Si dice che a ideare il bicerin fu l'omonimo locale di piazza della Consolata, a Torino, nel diciottesimo secolo.[1] La bevanda nacque come diretta conseguenza del successo del cioccolato[2] ed è la diretta evoluzione della settecentesca bavarèisa, una bevanda servita in grandi bicchieri tondeggianti, composta da una mescola di caffè, cioccolato e crema di latte dolcificata con sciroppo[3].
Tra i primi testi che raccontano la storia del bicerin c'è il testo di Alberto Viriglio, Torino e i Torinesi, la cui prima edizione risale al 1898.
Il bicerin è composto da tre strati di caffè, cioccolata fusa o in pezzettini che si sciolgono a contatto con il calore e fior di latte e si serve in alti bicchieri o calici di vetro. Originariamente, tuttavia, consisteva di tre varianti: pur e fior (l'odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), un pòch ëd tut (lett. "un po' di tutto"), con tutti e tre gli ingredienti miscelati.[8]L'ultima delle varianti ebbe più successo e prevalse sulle altre. Il tutto veniva accompagnato da "bagnati", dolcezze artigianali di ben 14 specie.[senza fonte]
Il bicerin non va confuso con il liquore "Bicerin originale di Giandujotto", marchio registrato di una nota azienda liquoristica del Torinese.