Passaggio al PSI e l'attività politica socialista e radicale
Due anni dopo fu il primo firmatario di una proposta di legge intenta a legalizzare il divorzio, ma su suggerimento di Nenni decise inizialmente di non sottoporre la sua proposta all'esame in parlamento.[1]
Sempre rieletto alla Camera dei deputati, nel 1970 egli ruppe gli indugi e propose la possibilità di divorziare per gli italiani insieme al collega liberaleAntonio Baslini. Nonostante l'opposizione della Democrazia Cristiana, Fortuna incassò l'appoggio del PCI, del Partito Radicale, del PLI e della sinistra: il 1º dicembre dello stesso anno la proposta di legge "Fortuna-Baslini" fu approvata con 325 sì (e 283 no) alla Camera e 164 sì (e 150 no) al Senato della Repubblica. Sempre nel corso della V legislatura (1968-1972) si occupò della revisione del diritto di famiglia e chiese l'abolizione degli annullamenti automatici dei matrimoni ad opera del Tribunale della Rota Romana.[1]
Successivamente la DC, nel tentativo di abolire l'istituto del divorzio, promosse un'iniziativa referendaria volta ad abrogare la legge Fortuna: il referendum abrogativo si tenne il 12 e il 13 maggio 1974 e vide prevalere i no col 59,3% dei voti, a fronte di un'affluenza alle urne pari all'87,7%. Durante la campagna elettorale Fortuna si legò umanamente e politicamente al leader radicale Marco Pannella: da qui la sua scelta di avere la "doppia tessera" del PSI e del PR.[1]
Nella successiva legislatura (1972-1976) il deputato socialista fu autore della prima proposta sulla depenalizzazione dell'aborto: anche su questa proposta la DC propose un referendum da svolgere il 17 maggio 1981, dove le tesi di Fortuna ottennero l'appoggio del 67,9% della popolazione. Un anno prima egli aveva suggerito una serie di modifiche alla legge sul divorzio, con una separazione necessaria ridotta a due anni (senza opposizione di uno dei due), rispetto ai cinque previsti.[1]
Più tardi, nel 1984, chiese alcune modifiche e integrazioni alla legge sulla cooperazione dell'Italia con i paesi in via di sviluppo e sugli interventi contro la fame nel mondo. Sempre nel 1984 Loris Fortuna si batteva nel chiedere norme sulla tutela della dignità del malato e la disciplina dell'eutanasia passiva. Poco prima di morire il politico friulano chiese a Bettino Craxi, che lo aveva appena nominato Ministro delle politiche comunitarie, di raggiungere un'intesa elettorale coi radicali.[1]
Il suo nome tornò a circolare nell'ambiente politico nel 2005 allorché, a seguito dell'alleanza tra radicali e SDI (Rosa nel Pugno) il vecchio amico Pannella lo accostò a Tony Blair e José Luis Rodríguez Zapatero come esempio da seguire all'interno della tradizione laico-socialista.[4]