La diocesi di Lavaur (in latino Dioecesis Vaurensis) è una sede soppressa della Chiesa cattolica.
Territorio
La diocesi comprendeva parte della Linguadoca. Confinava con l'arcidiocesi di Albi, la diocesi di Castres, da cui era separata dal fiume Agout, l'arcidiocesi di Narbona, le diocesi di Carcassonne e di Saint-Papoul, e l'arcidiocesi di Tolosa.
Sede vescovile era la città di Lavaur, nell'attuale dipartimento del Tarn, dove fungeva da cattedrale la chiesa di Sant'Alano.
Nel 1768 la diocesi comprendeva 88 parrocchie.
Storia
Nel 1098 Isarno, vescovo di Tolosa e figlio di Guglielmo signore del castello di Lavaur, donò ai religiosi dell'abbazia di Saint-Pons-de-Thomières la chiesa di Sant'Alano, sulla riva sinistra dell'Agout, con il compito di restaurare la chiesa, in stato di abbandono, di costruirvi un monastero e fondare una città, che prenderà il nome di Lavaur. La chiesa di Sant'Alano divenne in seguito sede di un priorato dipendente da Saint-Pons.
Il priorato di Sant'Alano fu eretto in diocesi da papa Giovanni XXII il 26 settembre 1317 con la bolla Salvator noster.[1] Il 22 febbraio 1318, con la bolla Cum illius[2], il papa definì i confini della nuova diocesi alla quale assegnò 88 parrocchie dell'arcidiocesi di Tolosa, di cui Lavaur divenne suffraganea.
Primo vescovo fu Roger d'Armagnac, canonico di Parigi e arcidiacono di Agen, che fu consacrato vescovo il 27 gennaio 1320, che si adoperò per trasformare la chiesa di Sant'Alano in una vera e propria cattedrale. Costruita dai monaci di Saint-Pons nel XII secolo e distrutta durante la crociata albigese nel 1211, fu ricostruita a partire dalla metà del XIII secolo, e assunse definitivamente le forme attuali grazie ai lavori intrapresi dal vescovo Jean Vigier nella seconda metà del Quattrocento. Nel 1395 il capitolo dei canonici contava 12 canonici e 4 dignitari.
Nel 1368 Lavaur fu sede di un concilio interprovinciale, che vide riuniti i vescovi delle province ecclesiastiche di Narbonne, di Tolosa e di Auch. Su 30 fra arcivescovi e vescovi, solo 8 prelati furono presenti personalmente, mentre gli altri si fecero rappresentare da un delegato.
Nel XVI secolo Pierre Danès, umanista e professore al Collège de France, fu scelto dal re Francesco I come uno dei tre ambasciatori francesi presenti all'apertura del concilio di Trento nel 1545; diventato vescovo di Lavaur nel 1557 prese parte alle ultime sessioni del concilio e alle sue discussioni. In diocesi, ebbe a confrontarsi, anche duramente, contro gli Ugonotti, che devastarono la diocesi.
Nel corso del XVII secolo la diocesi visse diversi periodi di sede vacante, benché di breve durata; soprattutto perché in diverse occasioni i vescovi nominati per Lavaur non accettavano la nomina o erano trasferiti altrove prima ancora di prendere possesso della cattedra di Sant'Alano oppure ancora, nominati dal re, come da prassi, non erano graditi alla Santa Sede.
Tra i vescovi di Lavaur si possono ricordare: Charles Le Goux de la Berchère (1677-1692), che indisse una visita pastorale alla diocesi, fece predicare le missioni popolari e redasse statuti diocesani in linea con lo spirito tridentino; Victor-Augustin de Mailly (1692-1712), che nel 1703 fondò il seminario diocesano, che tuttavia non gli sopravvisse; Jean-Baptiste Joseph de Fontanges (1748-1764), che prese energicamente le difese dei Gesuiti,
Durante la rivoluzione francese fu raso al suolo il palazzo episcopale, che in origine affiancava la cattedrale. L'ultimo vescovo, Jean-Antoine de Castellane, fuggì in Spagna e poi in Italia, dove morì, dopo aver accettato a denti stretti di dare le dimissioni dalla sua sede.
La diocesi fu soppressa in seguito al concordato con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII del 29 novembre 1801 e il suo territorio incorporato in quello della diocesi di Montpellier. Quando nel 1822 fu ricostituita l'arcidiocesi di Albi la maggior parte dell'antico territorio diocesano fu incorporato in quello di Albi.
Dal 17 febbraio 1922 agli arcivescovi di Albi è concesso il titolo di vescovi di Lavaur.[3]
Cronotassi dei vescovi
Note
- ^ Testo della bolla in Gallia christiana, op. cit., Instrumenta, coll. 236-238. Cfr. Louis Caillet, La papauté d'Avignon et l'Eglise de France, 1975, p. 112.
- ^ Testo della bolla in Gallia christiana, op. cit., Instrumenta, coll. 268-271.
- ^ Decreto Castrensem et Vauriensem, AAS 14 (1922), p. 158.
- ^ Nominato vescovo a soli 18 anni, venne consacrato solamente nel 1534.
- ^ Il 12 novembre 1685 il re nominò per questa sede Esprit Fléchier, che però non venne confermato dalla Santa Sede; fu trasferito a Nîmes nel 1692.
Bibliografia
- (LA) Denis de Sainte-Marthe, Gallia christiana, vol. XIII, Parigi, 1785, coll. 331-369
- (FR) Claude Devic e Joseph Vaissète, Histoire générale de Languedoc, Tomo IV, Toulouse, Ed. Privat, 1872, seconda parte, pp. 438–440
- (FR) Annales ecclésiastiques du diocèse de Toulouse, Toulouse, 1825, pp. 162–164
- (FR) Clément Compayré, Etudes historiques et documents inédits sur l'Albigeois, le Castrais et l'ancien diocèse de Lavaur, Albi, 1841, pp. 464–471
- (FR) Roger Aubert, v. Lavaur, «Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques», vol. XXX, Paris, 2010, coll. 1196-1200
- (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Graz, 1957, pp. 560–561
- (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, p. 518; vol. 2, p. 263; vol. 3, pp. 327–328; vol. 4, p. 360; vol. 5, p. 406; vol. 6, p. 433
- (LA) Bolla Qui Christi Domini, in Bullarii romani continuatio, Tomo XI, Romae, 1845, pp. 245–249
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