Vita Willelmi abbatis
La Vita Willelmi abbatis[1] è una delle opere di Rodolfo il Glabro e appartiene al genere agiografico e riguarda la vita del suo maestro Guglielmo da Volpiano che conobbe presso l'abbazia di Saint-Jean-de-Réome (a Moutiers-Saint-Jean), che quest'ultimo aveva riformato[2]. Rodolfo passò una quindicina d’anni al monastero di Saint-Bénigne (1015/1016-1030/1031) di cui Guglielmo era abate e presso cui, molto probabilmente, iniziò a scrivere le Historiae.
La loro amicizia era tale che il Glabro lo seguì in Italia durante uno dei viaggi ivi compiuti da Guglielmo[3]. Nonostante questo stretto rapporto, nella Vita Rodolfo racconta di essersi allontanato a causa del proprio atteggiamento che aveva inorridito l’amico e di essersi rifugiato in un monastero lontano dalla «autorità» del maestro[4].
Proprio a Cluny redige la Vita, subito dopo la visione, che ebbe in sogno, di Guglielmo stesso che lo esortava a continuare le Historiae: proprio questa apparizione spinse l’autore a realizzare anche l’opera agiografica[5]. Verosimilmente, seguendo una delle ipotesi riguardanti gli spostamenti di Rodolfo, tutto ciò accadde prima della morte di Guglielmo, avvenuta il 1º gennaio del 1031 (Fécamp)[6], e prima che l’autore entrasse a Cluny e cioè a Moutiers-Sainte-Marie[7].
Si può ricordare che nell’opera storica Rodolfo riferisce, nel quarto libro, di aver già redatto la Vita, il libellum come lo chiama lui[8].
Contenuto
Il primo elemento da notare è che gli eventi qui raccontati sono presenti, anche se in maniera più ridotta, nelle Historiae[9]. Anche nella Vita l’autore si premura di sottolineare la propria presenza come testimone a molti episodi[10].
La struttura[11] dell’opera è ben organizzata in quattordici capitoli, compreso l'incipit, al cui centro c’è un uomo che si mostra, fin da subito, straordinario: la sua stessa nascita è eccezionale, avvenuta durante l’assedio dell’isola di San Giulio nello scontro con la regina Willa, moglie di Berengario II, da parte dell’imperatore Ottone di Sassonia che fu anche padrino, insieme alla moglie, di Guglielmo[12].
Lucedio è il primo monastero in cui entra come puer oblatus[13] dopo una visione di Maria da parte della madre e fin da subito è ben voluto e accetto; Rodolfo si sofferma anche sulla sua educazione[14].
Guglielmo entrò a Cluny dopo l’incontro con Maiolo nel 987[15] e questo monastero fu sempre importante per lui. Ciò è dimostrato anche dal legame che lo unì sempre a Odilone e fu proprio Guglielmo, come racconta Rodolfo, a spingerlo a diventare monaco[16]: nonostante ciò, è anche evidente l’indipendenza del monaco rispetto all’abbazia[17].
Importantissima è l’attività riformatrice di Guglielmo che, come narra Rodolfo, si sarebbe occupato di quaranta monasteri, anche se nell’opera l’autore ne nomina solo otto, tra cui Bèze, Saint-Bénigne, Fruttuaria (che fu da lui fondata nelle terre paterne) e Fécamp[18]. In relazione anche ma non solo a questo impegno riformatore, il biografo racconta che Guglielmo era anche architetto, interessato alla musica ed educatore[19]: Rodolfo lo esalta come costruttore, ma solo in pochi monasteri, tra cui Saint-Bénigne e Fruttuaria, rimangono tracce che testimoniano un suo intervento[20].
Ebbe anche relazioni con papa Giovanni XIX che ammonì per simonia, e con l’imperatore Enrico II e il re di Francia Roberto II[21]. In questo caso è importante ricordare una differenza che sussiste tra le due opere di Rodolfo: in quella storica non parla della famiglia di Guglielmo in relazione alla guerra in Borgogna ma, nella Vita, cerca di sottolineare che non era nemico in alcun modo dei due sovrani[22], anche se Guglielmo era forse imparentato con il re Arduino ed era legato a Otto-Guglielmo, nipote di Berengario II[23].
Molti elementi della Vita richiamano l’agiografia di stampo cluniacense da cui, sicuramente, Rodolfo è stato influenzato, ma al tempo stesso si allontana proprio per esaltare in maniera personale Guglielmo stesso[24]. A questo si può aggiungere un’altra peculiarità dell’opera, vale a dire la quasi totale assenza dei miracoli, a parte tre o quattro episodi[25]. In realtà, l’influenza di Cluny è molto più forte nella Vita di quanto lo sia nelle Historiae, benché anche su di esse sia rilevante[26].
Tradizione manoscritta
Esistono due manoscritti di questa opera che, però, hanno valore molto diverso[27].
È il manoscritto più importante della tradizione. La Vita occupa i ff. 222-230[29]. Un dato che gli studiosi notano è la sua forte vicinanza all’autografo o idiografo, benché si ipotizzi l’esistenza di un manoscritto intermedio[30].
Proveniva da Fécamp quando ne era abate Giovanni, successore di Guglielmo, ed era verosimilmente una copia di un manoscritto di Digione dove lo stesso Giovanni fu abate tra il 1052 al 1054[31].
Faceva forse parte delle Homeliae Gregorii, collezione di testi che l'Ordinarium Fiscannense del XIII secolo menziona: tra i testi è citata una «Vita domni Willelmi abbatis Fiscannensis»[32].
- K: Copenhagen, Kongelige Bibliotek, Ny kongelig samling 17 (secolo XVII)
Il testo di Rodolfo è presente ai ff. 3-6v. È ritenuto concordemente una copia di F, motivo per cui non ha importanza nella ricostruzione del testo[33].
Note
- ^ Altri titoli, presenti in Mirabile, sono: Vita sancti Guillelmi I Sancti Benigni Divionensisi abbatis, Vita sancti Guillelmi abbatis S. Benigni Divionensis.
- ^ Cfr. P. Stoppacci, Il secolo senza nome. Cultura, scuola e letteratura latina dell’anno mille e dintorni, Firenze 2020, p. 325.
- ^ Si tratta del viaggio a Susa, datato intorno al 1024 (cfr. ibidem, p. 325): cfr. Rod. Glab., Hist. lib. quinque IV, 7 (ed. G. Cavallo-G. Orlandi, Rodolfo il Glabro, Cronache dell’anno mille (Storie), Milano 1989, pp. 208-209).
- ^ Cfr. G. M. Capuani-D. Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita di Guglielmo protagonista dell’anno mille, Novara 1989, p. 66.
- ^ Cfr. ibidem, p. 66; al contrario, Cantarella (cfr. G. M. Cantarella, Una nota su Rodolfo il Glabro, «Reti Medievali Rivista» IX (2008), p. 4) e Stoppacci (cfr. Stoppacci, Il secolo senza nome cit., p. 328) ricordano come sarebbe stato Odone a esortare Rodolfo a redigere la Vita.
- ^ Cfr. Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., pp. 67-68.
- ^ Cfr. Cavallo-Orlandi, Rodolfo il Glabro cit., p. XIX-XX e anche Bertini, Il secolo XI cit., p. 185; al contrario, France afferma che la visione sarebbe avvenuta poco dopo la morte di Guglielmo, anche se è concorde sul fatto che questa opera sia stata scritta a Cluny (cfr. N. Bulst (ed.) -J. France (ed. trans.) -P. Reynolds (trans.), Rodulfi Glabri. Historiarum libri quinque. Rodulfus Glaber. The Five Books of the Histories. Eiusdem auctoris Vita domni Willelmi abbatis. By the Same Author The Life of St William, Oxford, 1989, pp. XXXIV-XXXV).
- ^ Cfr. Rod. Glab., Hist. lib. quinque IV, 9 (ed. Cavallo-Orlandi, pp. 212-213).
- ^ Cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., p. XXXV (dove si parla di «summary of the Life»); cfr. Rod. Glab., Hist. lib. quinque III, 16 (ed. Cavallo-Orlandi, pp. 140-141).
- ^ Cfr. Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., p. 43.
- ^ Per la struttura, cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., pp. LXXI-LXXII.
- ^ Cfr. Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., pp. 44-45.
- ^ Cfr. ivi, p. 15.
- ^ Cfr. ivi, pp. 45-46 e 48.
- ^ Cfr. ivi, pp. 49-50; per la data, cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., p. LXXII.
- ^ Cfr. Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., pp. 57-58.
- ^ Cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., pp. LXXVII-LXXX; per il rapporto con Odilone, cfr. anche Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., pp. 57-58 e lo stesso Odilone compare come firmatario della «Dichiarazione per la fondazione di Fruttuaria» (cfr. ivi, pp. 77-80).
- ^ Cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., p. LXXII e relativa nota 2; per i monasteri qui citati, cfr. rispettivamente Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., pp. 52 (Bèze), 54-55 (Saint-Bénigne), 56-57 (Fruttuaria), 52-54 e 67-68 (Fécamp).
- ^ Cfr. ivi, pp. 35-37.
- ^ Cfr. G. Milanesi, Arti e spazi ordinati del monachesimo occidentale, in I castelli della preghiera. Il monachesimo nel pieno medioevo (secoli X-XII), a cura di G. M. Cantarella, Roma 2020, pp. 195-216, alle pp. 208-209.
- ^ Cfr., rispettivamente, Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., pp. 58 e 59.
- ^ Per i passi della Vita, cfr. ibidem, pp. 58 e 59; per i passi delle Historiae, cfr. Rod. Glab., Hist. lib. quinque VIII, 15-15 e III, 5 (ed. Cavallo-Orlandi, pp. 90-95 e 120-123); anche Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., pp. LVI e LXXIV.
- ^ Cfr. ivi, pp. LXXIII-LXXIV; cfr. anche Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., pp. 21-22.
- ^ Cfr. G. M. Cantarella, Appunti su Rodolfo il Glabro, «Aevum» anno 65, fasc. 2 (maggio-agosto), pp. 279-283 e 293, lavoro incentrato proprio sul rapporto tra Rodolfo, le sue opere e Cluny.
- ^ Cfr. Bertini, Il secolo XI cit., p. 185 che li ricorda: ringiovanimento del seno di un’anziana (cfr. Capuani-Tuniz, Rodolfo il Glabro. Vita cit., p. 46), recupero del cavallo precipitato in un burrone (cfr. ivi, pp. 47-49), resurrezione di uno schiavo impiccato (cfr. ivi, pp. 65-66: a questo evento, l’autore dice di essere stato presente); il quarto episodio (la visione di Maria da parte della madre di Guglielmo: cfr. ivi, p. 45) è ricordato da Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., nota 5, p. XXXIV; simili considerazioni anche in Stoppacci, Il secolo senza nome cit., p. 328; un altro miracolo è riferito solo nelle Historiae: cfr. Rod. Glab., Hist. lib. quinque IV, 9 (ed. Cavallo-Orlandi, pp. 212-213).
- ^ Cfr. Cantarella, Appunti su Rodolfo cit., pp. 283-290 (analisi delle Historiae), 290 e 293 (confronto tra le due opere); cfr. anche Cantarella, Una nota su Rodolfo cit., pp. 1-4.
- ^ Esistono anche cinque edizioni a stampa del seicento (Me, R, D, B, M), derivanti da un manoscritto di Digione perduto, che appartengono ad una tradizione diversa rispetto a F (cfr. S. Simone, Radulphus Glaber, in La trasmissione dei testi latini del Medioevo. Mediaeval latin texts and their transmission. Te.Tra., 4, a cura di P. Chiesa-L. Castaldi, Firenze 2012, p. 450): si veda la sezione Edizioni e traduzioni; sia per i manoscritti sia per le edizioni a stampa si usano le sigle in Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., pp. XCIV-XCVII; per il rapporto tra F e le edizioni a stampa, cfr. V. Gazeau-M. Goullet (ed. trad. comm.), Guillaume de Volpiano. Un réformateur en son temps (962-1031). Vita domni Willelmi de Raoul Glaber. Texte, traduction, commentaire, Caen, 2008, pp. 21-22.
- ^ Cfr., fra gli altri, Simone, Radulphus Glaber cit., p. 450.
- ^ Cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., p. XCIV.
- ^ Cfr. Gazeau-Goullet, Guillaume de Volpiano cit., pp. 20-21.
- ^ Cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., pp. XCIV-XCV; per il fatto di essere una copia di un manoscritto di Digione, cfr. Simone, Radulphus Glaber cit., p. 450.
- ^ Cfr. Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., p. XCIV; cfr. anche Simone, Radulphus Glaber cit., p. 450.
- ^ Le informazioni sul manoscritto sono prese da Bulst-France-Reynolds, Rodulfi Glabri opera cit., p. XCV-XCVI e da nota 10 in Simone, Radulphus Glaber cit., p. 449.
Bibliografia
Edizioni e traduzioni
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- M. Arnoux (trad. e comm.), Raoul Glaber: Histories, Turnhout, 1996
- J. Bolland (ed.), AA.SS. Ian. I, Antwerpen, 1643, pp. 58-64 (B)
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- N. Bulst (ed.) -J. France (ed. trans.) -P. Reynolds (trans.), Rodulfi Glabri. Historiarum libri quinque. Rodulfus Glaber. The Five Books of the Histories. Eiusdem auctoris Vita domni Willelmi abbatis. By the Same Author The Life of St William, Oxford, 1989
- G. M. Capuani-D. Tuniz (curr.), Vita di Guglielmo: protagonista dell’anno Mille, Novara, 1989
- G. Cavallo-G. Orlandi (edd.), Rodolfo il Glabro. Le cronache dell’anno mille (Storie), Milano, 1989
- A. Duchesne, Historiae Francorum scriptores coaetani, IV, Paris, 1641, pp. 1-58 (D)
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- J. Mabillon, Acta sanctorum Ordinis Sancti Benedicti saec. VI, I, Paris, 1701, pp. 322-334 (M)
- N. H. Menard (ed.), Martyrologium sanctorum ordinis divi Benedicti, Paris, 1629, pp. 161-169 (Me)
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- P. Pithou, Historiae Francorum ab anno Christi DCCCC ad annum MCCLXXXV, scriptores veteres IX. In quibus: Glaber, Helgaudus (etc) … Ex Bibliotheca P. Pithoei v.cl. nunc primum in lucem dati, Francfort, 1596
- E. Pognon, L’an mille. Oeuvres de Liutprand, Raoul Glaber, Adémar de Chambanners, Adalbéron, Helgau, «Mémoires du passé» VI, Paris, 1947
- M. Prou (ed.), Raoul Glaber: les cinq livres de ses Histories (900-1044), in «Collection de textes pour servir à l’étude et à l’enseignement de l’historie» Paris, 1886
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Studi
- F. Bertini, Il secolo XI, in Letteratura latina medievale (sec. VI-XV). Un manuale, a cura di C. Leonardi, Firenze 2002, pp. 175-230
- G. M. Cantarella, Appunti su Rodolfo il Glabro, «Aevum» anno 65, fasc. 2 (maggio-agosto), pp. 279-294
- G. M. Cantarella, Una nota su Rodolfo il Glabro, «Reti Medievali Rivista» IX (2008), pp. 2-4
- G. Milanesi, Arti e spazi ordinati del monachesimo occidentale in I castelli della preghiera. Il monachesimo nel pieno medioevo (X-XII) a cura di G. M. Cantarella, Roma 2020, pp. 195-216
- S. Simone, Radulphus Glaber, in La trasmissione dei testi latini del Medioevo. Mediaeval latin texts and their transmission. Te.Tra., 4, a cura di P. Chiesa-L. Castaldi, Firenze 2012, pp. 447-450
- P. Stoppacci, Il secolo senza nome. Cultura, scuola e letteratura latina dell’anno mille e dintorni, Firenze 2020
Voci correlate
Collegamenti esterni
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