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Vitangelo Bisceglia

Vitangelo Bisceglia in un'incisione dell'epoca

Vitangelo Bisceglia (Terlizzi, 30 novembre 1749Terlizzi, 14 ottobre 1817) è stato un botanico e agronomo italiano.[1]

Per via dei suoi interessi in vari campi, è stato definito anche "uno spirito enciclopedico, l'onor delle Muse".[2]

Biografia

Vitangelo Bisceglia nacque a Terlizzi il 30 novembre 1749 da Francesco Bisceglia e Chiara Teresa Carnicella.[2] Da piccolo mostrò una vivacità ed una intelligenza straordinarie che furono preludio dei futuri successi; all'età di quattordici anni vestì l'abito clericale e il vescovo dell'epoca, monsignor Orlandi, ne restò così colpito che affermò che Vitangelo sarebbe stato "un famoso birbone, o un letterato insigne"[2]; intraprese studi di greco e latino, di francese, filosofia, matematica ed anatomia.[2]

Riscosse ammirazione presso una vasta cerchia di studiosi del suo tempo, ed iniziò a portare i suoi insegnamenti a Terlizzi, quasi a voler rivitalizzare l'iniziativa dell'accademia istituita da Ferrante de Gemmis. All'età di 21 anni iniziò una corrispondenza epistolare con Antonio Genovesi le cui risposte sono stampate nel suo Libro delle lettere familiari. Le lettere di Genovesi a Bisceglia venivano intestate alla nobildonna Donna Orsola Garappa di Monopoli, allieva di Vitangelo Bisceglia e consorte di Michele Lioy di Terlizzi.[3]

Andò, poi, in Calabria per istruire le figlie della principessa Motta Ruffo di Calabria[2], stretta parente del cardinale Fabrizio Ruffo e successivamente nel 1776 si laureò in entrambi i diritti a Napoli.

Nel 1783 accolse l'invito del rettore Gioacchino de Gemmis divenendo suo vicario nonché docente dell'Università degli Studi di Altamura[2], dove già insegnava fisica Luca de Samuele Cagnazzi e il de Gemmis fu molto contento della sua opera di riorganizzazione delle cattedre; in seguito, dopo la pubblicazione del suo primo saggio della scienza giuridica in difesa delle prerogative giurisdizionali della cattedrale di Altamura contro le pretese del vescovo di Gravina, Bisceglia ottenne numerose proposte di promozioni a sedi vescovili che rifiutò per proseguire gli studi di botanica (che aveva studiato e di cui si era appassionato grazie a Vincenzo Petagna[4]), pubblicando, in collaborazione con il celebre botanico Vincenzo Petagna, una Memoria sulle cause del tetano e scrivendo anche opere di filosofia, economia, botanica ed agricoltura, nonché due brevi saggi di storiografia locale spingendosi addirittura con le sue considerazioni fino alla preistoria.[2]

Contribuì alla redazione della cronaca dei tragici avvenimenti della Rivoluzione altamurana del 1799 con l'opera Memorie storiche di Altamura dal gennaio al maggio 1799[5], trovandosi in quel tempo moderatore della locale università. Scrisse numerose Orazioni, elogi funebri pronunziati nella cattedrale di Terlizzi in particolari circostanze, come la morte di personaggi eccellenti o avvenimenti celebrativi di natura politica.[2]

Come detto, mostrò anche di essere un valente giurista e storico, nell'annosa disputa con il vescovo di Gravina sui privilegi della cattedrale di Altamura e sul suo "regio patronato", ossia il suo essere soggetto solo al re. Dimostrò, infatti, che i privilegi e l'esenzione dalle tasse di cui godeva la cattedrale di Altamura erano giuridicamente validi e fondati sulla legge del regno. Diede alle stampe anche un'opera in cui esponeva le sue ricerche e che fu molto ben accolta, specie nella città di Altamura, risalendo con la sua ricerca fino ai diplomi di Federico II di Svevia.[2]

Fu anche membro dell'Accademia dei Forti di Roma, dell'Accademia dei Georgofili di Firenze, del Reale Istituto d'Incoraggiamento di Napoli e di numerose altre accademie.[2] Morì a Terlizzi il 14 ottobre 1817, colpito dalla gotta.[2]

Opere

Note

  1. ^ ceglia-2007, pagg. 153-154.
  2. ^ a b c d e f g h i j k uominiill-1822-vol9.
  3. ^ raucci-2003, pag. 356, nota 25.
  4. ^ uominiill-1822-vol9, "Petagna, con chi precisamente s'affibbiò e apprese la Botanica".
  5. ^ L'opera non è presente nella biografia degli uomini illustri napoletani uominiill-1822-vol9, probabilmente perché nel 1822, anno della stesura di quel libro, era ancora vietato parlare delle fatti del 1799. L'opera, però, esiste ed è contenuta in cronache-1799. Anche Domenico Sacchinelli esprime timori di questo genere nel primo paragrafo delle sue Memorie.
  6. ^ raucci-2003, pag. 356 nota 25. L'opera è conservata presso la biblioteca A.B.M.C. di Altamura
  7. ^ manoscritto conservato presso l'Accademia dei Georgofili; cfr. Marvulli2007, p. 215, nota 1

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Controllo di autoritàVIAF (EN49611875 · ISNI (EN0000 0000 0355 0631 · SBN BRIV005571 · BAV 495/172892
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