Figlio dell'ebanista Giovanni e di Anna Bonsignore, nacque e visse sulla Via Ferdinandea, l'attuale Via Garibaldi.
Allievo dapprima del pittore Michele Panebianco, dal 1867 si trasferì a Roma dove fu allievo di Giulio Monteverde. In seguito lavorò in tutta Italia ma soprattutto tra Roma e la sua Messina[1].
Sue opere sono alcune statue del 1910 nel salone interno dell'Altare della Patria a Roma e il monumento (1898) a Luigi Orlando posto all'ingresso principale del Cantiere a Livorno.
Un'altra sua opera di sicura attribuzione, perché firmata sul retro Lio Gangeri scolpì a Palermo 1868, è un busto marmoreo sempre di Luigi Orlando che fu ritrovato casualmente nel 1996 nelle soffitte del cantiere livornese durante un intervento di manutenzione del tetto. Subito dopo un parziale ma preciso restauro fu collocato nella sala del consiglio di Direzione dove dovrebbe trovarsi tuttora sotto il vincolo della Soprintendenza alle Belle Arti.
^Il decreto è del 27 aprile 1868, mentre il "ricco mausoleo" nell'avancorpo del famedio è del 6 luglio 1880 (in Attard, Messinesi insigni..., 2ª ed. 1991, pp. 15-16 e 70).