Il Diana è stato un avviso veloce della Regia Marina.
Storia
Impostato nei cantieri di Fiume come panfilo di Benito Mussolini, allo scoppio della seconda guerra mondiale era ancora in costruzione e fu completato come avviso veloce[1][2].
Fu adibito a vari usi, tra cui principalmente missioni di trasporto veloce di truppe e materiali sulle rotte della Libia e dell'Egeo[2][3].
Poco dopo il completamento, l'avviso fu protagonista di due incidenti. Il 28 settembre 1940, infatti, la nave entrò in collisione nel porto di Messina con il sommergibile Onice, danneggiandolo[4]. Il 1º novembre 1940, verso le nove del mattino, mentre manovrava nel porto di Fiume (verosimilmente durante le prove di collaudo), il Diana accidentalmente speronò il rimorchiatore Quarnero, affondandolo[5].
Poco dopo la sua entrata in servizio il Diana fu inviato a Rodi con un carico di alcune centinaia di tonnellate di grano destinate a nutrire i locali reparti del Regio Esercito e la popolazione civile, a corto di viveri: l'unità fu festeggiata come salvatrice e violatrice di blocco ed il suo comandante fu insignito della Medaglia d'argento al valor militare da parte del governatore del Dodecaneso[6].
Per la sua linea piuttosto inusuale l'avviso fu talvolta scambiato da sommergibili italiani per un'unità nemica ed attaccato, fortunatamente senza risultato[2].
Il Diana fu impiegato come nave appoggio durante la fallita incursione della X Flottiglia MAS contro Malta[7]. In tale occasione il Diana, modificato per trasportare barchini esplosivi tipo «MTM» ed altri motoscafi modificati, salpò da Augusta alle 18:15 del 25 luglio – al comando del capitano di corvetta Mario Di Muro[8][9] –, con a bordo 9 barchini esplosivi «MTM» e un altro motoscafo modificato, tipo «MTSM», e rimorchiando un motoscafo da trasporto tipo «MTL» (destinato al trasporto di due siluri a lenta corsa)[7]. Uno degli SLC e due MTM avrebbero dovuto distruggere le ostruzioni, permettendo così ai rimanenti MTM ed all'altro SLC di penetrare nella rada della Valletta e di minare le navi lì ormeggiate[7]. Insieme al Diana navigavano anche i MAS 451 e 452[7]. Il Diana, come era previsto nei piani, si portò sino a un punto «C», a una ventina di miglia dalla Valletta, giungendovi alle 22.45; in un quarto d'ora mise a mare i barchini ed alle 23 invertì la rotta per portarsi al largo di Capo Passero, dove iniziò a stazionare in attesa dell'eventuale ritorno delle altre unità[7]. L'attacco fu un totale fallimento: gli incursori furono rilevati dai radar e presi sotto un tiro incrociato mentre attaccavano; tutti i barchini e gli SLC andarono distrutti o catturati, così come l'MTL ed i due MAS, sorpresi e mitragliati da aerei britannici mentre si allontanavano[7]. Tra gli incursori e gli equipaggi dei MAS e motoscafi d'appoggio, una cinquantina di uomini, solo undici riuscirono a scampare alla morte od alla cattura: s'imbarcarono sull'MTSM che raggiunse il Diana[7]. Raccolti i pochi superstiti, l'avviso diresse per rientrare alla base[7].
Alle 11.25 del 29 giugno 1942, mentre era in navigazione alla volta di Tobruch con a bordo, oltre all'equipaggio, 4 ufficiali e 293 tra sottufficiali (in maggioranza) e marinai del Corpo Reali Equipaggi Marittimi (si trattava del personale del Comando Marina di cui era prevista la ricostituzione a Tobruk, città di recente riconquistata dalle forze dell'Asse[10][11]) il Diana fu avvistato dal sommergibile britannico Thrasher, ad otto miglia di distanza, in posizione 33°21' N e 23°20' E[2]. Alle 11.44 il Thrasher lanciò sei siluri da circa 550 metri di distanza: colpito da due o quattro siluri (il sommergibile inglese rivendicò infatti non meno di quattro armi a segno), il Diana s'inabissò rapidamente nel punto 33°30′N 23°30′E33°30′N, 23°30′E (75 miglia a nord del Golfo di Bomba, in Cirenaica[10]), trascinando con sé i tre quarti degli uomini a bordo[2]. Alcune motosiluranti di scorta, dopo aver infruttuosamente attaccato il Thrasher, prestarono i primi soccorsi[2].
Più tardi, tra il 29 ed il 30 giugno, giunse sul posto la nave ospedale Arno, che si occupò, seppure in condizioni di mare mosso, del recupero di tutti i superstiti: 119 uomini[10]. Le perdite umane ammontarono a 336 tra morti e dispersi[2][10].
Note
- ^ Marina Militare
- ^ a b c d e f g Axis History Forum • View topic - Question regarding the Italian Navy. WWll
- ^ DIANA - avviso veloce - Gruppo di Cultura Navale
- ^ Regio Sommergibile Onice, su xmasgrupsom.com. URL consultato il 20 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2012).
- ^ Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, p. 395
- ^ Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942, p. 174
- ^ a b c d e f g h Giorgio Giorgerini, Attacco dal mare. Storia dei mezzi d'assalto della Marina italiana, pp. 111-154-155-157-158-160-163
- ^ Associazione Culturale ITALIA Storica: La Decima MAS e Teseo Tesei contro Malta Then and now
- ^ Operazione "Malta2", su Corpi d'élite.net. URL consultato il 29 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2012).
- ^ a b c d Enrico Cernuschi, Maurizio Brescia, Erminio Bagnasco, Le navi ospedale italiane 1935-1945, p. 44
- ^ Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942, pp. 258-259
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