Accordature dei violini piccoli terzgeige e quartgeige.
Il violino piccolo è uno strumento ad arco utilizzato nel periodo barocco. Si tratta di un violino di taglia ridotta, accordato fino ad una quinta più in alto rispetto allo strumento standard (tipicamente una terza o una quarta sopra; tali strumenti sono anche noti con i rispettivi nomi in tedesco Terzgeige e Quartgeige)[1].
Il violino piccolo è nato per consentire l'esecuzione dei passi più acuti in maniera tecnicamente comoda. Nel XVII secolo, infatti, la tecnica dei passaggi di posizione era molto difficoltosa, in quanto gli strumenti erano sostenuti solo dalla mano sinistra dell'esecutore (erano privi di mentoniera e di spalliera). In quel periodo i virtuosi si spingevano fino alla settima posizione e oltre, mentre i violinisti "di ripieno" nelle orchestre solitamente non superavano la terza o la quarta posizione. Il violino piccolo permetteva dunque di eseguire comodamente le parti più acute, mantenendosi quasi esclusivamente in prima posizione[1].
Il violino piccolo propriamente detto nasce per rispondere a tali esigenze tecniche e, nella sua funzionalità, non deve essere confuso con i violini di taglia ridotta (ma con l'accordatura ordinaria del violino standard) destinati ai bambini, che hanno dimensioni analoghe al violino piccolo, ma vengono realizzati con uno scopo ben diverso e presentano di solito alcune differenze tecniche dal punto di vista costruttivo.
Storia
I violini piccoli sono comparsi verso la fine del XVI secolo. Diversi esemplari (sotto il nome di claine discant) sono annoverati nell'inventario (1595) della collezione di strumenti musicali del Castello di Ambras. Michael Praetorius fa riferimento a tale strumento (Klein Discant Geig) nel suo celebre trattato, Syntagma musicum (1618)[2]. Quello che potrebbe essere un primo riferimento al violino piccolo in partitura risale a Monteverdi, che nel secondo atto de L'Orfeo (1607) impiega "duoi violini piccioli alla francese"[3][4], tuttavia non è chiaro se si riferisca al violino piccolo propriamente detto[5][6]. Leopold Mozart, nel suo trattato Versuch einer gründlichen Violinschule[7], descrive gli strumenti ad arco in uso all'epoca e menziona il violino piccolo. In particolare, Mozart sottolinea che all'epoca tale strumento era già in disuso, ma veniva impiegato come strumento da studio destinato ai bambini[8], e questo suggerisce che si trattava di strumenti molto più piccoli rispetto ai violini da ⅞ costruiti all'epoca[1].
In alcuni paesi, soprattutto in Francia, per l'esecuzione di passaggi acuti era preferito uno strumento a cinque corde con caratteristiche ibride tra violino (cassa) e viola da gamba (pendenza delle spalle e manico), detto quinton, diffuso nel XVIII secolo e dotato di maggiore sonorità rispetto al violino piccolo[9][10].
Il violino piccolo è caduto in disuso nel XVIII secolo, parallelamente alla transizione dal barocco allo stile galante e al classicismo, quando l'evoluzione della tecnica violinistica nei passaggi di posizione ha permesso di suonare comodamente nel registro più acuto su un normale violino 4⁄4. Nelle moderne esecuzioni di musica del periodo barocco, il violino piccolo viene talvolta sostituito con un violino di taglia ⅞ oppure con uno strumento a fiato che suona nello stesso registro, come l'oboe.
In epoca moderna sono stati progettati e costruiti analoghi violini da discanto di dimensioni ridotte e accordatura più alta rispetto al violino standard (come il violino sopranino e il violino soprano della nuova famiglia del violino) che però al momento non sono ancora entrati nell'uso comune[11].
Caratteristiche costruttive ed esemplari
La cassa di un violino piccolo ha dimensioni solitamente comprese tra i 25 ed i 28 cm. Tali misure sono suggerite da Nicholas Bessaraboff[12], i cui studi si basano sul Theatrum Instrumentorum, ovvero le tavole allegate al secondo volume (De Organographia) del trattato Syntagma musicum, del già citato Michael Praetorius. Tali tavole ritraggono dettagliatamente ed in precisa scala tutti gli strumenti musicali allora in uso in Italia, Germania ed Inghilterra. Il violino piccolo del trattato di Praetorius, ritratto nella tavola XXI (n. 3, in didascalia "Discant-Geig ein Quart hoher"), aveva quattro corde ed era accordato per quinte, una quarta sopra il violino standard[13].
A proposito degli strumenti realizzati nel XVIII secolo, è difficile capire se si tratta effettivamente di veri e propri violini piccoli oppure di violini di taglia ridotta destinati ai bambini. I violini piccoli propriamente detti si contraddistinguono generalmente per il manico più spesso, la tastiera più larga ed il cavigliere di dimensioni maggiori rispetto agli strumenti da studio destinati ai bambini[1].
Un esemplare ben conservato di violino piccolo originale dell'epoca barocca è un Girolamo Amati custodito al National Music Museum a Vermillion[4]. La dimensione della cassa di questo strumento è pari a quella di un moderno violino da 1⁄4, il manico a quello di un 2⁄4 e il cavigliere a quello di un 3⁄4. La lunghezza delle corde vibranti equivale alla porzione di corda vibrante di un normale violino quando si suona una nota intonata una terza sopra la corda vuota. Anche la lunghezza della tastiera equivale a quella di un violino normale "tagliata" ad una terza dal capotasto.
Diversi altri violini piccoli originali sono sopravvissuti fino ad oggi e provengono dalle liuterie di Pier Antonio Cati (1700-1764), Giuseppe Guarneri (1698-1744), Paul Klemm e Omobono Stradivari (1679-1742). Si tratta di strumenti dalle dimensioni analoghe ad un moderno violino da 1⁄4, ma costruiti specificamente per adulti e non per bambini. Sono sopravvissuti alcuni violini piccoli di Antonio Stradivari, oltre a pochette, diversi violini 7⁄8 e a strumenti destinati all'infanzia[14].
Tra gli strumenti del XVII e XVIII secolo, oltre ai violini piccoli sopravvivono anche numerosi violini di taglia 7⁄8, la cui cassa (circa 34 cm) è poco più corta rispetto a quella di un violino standard. Sono nettamente più grandi rispetto ai violini piccoli già descritti e non è ben chiaro quale fosse la motivazione che portava alla costruzione di tali strumenti[1].
^Al tempo di Monteverdi la nomenclatura degli strumenti ad arco non era ancora chiaramente definita. In particolare, per quanto riguarda i "violini piccioli alla francese" impiegati nell'Orfeo, si riteneva comunemente che la parte fosse destinata al violino piccolo descritto in questa voce. Tuttavia alcuni studiosi, come il violinista e musicologo americano David Boyden, sostengono che Monteverdi potesse riferirsi a delle varianti di pochette (altro strumento ad arco di piccola taglia molto comune all'epoca in Francia, e questo giustificherebbe l'espressione "alla francese"), probabilmente strumenti simili a quelli ritratti nelle tavole XVI (8) e XXI (1) del Syntagma musicum. Secondo altre teorie, le parti di violino piccolo sarebbero state invece suonate da violini e le parti di violino dalle viole. Cfr. Holman, p. 580.
^The New Grove Dictionary of Musical Intruments, voce Quinton, vol. 3, Londra, MacMillian, 1984, p. 176, ISBN0-333-37878-4.
^Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, voci Violino piccolo e Quinton, Il Lessico, vol. 4, Torino, UTET, 1984, pp. 51, 734, ISBN88-02-03820-1.
«With a back length of 306mm, it is technically half-size, which Margaret Downie Banks suggests is the most likely proportion for the 'violino piccolo' called for by Monteverdi and Bach. It is, by this argument, a soloist's instrument rather than a child's, [...]»
(IT)
«In base alla lunghezza del fondo di 306 mm, tecnicamente si tratta di un violino 1⁄2, che Margaret Downie Banks indica come misura più probabile per il 'violino piccolo' impiegato da Bach e Monteverdi. È ritenuto, per questo motivo, uno strumento ad uso solistico piuttosto che uno strumento per bambini, [...]»
( John Dilworth, "Vain, Golden Age", in The Strad, settembre 1991.)
Peter Holman, 'Col nobilissimo esercitio della vivuola': Monteverdi's String Writing, in Early Music, vol. 21, n. 4, Oxford University Press, novembre 1993.
Andreas Moser, Der Violino Piccolo, in Zeitschift für Musikwissenschaft, vol. 1, 1918–19, pp. 377–380.
Michael Praetorius, Syntagma Musicum, vol. 2 De Organographia, Wolfenbüttel, Elias Holwein, 1619.
Licia Sirch, Violini piccoli all francese e canto alla francese nell'Orfeo (1607) e negli Scherzi musicali (1607) di Monteverdi, in Nuova Rivista Musicale Italiana, vol. 15, n. 1, 1981.