Figlio di Antef II, salì al trono probabilmente già in tarda età ed adottò un nome Horo (Nakht-nebtep-nefer; “Forte, Signore del buon inizio”) ispirato ad ideali di rinascita e restaurazione, anche se l'effettiva riunificazione dell'Alto e del Basso Egitto avverrà solamente durante il regno del figlio Mentuhotep II[2].
Del suo regno non si sa molto: alcuni testi riportano notizie di una carestia che il sovrano seppe gestire, a quanto pare, con capacità e lungimiranza. È ricordato ad Elefantina sia per la donazione di un portale in pietra arenaria al tempio locale di Satis, sia per il restauro della tomba rupestre in rovina del nomarcaHekaib[3][4].
Di Antef III esistono poche rappresentazioni, realizzate durante il regno del figlio e successore: un graffito nello Uadi Schatt el-Rigal, presso il Gebel Silsila, in cui è raffigurato insieme alla consorte Yo'h ed al loro figlio Mentuhotep II[5], ed una raffigurazione proveniente dal tempio di Montu a Tod, che rappresenta Mentuhotep II insieme ai tre Antef che lo precedettero[6].
Antef III morì dopo 8 anni di regno e venne molto probabilmente sepolto in una tomba a saff nella necropoli reale detta cimitero degli Antef ad el-Tarif, presso Tebe[4].
^(con John Baines), Atlante dell'antico Egitto, ed. italiana a cura di Alessandro Roccati, Istituto geografico De Agostini, 1980 (ed. orig.: Atlas of Ancient Egypt, Facts on File, 1980)
^Chronologie des Pharaonischen Ägypten (Chronology of the Egyptian Pharaohs), Mainz am Rhein: Verlag Philipp von Zabern. (1997)
Bibliografia
Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003, pp. 139-140, ISBN88-452-5531-X.
Alan Gardiner, La civiltà egizia, (Einaudi, Torino, 1997), Oxford University Press, 1961, pp. 111-114, ISBN88-06-13913-4.
W.C. Hayes, The Middle Kingdom in Egypt, in The Cambridge Ancient History vol 1 part 2: Early History of the Middle East, Cambridge, University Press, 1971 (2006), p. 478, ISBN0-521-07791-5.