Margherita nacque a Oudenaarde, nelle Fiandre, dall'imperatore Carlo V e dalla sua amante Giovanna van der Gheynst, figlia di un lavorante di arazzi. Fu battezzata nella Chiesa di Nostra Signora di Pamele e cresciuta a Bruxelles, sotto la supervisione di Margherita d'Asburgo, governatrice dei Paesi Bassi meridionali e di Maria d'Asburgo, ex regina d'Ungheria, rispettivamente zia e sorella di Carlo V, all'interno della famiglia di Andries Douvrin, signore di Drogenbos e Sint-Martens-Bodegem. Fu legittimata dal padre ed educata secondo i dettami previsti dal suo rango.
In un'epoca caratterizzata da guerre politiche e di religione che infiammavano l'intero continente, essa divenne una pedina fondamentale nel gioco delle alleanze. Ben due papi, Clemente VII e Paolo III la legarono al papato e alle loro famiglie.
Il loro matrimonio, celebrato a Firenze il 13 giugno 1536[2], non fu felice a causa del carattere e della sregolatezza del marito[3]. Comunque, nel 1537 Alessandro fu assassinato dal cugino Lorenzino de' Medici[4] e così Margherita rimase vedova, senza aver generato figli[5].
Secondo matrimonio
Sebbene chiesta in moglie da Cosimo I de' Medici, erede politico del defunto marito di Margherita e futuro Granduca di Toscana, la proposta venne rifiutata dal padre di lei e Margherita si preparò quindi a rientrare in Austria[6].
Tuttavia papa Paolo III, nel 1538, chiese la sua mano per il nipote Ottavio, figlio di Pier Luigi Farnese e duca ereditario di Castro. Ma Margherita, allora diciassettenne, dopo essere stata Duchessa di Firenze, aspirava a ben altro che a sposare Ottavio che aveva solo quindici anni.
Margherita non amava Ottavio e non lo riteneva degno dei suoi natali, anche se il papa cercava di accumulare su di lui onori, cariche e ricchezze, conducendo un'accorta politica matrimoniale[7]. Dovendo, tuttavia, cedere per ragioni di Stato, si presentò a Roma vestita di nero vedovile palesando a tutti che tale imposizione non le piaceva.
Il matrimonio fu celebrato il 4 novembre nella Cappella Sistina alla presenza del papa stesso. Paolo III si adoperò affinché venisse risolta in favore della nipote acquisita anche la questione della liquidazione dei beni di proprietà di Alessandro de' Medici presenti a Roma (tra i quali la famosa Villa Madama, che da lei prese il nome, a Monte Mario).
L'unione non si rivelò, inizialmente, felice, sia a causa di Margherita che cercò in tutte le maniere di non consumare[8] il matrimonio e che sognava continuamente la corte medicea, sia a causa della scarsa comprensione e della mancanza di delicatezza di Ottavio. Secondo i dispacci che aggiornavano Carlo V sul vissuto della coppia sembra che Paolo III e Pier Luigi facessero di tutto per risollevare Margherita, mentre Ottavio conduceva una vita notturna certamente non degna di un nipote del papa; fu il periodo durante il quale a Palazzo Madama le offriva assistenza spirituale Ignazio di Loyola[9], che sarebbe stato poi ricambiato con il patronato che ricevette per l'apertura della Chiesa di Santa Marta al Collegio Romano[10].
Margherita rimase duchessa di Castro fino al 1547, anno dell'uccisione del suocero Pier Luigi: Ottavio, scampato alla morte in quell'occasione per la decisione dei congiurati[13] di attenderne la partenza da Piacenza, assunse la carica di duca di Parma.
Il 1547, anno nefasto per la morte di Pier Luigi, fu invece l'anno in cui la coppia Margherita-Ottavio si rinsaldò: il coraggio dimostrato da Ottavio nel riconquistare Parma quando sia l'imperatore, sia il papa erano contro di lui portarono Margherita a schierarsi decisamente in favore del marito, con il quale subentrò un'intesa amichevole e comprensiva[14].
Durante la guerra di Parma combattuta tra Ottavio, alleato del re di Francia, e il papa, alleato di Carlo V, la presenza di Margherita, che non volle abbandonare la città, fu di conforto per i parmensi. Dopo la guerra, l'imperatore, sentendo la morte avvicinarsi, raccomandò Margherita al figlio Filippo II di Spagna, che attuò una politica di avvicinamento al Duca di Parma.
Tra gli accordi che furono presi ci fu la clausola che il figlio Alessandro doveva essere posto sotto la tutela del Re di Spagna. Nel 1556 Margherita in persona accompagnò Alessandro a Bruxelles, dove si trovava Filippo II.
Governatrice dei Paesi Bassi
Nel 1559, Filippo II la nominò Governatrice dei Paesi Bassi, che erano in rivolta contro la dominazione spagnola. Margherita partì da Piacenza il 25 maggio tra le acclamazioni della folla. Quando giunse a Gand il Re la presentò agli Stati Generali e le conferì pieni poteri: «con l'arrivo di Margherita d’Austria, la duchessa di Parma figlia bastarda (di madre fiamminga) di Carlo V, gli Stati generali delle province unite non erano ancora “rivoluzionari”»[15] ed ella cercò una mediazione per evitare che scoppiasse una rivolta, mitigando la politica anticalvinista portata avanti da Filippo II, con la speranza di avvicinare gli elementi più moderati della società fiamminga all'autorità reale.
Si arrivò a un conflitto, che terminò in suo favore: vennero ristabiliti l'autorità reale e il culto cattolico, ma nell'ambito della scelta di Margherita di Parma di allearsi con la classe dirigente conservatrice olandese, a costo di concessioni sull'ortodossia religiosa[16].
Tale scelta fu ostacolata dal grande inquisitore, Antoine Perrenot de Granvelle, che, interferendo coi poteri della reggente, rese «assai più debole l'autorità del governo centrale. E in seno agli Stati Generali di Bruxelles, la presenza, numericamente accresciuta, di prelati cattolici, suscitò le ire dell'alta nobiltà, predisponendola alla rivolta. Grozio, a commento di questa crisi costituzionale, ha parole di stima per Margherita e per il suo operato. Ella non solo represse l'iconoclastia, ma tentò anche di mediare fra il Re e la “lega dei grandi”, formatasi nel 1562, sotto la guida di Guglielmo, di Lamoraal, conte di Egmont e di Philippe de Montmorency, conte di Horn. Quando, nel 1564, date le dimissioni, Granvelle se ne partì per Roma, insieme al suo segretario personale Giusto Lipsio, la situazione parve normalizzarsi. Scrive Grozio “(…) alta pax erat” e tale sarebbe forse rimasta, grazie a un accordo al vertice fra la reggente e i nobili. Nel 1566, dopo che l'anno prima era fallita la missione di Egmont a Madrid, Margherita chiese energicamente a Filippo II di mitigare le norme a carico degli eretici. Ma tutto fu inutile. II Re, temendo forse una congiura, obbligò Margherita a ritirarsi e inviò nelle Fiandre il Duca d'Alba, con l'incarico di ripristinare l'ordine»[17].
Pertanto nel 1568 Margherita si rassegnò a chiedere il termine del mandato, a causa dei contrasti col fratello e soprattutto per la politica aggressiva del nuovo inviato di Filippo, il Duca d'Alba, che alla sua partenza la sostituì nel governo delle Province Unite.
Tornò ancora per un breve periodo, dal 1579 al 1581 nelle Fiandre, dove affiancò il figlio Alessandro come Governatrice, ma a causa della sua ostilità, Filippo II ne revocò la nomina il 13 dicembre 1581.
Rientro negli "Stati farnesiani"
Nel 1568 fece ritorno in Italia per stabilirsi nei suoi feudi abruzzesi che cominciò ad amministrare direttamente[18]. Dopo un breve soggiorno a Leonessa decise di dimorare a Cittaducale, dove si trattenne fino al 1572, per poi trasferirsi all'Aquila di cui era stata nominata Governatrice. Durante il periodo trascorso a Cittaducale, Margherita diede ulteriori prove delle sue eccellenti capacità amministrative, dando impulso all'economia locale e alla cultura e risolvendo delicate questioni territoriali[19].
A Cittaducale risiedette nel Palazzo della Comunità, che per l'occasione venne ristrutturato dall'architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, mentre nel capoluogo abruzzese trovò residenza nel rinnovato Palazzo che da lei prende il nome, opera di Girolamo Pico Fonticulano.
All'Aquila la "Madama" come veniva soprannominata, riunì attorno a sé nel Palazzo del Capitano, un vasto stuolo di artisti e di intellettuali, tra cui Andrea Alfieri, Sebastiano Marchesi, Francesco De Marchi, il primo scalatore del Gran Sasso attestato, il matematico Girolamo Pico Fonticulano, che progettò per lei l'attuale Palazzo Margherita, ricavato dalla storica sede del capitano Regio. Margherita per l'attività economica all'Aquila fece costruire anche una grande masseria presso località Pile, detta "La Cascina".
Morì in questa città all'età di 64 anni, lo stesso anno di suo marito, il 1586. Una targa ricorda il luogo di morte, il Palazzo Mancini Riccardi presso la piazza San Tommaso, storica sede dei signori e sindaci di Ortona dal XIII secolo.
Oltre a un genuino interesse per la musica[20] e l'arte[21], Margherita era molto affezionata a un cofanetto di gioielli, cammei, gemme e altri preziosi ricevuti dal primo marito Alessandro: tra queste gemme ce n'erano molte già appartenute a Lorenzo il Magnifico, nonché altre frutto degli scavi archeologici romani[22]. Si trattava di scavi che i Medici avevano patrocinato sin dai tempi di Alfonsina Orsini e che avevano spaziato fino a Campo Marzio, dove era stato trovato il gruppo dei sei barbari inizialmente identificato per errore come degli Orazi e Curiazi[23]: tra di essi, vi era il Gallo ferito, che, in realtà «proveniente con le altre tre figure di combattenti caduti (Perseo, Gigante e Amazzone) dall’ex voto di Attalo a Pergamo».[24], confluì nelle raccolte della famiglia Farnese[25].
Infatti, nel 1587, dopo la morte della duchessa di Parma, i pezzi archeologici raccolti dai Medici, fin lì conservati a Palazzo Madama da Margherita d’Austria, vennero trasferiti a palazzo Farnese, seguendo le vicende della famiglia. Come per gli incarti di famiglia[26], anche queste opere d'arte andarono a Parma e approdarono infine a Napoli[27]: per questa ragione la più bella glittica appartenuta ai Medici si trova oggi al Museo archeologico nazionale di Napoli.
Nella cultura di massa
Francesco Serdonati la annoverava, già nel corso del secolo in cui visse, tra le encomiabili sovrane e principesse del tempo[28]. Ma già in vita, il De nobilitate et praecellentia foeminei sexus di Cornelio Agrippa di Nettensheim, redatto nel 1509 e stampato per la prima volta ad Anversa nel 1529, reca la dedica a Margherita d’Austria[29].
A Margherita piaceva chiamarsi e farsi chiamare "Madama". Per tale motivo il suo palazzo romano, ereditato dai Medici, si chiama Palazzo Madama e per lo stesso motivo ci sono una Villa Madama a Monte Mario e un paese nella città metropolitana di Roma, Castel Madama, dove ogni anno nella seconda settimana di luglio si celebra in suo nome il Palio di Madama Margherita.
Anche il palazzo dove risiedette all'Aquila è chiamato ufficialmente Palazzo di Madama Margherita o Palazzo Madama, ma è meglio noto come Palazzo Margherita[30].
Il nome delle Montagne della Duchessa, nelle quali è stata istituita l'omonima Riserva regionale Montagne della Duchessa per opera della Regione Lazio, è un omaggio proprio a Margherita d'Austria da parte dell'ingegnere bolognese Francesco De Marchi, incaricato di tracciare la cartografia della zona[31].
Discendenza
Margherita non ebbe figli dal suo primo matrimonio.
Margherita e Ottavio Farnese ebbero invece due figli gemelli:
Carlo Farnese (27 agosto 1545 - settembre 1545). Morto infante.
Alessandro Farnese (27 agosto 1545 - 3 dicembre 1592), III Duca di Parma e Piacenza. Sposò Maria d'Aviz, nipote di Manuele I del Portogallo, ed ebbe da lei una figlia e due figli. Dopo essere rimasto vedovo, ebbe anche una figlia naturale.
^Parla di "excepcional figura de la italianizada hija natural de Carlos V Margarita de Austria" Hernando Sánchez, Carlos José, Dominar y obedecer : la nobleza italiana en el gobierno de la Monarquía de España, Cheiron : materiali e strumenti di aggiornamento storiografico : 53-54, 1-2, 2010, p. 29 (Roma : Bulzoni, 2010).
^“[Le Carte Strozziane Del R. Archivio Di Stato in Firenze, Inventario Pubblicato Dalla R. Soprintendenza Degli Archivi Toscani (Continued)].” Archivio Storico Italiano, vol. 7, no. 123, 1881, p. 72.
^M. Bellardini, Margherita d’Austria, sposa e vedova del duca Alessandro de’ Medici, in S. Mantini (dir.), Margherita d’Austria (1522-1586): costruzioni politiche e diplomazia tra corte Farnese e monarchia spagnola, Roma, 2003, p. 25-54. Nello stesso volume, si veda anche il contributo di Brunelli, Tra eretici e gesuiti. I primi anni di Margherita a Roma, pp. 65-83.
^Previo soggiorno a Pisa e a Prato, rientrò a Roma sotto la protezione imperiale: v. Rouchon Olivier, Le duc, le capitaine et les Pisans: lectures d'un procès politique (Florence, 1542), MEFRIM: Mélanges de l'École française de Rome : Italie et mediterranée : 122, 1, 2010, p. 57.
^"Il Farnese e l'Asburgo si accordarono per il matrimonio dei rispettivi figli, Ottavio e Margherita, dimostrando una ricerca dell'intesa per via diplomatica che non fece che esasperare l'irrequietezza del Colonna, sempre più isolato nella sua strategia di contrapposizione frontale al pontefice": Michele Camaioni, Riforma cappuccina e riforma urbana: esiti politici della predicazione italiana di Bernardino Ochino, Rivista di storia della Chiesa in Italia : 1, 2013, p. 88 (Milano : Vita e Pensiero, 2013).
^"Essa rifiutò «per qualche tempo coricarsi col marito per vedere le cose di qua andar poco alla volta dell’imperatore» salvo cambiare opinione quando Ottavio si riavvicinò al suocero": così Angelantonio Spagnoletti, Le dinastie italiane nella prima età moderna, Il Mulino, 2010, 161, secondo cui "finché il marito non divenne duca di Parma fu rosa dalla gelosia nei confronti del cognato Orazio che aveva sposato Diana, la figlia naturale di Enrico II di Valois".
^Hugo Rahner, Saint Ignatius Loyola. Letters to Women (Freiburg: Herder, 1960), pp. 75–92.
^Robert Aleksander Maryks, The Jesuit Order as a Synagogue of Jews, Brill (2010), p. 61.
^Il Battesimo di Alessandro Farnese in una lettera di Francesco Franchino, in Studi in onore di Alberto Spigaroli, a cura di V. Anelli, Piacenza 2007, 39-46.
^Durante i quali Margherita, indignata per la politica filofrancese del suocero e di papa Paolo III, si sarebbe schierata con il padre dichiarando: "Se Sua Maestà vince e non si vendica di tanta ingratitudine, mi faccio turca!": Ferdinand de Navenne, PIER LUIGI FARNÈSE (Suite et fin), Revue Historique, T. 78, Fasc. 1 (1902), p. 10.
^Consapevoli della "follia" di uccidere il genero dell'imperatore Carlo V, secondo Ferdinand de Navenne, PIER LUIGI FARNÈSE (Suite et fin), Revue Historique, T. 78, Fasc. 1 (1902), p. 33.
^Margherita d’Austria e i Farnese negli anni romani (1538-1550): nuovi documenti, in Roma y España. Un crisol de la cultura europea en la Edad Moderna, a cura di C. J. Hernando Sánchez, Madrid 2007, 267-79.
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^«L'altro importante ritrovamento avvenuto a Roma nel 1545 presso la Chiesa di S. Biagio de Montibus sull'Esquilino (…), ed anch'esso passato in proprietà Farnese, comprendeva una ricca serie di gemme e oggetti (…): un vasetto d'agata come un bicchiere; un vaso d'agata piccolino; tre vasi di agata rotti in pezzi; un bicchiere di madreperla; una cicala in cristallo; un vasetto in cristallo; un coperchio in cristallo; un bichiero di cristallo; un catino piccolo di cristallo; un vasetto di agata; una taxa di cristallo»: Aa.Vv., A proposito di un recente studio sui vasi antichi in pietra dura, in Archeologia classica: rivista del dipartimento di scienze storiche archeologiche e antropologiche dell'antichità, XXVII, 1, 1975, p. 367.
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^Mozzetti Francesco, Mélanges - Il Camerino Farnese di Annibale Carracci, MEFRIM: Mélanges de l'École française de Rome : Italie et mediterranée : 114, 2, 2002, p. 835.
^Sulla fusione dei tesori medicei e Farnese, appartenuti alla Madama, v. Carlo Gasparri, A proposito di un recente studio sui vasi antichi in pietra dura, Archeologia classica: rivista del dipartimento di scienze storiche archeologiche e antropologiche dell'antichità : XXVII,1,1975, p. 367 (Roma: "L'Erma" di Bretschneider, 1975).
^Si tratta degli archivi farnesiani, la cui maggior parte fu distrutta nell'ultima guerra mondiale: v. Carlo Fornari, Margherita d'Austria e di Parma, Diabasis, 2017, p. 96.
^Bulletin de correspondance hellénique, Auteur: École française d'Athènes, Éditeur: Thorin (Paris) - Perris (Athēnai), 1889, p. 126 (Le guerriere de Delos).
^Unitamente a Caterina de’ Medici regina di Francia, Caterina duchessa di Retz, Maria figlia di don Duarte del Portogallo, duchessa di Parma e moglie di Alessandro Farnese, Giovanna d’Austria moglie del defunto granduca Francesco de’ Medici ed alla granduchessa Cristina di Lorena: Cfr. Francesco Serdonati, Libro di Giovanni Boccaccio ‘Delle donne illustri’..., Firenze, 1596, p. 671-676.
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