivi alla sua morte (quindi sino al 2026), alcun seminario o conferenza su di lui.[36]
Il corpo di Eco è stato infine cremato. La moglie, Renate Eco-Ramge, rifiutando la proposta di tumularne le ceneri nel Civico Mausoleo Garbin, ex edicola privata del Cimitero Monumentale di Milano ora provvista di piccole cellette destinate a ceneri o resti ossei di personalità artistiche illustri, ne ha preferito la conservazione privata, con il progetto di costruire un'edicola di famiglia nel medesimo cimitero.[37]
Profilo letterario
Nei suoi romanzi, Eco racconta storie realmente accadute o leggende che hanno come protagonisti personaggi storici o inventati. Inserisce nelle sue opere accesi dibattiti filosofici sull'esistenza del vuoto, di Dio o sulla natura dell'universo. Attratto da temi piuttosto misteriosi e oscuri (i cavalieri Templari, il sacro Graal, la sacra Sindone ecc.), nei suoi romanzi gli scienziati e gli uomini che hanno fatto la storia sono spesso trattati con indifferenza dai contemporanei.
L'umorismo è l'arma letteraria preferita dallo scrittore di Alessandria, che inserisce innumerevoli citazioni e collegamenti a opere di vario genere, conosciuti quasi esclusivamente da filologi e bibliofili. Ciò rende romanzi come Il nome della rosa o L'isola del giorno prima un turbinio variopinto di nozioni di carattere storico, filosofico, artistico e matematico. Centrale ne Il nome della rosa è la questione del riso, post-modernisticamente declinata.
Ne Il pendolo di Foucault Eco affronta temi come la ricerca del sacro Graal e la storia dei cavalieri Templari, facendo numerosi cenni ai misteri dell'età antica e moderna, rivisitati in chiave parodistica. Ne L'isola del giorno prima l'umanità intera è simboleggiata dal naufrago Roberto de la Grive, che cerca un'isola al di fuori del tempo e dello spazio. In Baudolino dà vita ad un picaresco personaggio medioevale tutto dedito alla ricerca di un paradiso terrestre (il regno leggendario di Prete Giovanni).
Ne La misteriosa fiamma della regina Loana riflette sulla forza e sull'essenza stessa del ricordo, rivolto, in questo caso, ad episodi del XX secolo. Il cimitero di Praga è incentrato sulla natura del complotto e, in particolar modo, sulla storia "europea" del popolo ebraico. Il suo ultimo romanzo, Numero zero, riprendendo temi da sempre cari all'autore (il falso, la costruzione del complotto e delle notizie) si sofferma sulla storia italiana recente, narrando fatti realmente accaduti, ma riletti attraverso una chiave complottistica.
I firmatari si autodenunciavano alla magistratura dicendo di condividere il contenuto dell'articolo. Peraltro le severe critiche di Eco al terrorismo e ai vari progetti di lotta armata[39] sono contenute in una serie di articoli scritti sul settimanale L'Espresso e su Repubblica, specie ai tempi del caso Moro (articoli poi ripubblicati nel volume Sette anni di desiderio). In effetti l'arma che ha caratterizzato l'impegno politico di Eco è diventata l'analisi critica dei discorsi politici e delle comunicazioni di massa.
Questo impegno è sintetizzato nella metafora della guerriglia semiologica dove si sostiene che non è tanto importante cambiare il contenuto dei messaggi alla fonte ma cercare di animare la loro analisi là dove essi arrivano (la formula era: non serve occupare la televisione, bisogna occupare una sedia davanti a ogni televisore). In questo senso la guerriglia semiologica è una forma di critica sociale attraverso l'educazione alla ricezione.[40] Dal 2002 partecipa alle attività dell'associazione Libertà e Giustizia, di cui è uno dei fondatori e garanti più noti, partecipando attivamente tramite le sue iniziative al dibattito politico-culturale italiano.
Il suo libro A passo di gambero (2006) contiene le critiche a quello che lui definisce populismo berlusconiano, alla politica di Bush, al cosiddetto scontro tra etnie e religioni. Nel 2011, nelle settimane delle rivolte arabe, durante una conferenza stampa registrata alla Fiera del libro di Gerusalemme, scatena una polemica politica la sua risposta a un giornalista italiano che gli domanda se condivida il paragone fra Berlusconi e Mubarak, avanzato da alcuni: "Il paragone potrebbe essere fatto con Hitler: anche lui giunse al potere con libere elezioni";[41] lo stesso Eco, dalle colonne de l'Espresso, smentirà tale dichiarazione chiarendo le circostanze della sua risposta.[42]
Eco ha ricevuto 40 lauree honoris causa da prestigiose università europee e americane.[47] Nel giugno 2015 in occasione della laurea in comunicazione conferita dall'Università di Torino, Umberto Eco ha rilasciato severi giudizi sui social del Web che, a suo dire, possono essere utilizzati da «legioni di imbecilli» per porsi sullo stesso piano di un vincitore di un Premio Nobel, senza però conferire ad ambedue le opinioni la medesima rilevanza.[48] Le affermazioni di Eco hanno suscitato approvazioni ma anche vivaci discussioni.[49][50]
Affiliazioni e sodalizi accademici
Umberto Eco è stato membro onorario (Honorary Trustee) della James Joyce Association, dell'Accademia delle Scienze di Bologna, dell'Academia Europea de Yuste, dell'American Academy of Arts and Letters, dell'Académie royale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgique, della Polska Akademia Umiejętności ("Accademia polacca della Arti"), "Fellow" del St Anne's College di Oxford e socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei.[51] Eco è stato inoltre membro onorario del CICAP.
Il problema estetico in San Tommaso, Torino, Edizioni di Filosofia, 1956; poi Il problema estetico in Tommaso d'Aquino, 2ª ed., Milano, Bompiani, 1970.
Filosofi in libertà, come Dedalus, Torino, Taylor, 1958, poi in Il secondo diario minimo.
Sviluppo dell'estetica medievale, in Momenti e problemi di storia dell'estetica, I, Dall'antichità classica al Barocco, Milano, Marzorati, 1959.
Shaker. Il libro dei cocktail, con Roberto Leydi, Milano, Pizzi, 1961.
Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee, Milano, Bompiani, 1962; 1967 sulla base dell'ed. francese 1965; 1971; 1976.
Il segno, Milano, Isedi, 1973; Milano, A. Mondadori, 1980.
Il costume di casa. Evidenze e misteri dell'ideologia italiana, Milano, Bompiani, 1973.
Beato di Liébana. Miniature del Beato de Fernando I y Sancha. Codice B.N. Madrid Vit. 14-2, testo e commenti alle tavole di, Milano, Franco Maria Ricci, 1973.
Eugenio Carmi. Una pittura di paesaggio?, Milano, Prearo, 1973.
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Il superuomo di massa. Studi sul romanzo popolare, Roma, Cooperativa Scrittori, 1976; Milano, Bompiani, 1978.
Stelle & stellette. La via lattea mormorò, illustrazioni di Philippe Druillet, Conegliano Treviso, Quadragono Libri, 1976.
Storia di una rivoluzione mai esistita. L'esperimento Vaduz. Appunti del Servizio opinioni, n.292, settembre 1976, Roma, Rai, Servizio Opinioni, 1976.
Dalla periferia dell'impero, Milano, Bompiani, 1977.
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Sette anni di desiderio. [Cronache, 1977-1983], Milano, Bompiani, 1983.
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La filosofia di Umberto Eco. Con la sua Autobiografia intellettuale, a cura di Sara G. Beardsworth e Randall E. Auxier, edizione italiana a cura di Anna Maria Lorusso, Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, 2021, ISBN978-88-346-0536-3.
Cent'anni dopo. Il ritorno dell'intreccio, a cura di e con Cesare Sughi, Milano, Bompiani, 1971.
Estetica e teoria dell'informazione, a cura di, Milano, Bompiani, 1972.
I pampini bugiardi. Indagine sui libri al di sopra di ogni sospetto: i testi delle scuole elementari, a cura di e con Marisa Bonazzi, Rimini, Guaraldi, 1972.
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The Sign of Three. Peirce, Holmes, Dupin (a cura di, con Thomas A. Sebeok), Bloomington, Indiana University Press, 1983 (trad. Il segno dei tre, Milano, Bompiani)
(EN) Meaning and mental representations (a cura di, con M. Santambrogio e Patrizia Violi), Bloomington, Indiana University Press, 1988.
Povero Pinocchio. Giochi linguistici di studenti del Corso di Comunicazione, a cura di, Modena, Comix, 1995, ISBN 88-7686-601-9.
Bellezza. Storia di un'idea dell'Occidente, CD-ROM a cura di, Milano, Motta On Line, 2002.
^«È il lato dolente e angoscioso di un uomo che è cresciuto nell'Azione Cattolica, che l'ha lasciata in polemica con il grande Gedda; un uomo, Eco, che ha studiato – dicono - Tommaso d'Aquino, e che un giorno se n'è uscito dalla Chiesa proclamandosi orgogliosamente ateo, o se si preferisce, agnostico.» (In Rassegna stampa cattolica: Mario Palmaro, Eco è solo un refuso, 21 settembre 2011
«His new book touches on politics, but also on faith. Raised Catholic, Eco has long since left the church. "Even though I'm still in love with that world, I stopped believing in God in my 20s after my doctoral studies on St. Thomas Aquinas. You could say he miraculously cured me of my faith..."»
(IT)
«Il suo nuovo libro tratta di politica, ma anche di fede.
Cresciuto nel cattolicesimo, Eco ha lasciato da tempo la Chiesa. "Anche se io sono ancora innamorato di quel mondo, ho smesso di credere in Dio durante i miei anni 20, dopo i miei studi universitari su Tommaso d'Aquino. Potete dire che egli mi ha miracolosamente curato dalla mia fede..."»
^Con lo pseudonimo di Dedalus: Dedalus e il manifesto, su ilmanifesto.it, 20 febbraio 2016. URL consultato il 13 febbraio 2019 (archiviato il 13 febbraio 2019).
^Sclavi (1998) p. 94, citazione: "Sto leggendo un libro [In cosa crede chi non crede, N.d.R.] di Umberto Eco che mi è arrivato dall'Italia. Curioso no? Ha il mio stesso nome e il cognome è l'anagramma del mio..."
^1981, Umberto Eco, su premiostrega.it. URL consultato il 16 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2021).
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