regione Sant'Orso (cantoni Argovia, Basilea Campagna e Basilea Città), con i decanati di Aarau, Baden-Wettingen, Brugg, Freiamt, Fricktal, Zurzach, Birstal, Laufental, Leimental, Liestal e Basilea città;
regione Santa Verena (cantoni Berna, Giura e Soletta), con i decanati di Berna Mittelland, Berna Oberland, regione di Berna, Giura bernese, Ajoie-Clos du Doubs, Delémont- Franches-Montagnes, Buchsgau, Dorneck-Thierstein, Olten-Niederamt e Soletta;
regione San Vittore (cantoni Lucerna, Sciaffusa, Turgovia e Zugo), con i decanati di Entlebuch, Hochdorf, Lucerna-Habsburg, Lucerna-Pilatus, Lucerna città, Sursee, Willisau, Schaffhausen, Arbon, Bischofszell, Fischingen, Frauenfeld-Steckborn e Zug.
Storia
Augusta Raurica era un'antica città romana, corrispondente all'odierna Augst, principale centro del popolo dei Raurici. Distrutta dagli Alemanni attorno al 260, fu ricostruita (Castrum Rauracense, oggi Kaiseraugst), ma perse pian piano la sua importanza a favore di una vicina fortezza, nota dal 374 con il nome di Basilia. Il territorio faceva parte della provincia romana della Maxima Sequanorum, come documentato dalla Notitia Galliarum dell'inizio del V secolo.[4]
Non si conoscono con esattezza le origini del cristianesimo nella regione. Di certo un episcopus Rauricorum, Giustiniano, firmò gli atti dello pseudo concilio di Colonia del 346 e ci sono motivi per credere che risiedesse ad Augst.
In seguito la sede vescovile fu trasferita a Basilea[5], come risulta dal successivo vescovo documentato, all'inizio del VII secolo, Ragnachario, già monaco dell'abbazia di Luxeuil, noto come episcopus Augustanae et Basiliae. Originariamente Basilea era suffraganea dell'arcidiocesi di Besançon.
Nel 999 l'ultimo re di Borgogna, Rodolfo III, donò al vescovo Adalberone II l'abbazia di Moutier-Grandval con tutte le sue proprietà, dapprima appartenenti all'abbazia di Luxeuil[6]. Questa donazione fu alla base della nascita del principato vescovile di Basilea, su cui i vescovi esercitarono il loro potere temporale. La fedeltà dei vescovi all'imperatore nella lotta per le investiture favorì lo sviluppo e l'ingrandimento dei territori del principato, che solo in minima parte coincidevano con quelli della diocesi, e che comprendeva territori che, dal punto di vista spirituale, dipendevano dall'arcidiocesi di Besançon e dalle diocesi di Costanza e di Losanna. Capitale del principato era la città di Basilea che si affrancò dall'autorità politica del vescovo nel 1501; nel 1528 fu trasferita a Porrentruy.
La primitiva cattedrale, distrutta da un'incursione degli Ungari nel 917, fu ricostruita con l'aiuto dell'imperatore Enrico II e consacrata da Adalberone II nel 1019 e dedicata alla Beata Vergine Maria. Distrutta da un terremoto nel 1356 venne ricostruita dal vescovo Johann von Munsingen, che la consacrò nel 1363. Fu il punto di riferimento iniziale del Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze. Dopo che il concilio era stato trasferito a Ferrara, sulla piazza della cattedrale Amedeo VIII di Savoia venne eletto come antipapa il 24 luglio 1440.
La prima menzione dell'esistenza del capitolo della cattedrale risale all'830 circa; la vita comunitaria dei canonici fu abbandonata ne XII secolo; nel secolo successivo essi ottennero il diritto esclusivo di eleggere i vescovi, diritto che fino a quel momento era detenuto dall'imperatore.[7]
All'inizio del XVI secolo la diocesi comprendeva l'Alta Alsazia (nell'odierna Francia, tra cui le città di Mulhouse e Colmar) e la regione nord-ovest della Svizzera delimitata all'incirca dai fiumi Reno e Aar con esclusione del lago di Bienne. Le oltre 470 parrocchie erano articolate in 11 decanati: in territorio svizzero i decanati di Fricksgau, Sisgau, Buchsgau, Salsgau, Elsgau e Leimental; in territorio alsaziano i decanati di Citra Rhenum, Inter colles, Citra Otensbühel, Ultra Otensbühel e Sundgau. Confinava a nord con la diocesi di Strasburgo, ad est e a sud-est con la diocesi di Costanza, a sud-ovest con la diocesi di Losanna e ad ovest con l'arcidiocesi di Besançon e la diocesi di Toul.
Con la riforma protestante la città di Basilea aderì alla nuova confessione; nel 1528 il culto cattolico fu vietato in tutta la città; in seguito la maggior parte delle parrocchie dei decanati di Sisgau, Fricksgau, Salsgau e Buchsgau divennero protestanti. Il vescovo Philipp von Gundelsheim si ritirò nel suo castello di Porrentruy, dove i suoi successori rimasero fino alla fine del Settecento benché, dal punto di vista spirituale, facesse parte dell'arcidiocesi di Besançon. Il capitolo della cattedrale invece si rifugiò a Friburgo in Brisgovia, dove rimase fino al 1678, quando si trasferì ad Arlesheim (decanato di Leimental), dove fece costruire una nuova cattedrale.
Il primo tentativo di fondazione di un seminario diocesano fu opera del vescovo Jakob Christoph Blarer, che lo istituì a Porrentruy nel 1606.[8] Tuttavia non ebbe successo, perché nella seconda metà del secolo non si hanno più sue notizie. All'inizio del XVIII secolo, nel 1716, fu istituito un secondo seminario, sempre a Porrentruy, grazie al vescovo Johann Konrad von Reinach, che lo affidò alle cure dei Gesuiti. Il seminario di Basilea, chiuso nel 1836, fu riaperto a Soletta nel 1860 e, dopo una nuova chiusura a causa del Kulturkampf, nuovamente aperto a Lucerna nel 1878.[9]
Nel 1779 il vescovo Ludwig von Wangen cedette all'arcidiocesi di Besançon 29 parrocchie del decanato di Sundgau, ed in cambio ottenne per la sua diocesi 20 parrocchie, comprensive della città e del territorio di Porrentruy, che già facevano parte del principato vescovile. Questo atto fu approvato da papa Pio VI nel 1780.
L'insorgere della rivoluzione francese segnò la fine dell'antica diocesi. Il vescovo ausiliare per l'Alta Alsazia, Joseph Gobel, aderì alla costituzione civile del clero e fu nominato arcivescovo costituzionale di Parigi; nel 1792 il vescovo Roggenbach dovette fuggire da Porrentruy e rifugiarsi a Bienne. Nel territorio della diocesi furono istituiti i dipartimenti dell'Alto Reno e del Monte Terribile, dove grande fu la persecuzione contro il clero refrattario (circa 600 preti), che preferì fuggire.
Come conseguenza del concordato del 1801 fra Santa Sede e Napoleone, tutto il territorio francese dell'antica diocesi entrò a far parte della diocesi di Strasburgo. In questo modo Basilea perse la maggior parte dei suoi fedeli cattolici e al vescovo Franz Xaver von Neveu non rimasero che alcune parrocchie cattoliche in territorio svizzero.[10] Inseguito dai rivoluzionari che nel frattempo avevano trasformato a loro immagine anche i cantoni svizzeri, Neveu aveva già preferito ritirarsi a Offenburg in Germania, dove rimase fino alla morte, lasciando l'amministrazione della diocesi al suo coadiutore, Glutz, e poi al provicario di Bilieux.
In forza della convenzione fra la Santa Sede e alcuni cantoni svizzeri del 26 marzo 1828[11], papa Leone XII pubblicò, il 7 maggio successivo, la bollaInter praecipua, con la quale veniva istituita la nuova diocesi di Basilea, immediatamente soggetta alla Santa Sede, con sede a Soletta, dove fu eretta in cattedrale la collegiata dei Santi Orso e Vittore. Inizialmente la diocesi comprendeva i cantoni di Lucerna, di Soletta, di Zugo e parte di quello di Berna. Nei mesi successivi aderirono alla convenzione anche i cantoni di Argovia, di Turgovia e il futuro cantone di Basilea Campagna, le cui annessioni alla diocesi di Basilea furono approvate da Roma il 30 marzo 1830[12]. Nel 1864 anche la restante parte del cantone Berna entrò a far parte della diocesi.[13] La nuova diocesi di Basilea comprese la maggior parte dei territori svizzeri dell'antica diocesi di Costanza.
Il 7 settembre 1888, in forza della bolla Ad universam catholicam di papa Leone XIII, alla diocesi di Basilea fu unita aeque principaliter la diocesi di Lugano;[14] tuttavia, per speciale disposizione pontificia, i vescovi di Basilea non esercitavano alcun tipo di giurisdizione sulla sede ticinese, che era governata direttamente da un amministratore apostolico nominato dalla Santa Sede.[15] Questa particolare situazione giuridica durò fino all'8 maggio 1971, quando in forza della bolla Paroecialis et Collegialis ebbe termine l'unione formale delle due diocesi e la sede di Lugano ebbe un proprio vescovo pleno iure.[16]
Nel 1978 aderirono alla convenzione del 1828 e dunque entrarono a far parte della diocesi di Basilea anche i territori dei cantoni di Basilea Città e di Sciaffusa.[17] Quest'ultimo già dal 1858 era dato in amministrazione ai vescovi di Basilea.
^Angelo Mercati (a cura di), Raccolta di concordati su materie ecclesiastiche tra la Santa Sede e le Autorità Civili, Roma, 1919, pp. 712-713, articoli 5 e 12.
^Sulla questione della continuità tra la diocesi di Augusta Raurica e quella di Basilea non c'è ancora chiarezza dal punto di vista storico; cfr. nota in Dizionario storico della Svizzera.
^L'atto di donazione in: Trouillat, op. cit., vol. I, p. 139.
(FR) Marius Besson, Les premiers évêques de Bâle, in «Zeitschrift für schweizerische Kirchengeschichte = Revue d'histoire ecclésiastique suisse» 12 (1918), pp. 217–225
(FR) André Chèvre, Le séminaire du diocèse de Bâle : ses origines, in «Zeitschrift für schweizerische Kirchengeschichte = Revue d'histoire ecclésiastique suisse»; prima parte: 47 (1953), pp. 25-46; seconda parte: 47 (1953), pp. 123-148