La Commissione Katyn' o Commissione Internazionale Katyn' fu un comitato formato nell'aprile 1943 su richiesta della Germania per indagare sul massacro di Katyn'.
Durante l'occupazione sovietica della Polonia orientale furono uccisi circa 22000 cittadini polacchi, per lo più prigionieri di guerra della campagna di Polonia, inclusi gli ufficiali dell'esercito polacco, l'intellighenzia, i funzionari pubblici, oltre sacerdoti, agenti di polizia e numerosi altri professionisti. I loro corpi furono scoperti in una serie di grandi fosse comuni nella foresta vicino a Smolensk in Russia dopo l'operazione Barbarossa.[1]
L'indagine fu condotta da patologi di livello mondiale.[1] La Commissione concluse che l'Unione Sovietica fu la responsabile del massacro. Di conseguenza, il governo tedesco fece ampio riferimento al massacro nella propria propaganda nel tentativo di creare un cuneo politico tra gli Alleati della seconda guerra mondiale.[2] L'interruzione delle relazioni tra il governo polacco in esilio e l'Unione Sovietica fu la diretta conseguenza del sostegno polacco alle indagini.[3] I sovietici negarono immediatamente la loro responsabilità per il crimine e la loro Commissione di Stato straordinaria fu incaricata di falsificare i documenti e la scienza forense con l'obiettivo di annullare la colpa e quindi accusare la Germania nazista del crimine.[4][5]
Membri
Alexandru Birkle, rumeno, dottore in medicina;
Herman Maximilien de Burlet, anatomista, embriologo, fisiologo e patologo olandese;
František Hájek, professore ceco di medicina legale;
Marko Markow, professore bulgaro di medicina legale;
Eduard Miloslavić, professore croato di patologia;
François Naville, professore dell'Università di Ginevra;
Ferenc Orsós, dottore dell'Università di Budapest;
I documenti sovietici relativi al massacro iniziarono a essere declassificati solo nel 1990. Dimostrarono in modo definitivo che 21857 persone, tra internati e prigionieri di guerra polacchi, furono giustiziati dall'Unione Sovietica dopo il 3 aprile 1940, inclusi i 14552 prigionieri dei tre più grandi campi di prigionia sovietici del momento.[6][7] Del numero totale di vittime, 4421 ufficiali furono giustiziati sparando nel monastero di Kozelsk Optina, 3820 nel campo di prigionia di Starobelsk e 6311 nella struttura di Ostashkov, oltre a 7305 polacchi segretamente giustiziati nella RSS Bielorussa e nelle prigioni della RSS Ucraina.[7] Tra le vittime ci furono 14 generali polacchi tra cui Leon Billewicz, Bronisław Bohatyrewicz, l'ammiraglio Xawery Czernicki, Stanisław Haller, Aleksander Kowalewski, Henryk Minkiewicz, Kazimierz Orlik-Łukoski, Konstanty Plisowski, Rudolf Prich (assassinato a Leopoli), Franciszek Sikorski, Leonard Skierski, Piotr Skuratowicz, Mieczysław Smorawiński e Alojzy Wir-Konas (promosso postumo).[8][9][10][11][12][13][14]
Nel novembre 2010, la Duma di Stato russa ha ammesso in una dichiarazione ufficiale che Iosif Stalin e altri funzionari sovietici ordinarono alla polizia sovietica NKVD, sotto il comando di Lavrentiy Beria, di commettere i massacri.[15]
Note
^ab International Katyn Commission, Commission Findings, su warsawuprising.com, Warsaw Uprising by Project InPosterum, 30 aprile 1943. URL consultato il 15 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
^ Małgorzata Kużniar-Plota, Decision to commence investigation into Katyn Massacre, su ipn.gov.pl, Departmental Commission for the Prosecution of Crimes against the Polish Nation, 30 novembre 2004. URL consultato il 26 agosto 2013 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2012).
^ Benjamin B. Fischer, The Katyn Controversy: Stalin's Killing Field, in Studies in Intelligence, inverno 1999–2000. URL consultato il 10 dicembre 2005 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2010).
^Aleksandr Shelepin (3 marzo 1959) nota a Nikita Chruščëv, con informazioni sull'esecuzione di 21857 polacchi, tra cui una nuova proposta segreta per distruggere i loro file personali.
^ Andrzej Leszek Szcześniak (a cura di), Katyń; lista ofiar i zaginionych jeńców obozów Kozielsk, Ostaszków, Starobielsk, Varsavia, Alfa, 1989, p. 366, ISBN978-83-7001-294-6.
^ Kazimierz Banaszek, Kawalerowie Orderu Virtuti Militari w mogiłach katyńskich, Roman, Wanda Krystyna; Sawicki, Zdzisław, Varsavia, Chapter of the Virtuti Militari War Medal & RYTM, 2000, p. 351, ISBN978-83-87893-79-8.
^ Maria Skrzyńska-Pławińska (a cura di), Rozstrzelani w Katyniu; alfabetyczny spis 4410 jeńców polskich z Kozielska rozstrzelanych w kwietniu-maju 1940, według źródeł sowieckich, polskich i niemieckich, Stanisław Maria Jankowski, Varsavia, Karta, 1995, p. 286, ISBN978-83-86713-11-0.
^ Skrzyńska-Pławińska, Maria (a cura di), Rozstrzelani w Charkowie; alfabetyczny spis 3739 jeńców polskich ze Starobielska rozstrzelanych w kwietniu-maju 1940, według źródeł sowieckich i polskich, Porytskaya, Ileana, Varsavia, Karta, 1996, p. 245, ISBN978-83-86713-12-7.
^ Skrzyńska-Pławińska, Maria (a cura di), Rozstrzelani w Twerze; alfabetyczny spis 6314 jeńców polskich z Ostaszkowa rozstrzelanych w kwietniu-maju 1940 i pogrzebanych w Miednoje, według źródeł sowieckich i polskich, Porytskaya, Ileana, Varsavia, Karta, 1997, p. 344, ISBN978-83-86713-18-9.