I sostenitori del padre, Giovanni, il 28 ottobre 1216, si raccolsero a Gloucester, assieme a molti altri nobili di rango inferiore, provenienti da tutta l'Inghilterra e, decidendo che il figlio non avrebbe dovuto pagare per le colpe del padre, incoronarono il giovane Enrico.
I ribelli erano apparentemente avvantaggiati ma i realisti avevano ottimi comandanti ed eminenti personalità a sostegno di Guglielmo il Maresciallo, mentre il legato pontificio, Guala Bicchieri, su disposizione del papa Onorio III[5] identificò la causa di Enrico come la causa della Chiesa. Luigi rientrò in Francia per due mesi (da febbraio ad aprile 1217) e quando tornò trovò la situazione peggiorata. Guglielmo il Maresciallo, con il supporto del Guala era riuscìto a sconfiggere i rivoltosi ma Luigi non era ancora sconfitto; solo all'inizio dell'estate la flotta francese fu distrutta in una feroce battaglia, nella Manica, per cui Luigi non poté più ricevere rinforzi e fu costretto a rinchiudersi in Londra. Guglielmo allora iniziò delle trattative e col trattato di Lambeth del 1217 siglato con Luigi (il futuro Luigi VIII) mise fine alla prima guerra baronale, e segnò la rinuncia definitiva di Luigi al trono inglese, che con una clausola segreta venne compensato con 10000 marchi; inoltre tutti i combattenti dovevano rientrare in possesso dei loro feudi e i sostenitori di Luigi dovevano giurare fedeltà ad Enrico.
La coppia Guglielmo il Maresciallo e Guala Bicchieri governò in vece di Enrico, mentre il vescovo di Winchester, Pietro de Roches, dall'estate del 1217, a seguito del rientro in Angoulême di Isabella d'Angoulême, la madre di Enrico, era diventato il custode della persona del re. Il Guala fu sostituito, nel settembre del 1218, come legato pontificio dal vescovo di Norwich, Pandolfo Verraccio, che, dall'anno seguente, per la morte di Guglielmo il Maresciallo, governò con la collaborazione di Pietro de Roches e del Gran Giustiziere, Uberto di Burgh[6], che rimasero soli dopo la partenza di Pandolfo per il Poitou, nel 1221. Dopo però che Enrico aveva raggiunto la maggior età, nel 1223, Uberto rimase l'unico consigliere del re. Le ribellioni che avvennero a partire da quello stesso anno, probabilmente erano fomentate da Pietro de Roches, che non gradiva l'eccessivo potere del Gran Giustiziere, che però, nonostante qualche sconfitta, riuscì a mantenere la carica e a governare, in accordo con Enrico.
Enrico III e gli Ebrei
Durante la minor età di Enrico la condizione degli ebrei nel regno d'Inghilterra migliorò, ma con l'inizio del suo dominio personale le tasse per gli ebrei furono maggiorate, fino ad arrivare ad un livello insostenibile, con un effetto controproducente. Ad un certo punto il gettito cominciò a calare, sino al punto che il rappresentante delle comunità ebraiche, il Presbiter Iudaeorum, Elia, chiese a Enrico il permesso che il suo popolo potesse lasciare il paese, perché non avevano più nulla con cui pagare; il permesso fu rifiutato ed Enrico diede gli ebrei in pegno a suo fratello, Riccardo di Cornovaglia. Nello stesso tempo anche la discriminazione religiosa era aumentata, con conseguenti vessazioni, false accuse e uccisioni; da alcune città gli ebrei vennero banditi e specialmente dopo lo scoppio della guerra dei baroni i massacri di ebrei aumentarono in tutto il regno.
Statua di Enrico III sulla facciata della Cattedrale di Salisbury.
Alla morte di suo padre, Giovanni, il Poitou era stato perduto (ad eccezione di La Rochelle), mentre la Guascogna e l'Aquitania erano notevolmente ridotte di dimensioni. Nel 1224, alla scadenza della tregua quadriennale anglo-francese, il re di Francia, Luigi VIII, dopo aver radunato l'esercito a Tours, in giugno, occupò tutto il Poitou e parte della Guascogna, attorno a Bordeaux. Nel 1229, venne stipulata un'alleanza col duca di Bretagna, Pietro I e con il patrigno di Enrico, Ugo X di Lusignano[7], il più potente[8] feudatario del Poitou.
Pietro I di Bretagna aveva l'appoggio del conte di Champagne e futuro re di Navarra, Tebaldo e del conte di Tolosa, Raimondo VII, che facevano opposizione a Bianca. Enrico III sbarcò in Bretagna e nel maggio del 1230 si mosse ma fu subito bloccato, prima di entrare nel Poitou, dalle truppe francesi, a cui Bianca in giugno inviò dei rinforzi, mentre Ugo X evitò di intervenire, in quanto doveva fronteggiare una ribellione interna. Enrico allora fece una scorreria in Guascogna, per poi tornare a Nantes e da qui il 27 ottobre si reimbarcò per l'Inghilterra.
Enrico III sbarca in Aquitania, da un'illustrazione del XV secolo.
Enrico III sbarcò[9] a Royan, il 12 maggio 1242, con sette conti e trecento cavalieri, e dopo aver messo insieme un esercito, composto dai ribelli del Poitou dai nobili guasconi e dai suoi trecento cavalieri, il 21 luglio 1242 al ponte di Taillebourg di fronte all'armata avversaria (battaglia di Taillebourg)[10], si ritirò, senza combattere, entro le mura di Saintes.
Il giorno dopo gli inglesi e i guasconi tentarono una sortita, ma si ritirarono subito dopo, per cui i ribelli del Poitou, tra cui Ugo X di Lusignano e Isabella d'Angoulême, assieme ai loro figli, si rassegnarono a sottomettersi ad Alfonso, il nuovo conte di Poitiers, mentre a settembre Enrico III fece ritorno in Inghilterra. A Enrico III, in terra di Francia, era rimasta solo la Guienna e non si comportava più da vassallo del re di Francia. La pace tra il regno di Francia e quello d'Inghilterra fu conclusa, il 28 maggio 1258 e ratificata a Parigi, nel 1259: Enrico III, mentre rinunciava definitivamente al ducato di Normandia, alle contee del Maine, d'Angiò, di Turenna e di Poitiers, si riconobbe nuovamente vassallo di Luigi IX per i suoi feudi francesi, mentre Luigi IX riconsegnava ad Enrico III alcuni territori sottrattigli in Aquitania e Guascogna e gli concedeva il diritto a succedere a suo fratello Alfonso nella contea di Poitiers.
Lotte di potere, ribellioni e movimento baronale (1258-1267)
Dopo che nel 1228 una spedizione inglese contro Llyvelyn, re di Snowdonia, nel Galles si era risolta in un fallimento, nel 1231, Llyvelyn aveva fatto una scorreria in terra inglese sconfiggendo re e Gran Giustiziere e, nel 1232, i baroni avevano rifiutato il loro aiuto per una nuova spedizione contro il Galles, le quotazioni di Uberto di Burgh cominciarono a calare e, nel 1234, Uberto fu messo al bando e dopo la cattura imprigionato a Devizes. Però la vittoria di Pietro de Roches e dei suoi accoliti detti i Poitevin (quasi tutti originari del Poitou) scatenò una ribellione dei baroni, che appoggiata dalla Chiesa obbligò il re a liberare Uberto, restituendogli tutti i suoi feudi, ma non l'incarico di Gran Giustiziere che fu soppresso.
Di fronte al crescente potere della burocrazia che dipendeva esclusivamente dal re, i baroni di tanto in tanto chiedevano il ripristino della Magna Charta. Nell'aprile del 1258, riunitisi in parlamento a Londra, i baroni chiesero il bando dei Poitevin e la nomina di una commissione di riforma di 24 membri. A giugno il parlamento presentò le sue richieste, che sono note come le Disposizioni di Oxford, approvate da Enrico III, che limitarono la presenza degli stranieri nella burocrazia e ridiedero importanza alle cariche che richiedevano l'approvazione baronale, compresa la carica di Gran Giustiziere che fu reintegrata. Ma già dall'anno successivo cominciarono le divergenze tra Enrico III e Simone V di Montfort, il più autorevole dei baroni. Nel maggio del 1262, il re disconobbe gli Statuti, che però furono rimessi in vigore all'inizio del 1263, fino a che la corte di Parigi[13] li disconobbe nel 1264. Simone di Montfort aveva capito che solo con la guerra si sarebbero risolte le profonde divergenze tra baroni e casa reale; nel frattempo il figlio di Enrico III, Edoardo si era procurato il sostegno delle marche del Galles. Dopo una prima vittoria, nella battaglia di Lewes, il 14 maggio 1264, Simone assunse il governo del regno e il 20 gennaio 1265, convocò il parlamento che decretò senza l'assenso del re.
Mentre Simone V si occupava del Galles il principe Edoardo prese l'iniziativa e si impossessò di Gloucester; allora Simone chiese l'aiuto del figlio, Simone VI di Montfort (questi scappò dall'Inghilterra per rifugiarsi in Italia, nel 1271 fu scomunicato per aver ucciso il cugino in una chiesa e morì nello stesso anno), che si mise in marcia con le sue truppe, ma a Kenilworth, prima di ricongiungersi al padre, fu sconfitto da Edoardo, che poi, il 4 agosto, sconfisse e uccise Simone V, nella battaglia di Evesham. Anche dopo la morte di Simone V, che, pur sconfitto, era riuscito a fare avanzare le istanze del governo inglese a livello locale, la rivolta continuò e terminò solo nel 1267.
Le descrizioni che i suoi contemporanei ci hanno lasciato di Enrico III Winchester lo dipingono come un uomo di statura e corporatura media; da giovane era piuttosto snello, ma invecchiando il suo fisico s'appesantì. Aveva una lieve imperfezione costituita da un occhio semichiuso, ma per il resto d'aspetto gradevole e perfino bello. Le miniature e le statue che lo raffigurano lo mostrano sempre con un'espressione corrucciata e meditabonda, a volte quasi sofferente.
Enrico III viene descritto come un uomo semplice, dalla mentalità un po' ristretta, devoto alla chiesa ma senza bigotteria. Il sovrano era felicemente sposato (dal 1236) con Eleonora di Provenza e prontissimo a mostrarsi generoso con i parenti della sposa. Unico lato sofisticato del carattere di quest'uomo semplice fu l'amore per le belle arti di cui fu uno dei più grandi conoscitori e mecenati della sua epoca. Enrico III si circondò di un vero stuolo di artigiani e artisti d'ogni genere che trattava con grande familiarità.
^Con le Disposizioni o statuti di Oxford, Enrico III accettò il principio che i baroni (il parlamento per ora composto di soli baroni, poi composto da altre classi sociali) potessero controllare l'operato della corte reale.
^Che un bambino divenisse re d'Inghilterra non accadeva dai tempi di Etelredo II d'Inghilterra detto l'Inetto che fu re d'Inghilterra nel 978 all'età di dieci anni.
^Ugo, che nel 1219, alla morte del padre, era diventato il conte de La Marche, Ugo X, nel 1220 aveva sposato la sua vecchia fidanzata, la madre di Enrico III, Isabella d'Angoulême, ed insieme avevano fatto pressione sul giovane re, affinché restituisse alla madre l'Angoulême, di modo che l'unione dei feudi de La Marche ed Angoulême, facesse della coppia, i feudatari più potenti d'Aquitania. Il governo inglese qualche tempo dopo, cedette anche per paura di un possibile accordo tra i Lusignano e il nuovo re di Francia, Luigi VIII
^Alfonso conte di Poitiers, con l'aiuto del fratello, Luigi IX il Santo, aveva messo insieme un esercito che, nella primavera del 1242, aveva occupato rapidamente alcune roccaforti del Poitou.
^Nel 1229, Enrico III, invece aveva spronato, senza successo, il cugino, Ottone di Brunswick, ad accettare la carica in contrapposizione all'imperatoreFederico II.
^I baroni inglesi e Enrico III, tanta era la stima che avevano nel re di Francia, Luigi IX, che gli avevano affidato il giudizio sugli statuti di Oxford
^Il corpo di Enrico III nell'attesa che il suo sarcofago fosse completato fu deposto nella tomba di Edoardo il Confessore.
Bibliografia
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