Ricevette la prima formazione umanistica a Roma. I suoi precettori furono l'umanistaPomponio Leto per le lettere antiche, la storia e la cultura classica e lo scienziato Alberto Piglio per le discipline matematiche e scientifiche. Ma nella "Città eterna" la sua condotta fu riprovevole. Dopo essere stato per un certo periodo in carcere, venne allontanato dall'Urbe. La famiglia lo inviò alla corte di Lorenzo de' Medici. A Firenze poté assistere alle lezioni di Marsilio Ficino, conobbe Giovanni Pico della Mirandola e incontrò il fior fiore dei rampolli della nobiltà italiana: futuri papi, re, duchi, cardinali, artisti, letterati e poeti. Alla corte medicea fece anche la conoscenza di Giovanni e Giulio de' Medici (entrambi lo precederanno come papi).
Nel 1513 fu avviata la costruzione di Palazzo Farnese a Roma. Non era presente a Roma nei giorni del sacco dei lanzichenecchi (1527). Nel settembre dello stesso anno si stabilì a Parma, della cui diocesi era vescovo. Il 1º giugno 1528 entrò con il papa Clemente VII a Viterbo[3]. Il 13 dicembre 1532 accompagnò Carlo V d'Asburgo nel suo ingresso a Bologna, dove incontrò il papa Clemente VII[4].
Alessandro Farnese fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1519 e fu consacrato vescovo il 2 luglio successivo dal papa Leone X. Celebrò la sua prima Messa il 29 ottobre dello stesso anno[5]. Nel 1512 fu tra i rappresentanti del papa al Concilio Lateranense V.
Come vescovo di Parma tenne un sinodo nella città ducale, dove incominciò ad applicare i decreti del concilio lateranense[6].
La sua influenza si accrebbe nel tempo. Pose la tiara papale sul capo di Leone X nel 1513 e presenziò alla cerimonia di incoronazione di Carlo V d'Asburgo a imperatore nel 1530.
Cronologia incarichi
1491: primo incarico nella Curia romana: segretario e protonotario apostolico;
1492: tesoriere della Curia romana;
22 giugno 1492: canonico del capitolo della chiesa di San Lorenzo a Viterbo;
20 settembre 1493: è creato cardinale (età: 25 anni). Vestirà la porpora per 41 anni;
19 maggio 1517: si insedia la commissione incaricata di scoprire la verità sul tentato avvelenamento del papa Leone X. L'accusato è il cardinale Alfonso Petrucci. Tra i membri della commissione figura Alessandro Farnese;
4 novembre 1517: Farnese partecipa alle riunioni preparatorie per l'indizione di una crociata contro il Sultano turco;
24 gennaio 1530 – 17 maggio 1532: amministratore della diocesi di Bitonto;
15 gennaio 1532: è nominato ambasciatore pontificio in Germania e per le città di Münster e Colonia; il suo compito è ricomporre i dissidi in corso tra le chiese locali;
6 settembre 1533: è nominato consigliere del papa;
Al conclave parteciparono 33 cardinali.
Alessandro Farnese fu eletto papa il 13 ottobre 1534 nel Palazzo Apostolico. Il conclave durò 48 ore: dall'11 al 13 ottobre.
Con i suoi 66 anni era il decano del Sacro collegio.
Fu incoronato il 3 novembre successivo dal cardinale Innocenzo Cybo.
Paolo III perseguì una politica di terzietà nelle guerre tra l'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d'Asburgo e il re di Francia Francesco I. Incoraggiò entrambi i sovrani nella lotta contro la diffusione del protestantesimo (degli Ugonotti in Francia e dei Luterani in Germania), anche se Francesco I fu alleato dei Luterani in funzione anti-asburgica.
Il 17 dicembre 1538 il pontefice scomunicò il re d'InghilterraEnrico VIII e lo pose sotto interdetto. Successivamente tentò di formare una coalizione di re cattolici contro l'Inghilterra, ma i monarchi dei due principali stati dell'epoca (Francia e Impero), in contrasto tra loro, ne impedirono la realizzazione.
Vista la crescente diffusione delle idee protestanti, il 21 luglio 1542 il pontefice emanò la costituzione Licet ab initio, con la quale fu istituita l'Inquisizione romana, ossia la «Congregazione della sacra, romana e universale Inquisizione del sant'Uffizio»[7].
Il pontefice aveva bisogno che Francia e Germania assicurassero la propria neutralità, cioè che non influenzassero i lavori del concilio. A questo fine nel 1537 effettuò una visita ufficiale presso l'imperatore Carlo V d'Asburgo, cui promise che la sede del concilio sarebbe stata Mantova. Ma il duca della città lombarda fece mancare il proprio appoggio: affermò di non potere sostenere le spese di un'assise di livello internazionale. Paolo III scelse allora Vicenza (la Repubblica di Venezia aveva buoni rapporti sia con i tedeschi sia con i francesi), ma il concilio non poté incominciare perché nel frattempo era scoppiato un conflitto tra Francia e Impero. Paolo III dovette quindi attendere la cessazione del conflitto.
Il 22 maggio 1542 Paolo III indisse il concilio (bollaInitio nostri) per il 1º ottobre dello stesso anno (Kalendas octobris) a Trento. Trento fu considerata la scelta più opportuna in quanto si trovava a metà strada tra Roma e la Germania ed era sede di un principato vescovile appartenente all'Impero germanico. A causa dello stato di guerra in cui versavano ancora alcune nazioni, il concilio fu sospeso il 6 luglio del 1543. Venne riconvocato l'anno dopo con la bolla Laetare Jerusalem (19 novembre 1544). Il Concilio si aprì solennemente a Trento il 13 dicembre 1545, III domenica di Avvento, nella cattedrale di San Vigilio, a fare gli onori di casa il principe-vescovo Cristoforo Madruzzo. Il pontefice era rappresentato da tre cardinali: Giovanni Ciocchi del Monte, Marcello Cervini e Reginald Pole.
Il Concilio contò inizialmente pochi prelati, quasi tutti italiani, e fu quasi sempre controllato dai delegati pontifici.
Per i primi due anni i padri conciliari dibatterono su questioni di carattere procedurale, mancando l'accordo tra il papa e l'imperatore: infatti mentre l'imperatore cercava di portare il dibattito su temi riformisti, il papa cercava di portarlo, invece, più su temi di carattere teologico.
La scelta di Trento non aveva trovato gradimento a Roma. In curia si era accettata controvoglia la scelta di una città dell'impero germanico; più volte si tentò anche di trasferire il concilio in una città più vicina a Roma, ma si dovette rinunciare all'idea per l'opposizione dell'imperatore. L'occasione giunse nel febbraio 1547 quando scoppiò a Trento un'epidemia di peste. Ciò provocò la partenza di molti prelati italiani: per il papa fu un danno poiché essi erano suoi sostenitori. Prima che il danno divenisse irreparabile i Legati decisero, con la maggioranza dei due terzi, di trasferire la sede del Concilio da Trento a Bologna. Il papa confermò il trasferimento. A Bologna si tennero due sessioni. La prima incominciò nello stesso anno 1547; la seconda si tenne nel 1549.
Durante questo periodo la tensione tra il papa e l'imperatore salì ulteriormente. I rapporti si inasprirono dapprima per una violenta protesta dell'imperatore (gennaio 1548), poi per il suo agire arbitrario presso la città di Augusta, dove aveva fatto emanare un provvedimento provvisorio, il cosiddetto Interim di Augusta (30 giugno 1548). Questo documento, tanto dal lato dottrinale come da quello disciplinare, era sostanzialmente cattolico, però concedeva, fino a una decisione definitiva del concilio, ai protestanti il matrimonio dei preti e la possibilità per i laici di poter bere dal calice durante la liturgia della Messa (pratica riservata solo ai chierici, nel rito cattolico), facendo la comunione sotto entrambe le specie del pane e del vino. Della restituzione dei beni ecclesiastici sequestrati non si faceva parola. Il papa ne fu scontentissimo perché vi vedeva un'ingerenza indebita dell'imperatore nella sfera dei diritti ecclesiastici. Per questo agire arbitrario di Carlo V, a cui si aggiungeva la morte del re di FranciaFrancesco I che privava il pontefice di un forte alleato, il 13 settembre 1549 Paolo III sospese il concilio. Il pontefice non vide la conclusione del concilio, che si protrasse fino al 1563.
Relazioni con le istituzioni della Chiesa
Curia romana
Durante il regno di Paolo III fu approvata una riforma della curia.
Il 14 marzo 1543 (o 1544), con la bolla Iniunctum nobis, abolì il tetto massimo di 60 membri imposto alla Congregazione. Il 31 luglio 1548 concesse al fondatore, Ignazio di Loyola, l'imprimatur alla pubblicazione a stampa dei suoi Esercizi spirituali. Due gesuiti, Diego Laínez e Alfonso Salmerón, presero parte come teologi pontifici alla prima fase del Concilio di Trento (1546-1547).
Principali documenti del pontificato
Approvazioni pontificie
Il 15 gennaio 1535 con la bollaDebitum pastoralis autorizzò il collegio femminile dell'Ordine dei chierici regolari di San Paolo (conosciuti come Barnabiti) a costituirsi in monastero (il collegio maschile era stato già approvato dal suo predecessore Clemente VII). Il 29 novembre 1543, con la bolla Pastoralis officii cura, il pontefice li esentò dalla giurisdizione del loro diocesano;
Il 30 novembre 1539 approvò la Confraternita del Corpo di Cristo. Fu la prima confraternita con questa denominazione[8];
Il giovedì santo del 1536 firmò la bolla In coena Domini nella quale erano elencati diciassette errori della fede che potevano portare alla scomunica.[10]
Etica e morale cristiana
Il 2 giugno 1537 il papa fece pubblicare la bolla Veritas Ipsa (conosciuta anche come Sublimis Deus) nella quale condannava la riduzione in schiavitù degli amerindi. Paolo III, con la sua autorità apostolica, mise fine alle numerose dispute che tenevano banco nelle università europee sulla natura degli abitanti del Nuovo Mondo: dovevano essere considerati "animali superiori" o "uomini inferiori"? Il pontefice chiarì che essi sono «veri uomini» (Indios veros homines esse) e, «essendo uomini come tutti gli altri, [...] non possono essere assolutamente privati della loro libertà e del possesso dei loro beni, anche se sono fuori dalla fede di Gesù Cristo». Per questo, «in virtù della Nostra autorità apostolica, dichiariamo [...] che detti Indios e altri popoli che possono successivamente essere scoperti, dovranno convertirsi alla religione di Gesù Cristo mediante la predica della Parola e l'esempio di costumi edificanti».[11]
Alla bolla Veritas ipsa seguì il breve apostolicoAltitudo divini consilii (1º giugno 1537), con il quale il pontefice condannò il commercio degli schiavi[11]. Nello stesso documento esortò i Francescani, giunti per primi nelle terre del Nuovo Mondo appena sottomesse al Regno di Spagna[12], a battezzare gli indios.
16 febbraio 1543: con la bolla Divina summaque il pontefice istituì la Compagnia di Santa Maria della Grazia, in favore delle prostitute convertite e ospitate nella casa di Santa Marta.
Provvedimenti verso gli ebrei
Il 12 maggio 1540 firmò la bolla Licet iudaei sugli ebrei;
Con la lettera apostolicaCupientes iudaeos (1542) fu permesso ai convertiti dall'ebraismo di mantenere i propri averi e di ereditare i beni del padre;
Con la bolla Illius qui pro Dominici il pontefice approvò la fondazione di un collegio per i catecumeni convertiti.
Relazioni con i monarchi europei
La guerra tra Francia e Impero
Il pontefice si dichiarò neutrale nella ultradecennale contesa tra la Francia e l'Impero. Paolo III incontrò per la prima volta Carlo V nell'aprile 1536, quando l'imperatore era tornato in Europa dopo la vittoriosa campagna di Tunisi. Il soggiorno in Italia e i colloqui con il papa dovevano servire a Carlo V per sistemare definitivamente l'assetto geopolitico dell'Italia del Nord in funzione filo-asburgica. Nell'estate dello stesso anno scoppiò una nuova guerra con il regno di Francia. Si schierarono al fianco dell'imperatore molti regnanti europei, tra cui: il fratello Ferdinando d'Asburgo (re di Boemia e d'Ungheria), il duca Guglielmo IV di Baviera, alcuni principi protestanti (tra cui il duca Maurizio di Sassonia)
Nella primavera del 1537, dopo quattro sanguinose battaglie, i francesi concordarono un armistizio con gli imperiali. Paolo III avanzò la sua mediazione, che portò al Convegno di Nizza nel giugno del 1538. Il pontefice si recò nella cittadina savoiarda, dove giunse il 17 maggio e si trattenne fino al 20 giugno[13]. I due sovrani conclusero una tregua decennale[14]. Paolo III incontrò altre due volte Carlo V per definire con l'imperatore l'apertura del concilio ecumenico: nel settembre 1541 a Lucca e nel giugno 1543 a Busseto.
Mentre il concilio si apriva (13 dicembre 1545) l'imperatore era impegnato a combattere la lega dei protestanti (Lega di Smalcalda). Al concilio risultò predominante la corrente degli intransigenti (cioè contrari al dialogo con i protestanti), mentre Carlo V propendeva per un riassorbimento del dissenso attraverso il dialogo. La pubblicazione nel gennaio 1547 del decreto sulla dottrina della giustificazione, una vittoria del partito intransigente, incrinò i rapporti con l'imperatore.
In aprile Carlo V sconfisse la lega dei protestanti (battaglia di Mühlberg) ma, invece, di riportare tutta la Germania sotto l'egida del cattolicesimo, emanò un decreto (Interim di Augusta) con il quale alleviò le tensioni tra i principi cattolici e quelli luterani (15 maggio 1548). Ciò causò la rottura dell'alleanza con Paolo III, che si rivolse al nuovo re di Francia Enrico II[13]. Nel novembre 1549 il pontefice fece sospendere i lavori del concilio. Fu il suo ultimo atto ufficiale: pochi giorni dopo spirò.
Il Ducato di Parma e Piacenza
Il papa aveva avuto quattro figli; il primogenito era Pier Luigi. Considerato il figlio prediletto, il pontefice mirò a costituire un ducato in Italia e a consegnarlo al figlio. Con l'approvazione dell'imperatore Carlo V acquistò i ducati di Parma e Piacenza. Anche se essi appartenevano agli Stati Pontifici Paolo III pensò di avere la meglio sulla riluttanza del collegio cardinalizio scambiando i ducati con i meno preziosi domini di Camerino e Nepi. L'imperatore accettò la proposta, giudicando vantaggiosa la prospettata ricompensa di 12.000 unità di fanteria, 500 cavalieri e una considerevole quantità di denaro. Il 17 agosto 1545 Paolo III costituì il Ducato di Parma e Piacenza in favore del figlio Pier Luigi, del nipote Ottavio e dei loro discendenti maschi e legittimi per ordine di primogenitura. I soldati promessi da Paolo III furono inviati all'imperatore sotto il comando di Ottavio Farnese.
Il figlio cadde nella congiura di Piacenza, ordita da Ferrante I Gonzaga, vice-reggente imperiale e suo acerrimo nemico. Pier Luigi venne assassinato a Piacenza e Paolo III credette che ciò non sarebbe potuto accadere all'insaputa dell'imperatore. Dopo la morte del figlio il papa riunì il concistoro e accusò pubblicamente Ferrante del suo assassinio.
Nel 1540 fu incrementata la tassa sul sale nella città di Perugia già in crisi economica. La città cacciò i priori, istituì il governo dei "venticinque", cinque per ogni rione. A questo punto il Papa scomunicò l'intera popolazione della città. Questo nuovo governo appena formato era male organizzato e non riuscì a trovare un aiuto adeguato in poco tempo per sostenere una guerra (guerra del sale). Paolo III inviò il proprio figlio Pier Luigi Farnese e mosse guerra contro la città. Perugia perse la propria autonomia e divenne parte integrante dello Stato Pontificio. Il pontefice fece anche costruire sopra parte della città la Rocca Paolina, assicurandosi il controllo della stessa. Spese un'ingente somma per erigere la struttura difensiva e per questo venne criticato dal suo successore il papa Giulio III.
Mecenatismo e opere realizzate a Roma
Paolo III fu uno dei più grandi mecenati del Rinascimento italiano. Accordò protezioni a dotti e a letterati, fece costruire e restaurare cappelle, chiese e grandi monumenti romani. Durante il suo pontificato fu edificata la Cappella Paolina nel Palazzo Vaticano e fu avviata la costruzione della Sala Regia. Il pontefice promosse, fin dall'inizio del suo pontificato (con la costruzione della demolita villa papale indicata comunemente come Torre di Paolo III), un nuovo sviluppo edilizio di Roma, abbellendola con nuove vie e fontane, spendendo cifre elevate per migliorarne la viabilità. La moneta detta giulio, dopo di lui, prese a chiamarsi paolo. Prima ancora dell'elezione al soglio pontificio riuscì a creare quella che oggi è conosciuta come collezione Farnese.
Fu amante dell'astrologia ed ebbe maghi e veggenti tra i suoi cortigiani, che consultava di sovente per ogni piccola cosa, per esempio per decidere l'ora di una partenza o la data di un concistoro[15].
Tra i protagonisti di questa stagione il più grande fu Michelangelo Buonarroti: il genio toscano si stabilì a Roma nel 1534 e visse nella Città Eterna fino alla morte, avvenuta trent'anni dopo. Nel 1534 Paolo III gli commissionò il Giudizio universale. In seguito gli affidò molti altri incarichi, tra cui quello di sovrintendente a vita ai lavori della Basilica di San Pietro in Vaticano, la costruzione di un nuovo bastione - tuttora esistente - nella cinta delle Mura leonine, e la sistemazione della Piazza del Campidoglio. Il pittore veneziano Tiziano venne convocato a Roma dal Pontefice ed eseguì diversi ritratti di Paolo III e della sua famiglia. I dipinti, conservati fino al Settecento nelle collezioni dei Farnese a Parma, seguirono Elisabetta Farnese, ultima del suo casato, a Napoli dove ancora oggi si trovano nelle raccolte del museo di Capodimonte.
Nel 1536 nominò Antonio da Sangallo architetto di tutte le fabbriche pontificie.
Il 28 ottobre 1538, con la bolla In apostolatus culmine, Paolo III fondò l'Università di Santo Domingo, la prima università delle Americhe, intitolandola a San Tommaso d'Aquino.
Nello stesso anno istituì il Collegio di Santa Maria all'interno dell'Università di Sant'Andrea, la più antica università della Scozia.
Il 5 gennaio 1548 il pontefice fondò l'Università di Reims con le facoltà di Diritto civile e canonico, Medicina, Teologia e Arte.
Morte e sepoltura
All'età di ottantuno anni la sua salute peggiorò improvvisamente: un violento alterco con i nipoti Ottavio e Alessandro riguardo all'annessione del Ducato di Parma e Piacenza gli causò una grave infermità dalla quale non si risollevò più.
Il 10 novembre 1549, dopo quindici anni di densissimo pontificato che l'avevano visto protagonista delle vicende europee non solo religiose, Paolo III si spense. Fu sepolto nell'antica basilica di San Pietro in Vaticano.
Paolo III nella storiografia
Durante il suo pontificato il fronte filoasburgico formato da alcuni signori italiani (i Gonzaga, Cosimo de' Medici e alcuni grandi feudatari) elaborò, con il sostegno di esponenti della corte imperiale e di un grande apparato propagandistico, un progetto teso a eliminare lo Stato della Chiesa e a ristabilire la piena sovranità dell'imperatore sul Patrimonio di San Pietro, riportando il papato alla condizione spirituale. Studi recenti lo hanno considerato un tornante decisivo nei rapporti tra le due massime autorità e nella ridefinizione dell'assetto politico-territoriale della penisola. La mancata adesione dell'imperatore causò però lo sfaldamento politico dell'alleanza. Il fallimento del progetto fu sancito dalla mancata elezione del candidato imperiale al Soglio di Pietro al conclave del 1549-50[16][17].
Nel 1499 Alessandro Farnese conobbe una donna che divenne la sua amante e con la quale ebbe quattro figli naturali. La sua identità è ufficialmente sconosciuta, ma probabilmente si trattava di Silvia Ruffini (moglie del mercante romano Giovanni Battista Crispo, di cui rimase vedova verso l'aprile del 1501).[19] I quattro figli furono:
Paolo (nato nel 1504 e morto prematuramente nel 1512);
Ranuccio (1509–1529), fu ecclesiastico e condottiero.
L'8 luglio 1505 il papa Giulio II legittimò i primi due figli maschi; Ranuccio fu legittimato dal papa Leone X l'11 aprile 1518. Costanza, essendo nata mentre la madre era ancora sposata a un altro uomo, non era legittimabile.[20]
Tra i nipoti Alessandro (1520-1589), detto “il Giovane” e Ranuccio (1530-1565) (figli entrambi di Pier Luigi) abbracciarono la carriera ecclesiastica diventando cardinali. Alessandro fu cardinal nipote di Paolo III.
Note
^(IT) Marina Addis Saba, La farnesina. Giulia Farnese e papa Borgia, collana Storia, Storie, Affinità Elettive Edizioni, 2010, ISBN9788873261544.
^ Eugenio Alberi (a cura di), Le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato raccolte, annotate ed edite da Eugenio Alberi, vol. 3, Società Editrice Fiorentina, 1846, p. 314.
«ché la sua promozione al Cardinalato non fu molto onesta, essendo proceduta per causa oscena; cioè dall'amore e dalla familiarità che avea papa Alessandro VI con la signora Giulia sua sorella; dal che nacque che per lungo tempo fu chiamato il cardinal Fregnese»
^Dopo il sacco di Roma il pontefice aveva soggiornato fuori della capitale per oltre un anno. Dapprima si recò a Orvieto; poi soggiornò a Viterbo fino al suo rientro a Roma.
^Carlo V era già stato a Bologna due anni prima per ricevere l'incoronazione imperiale.
^"Il concilio ecumenico, convocato con l’intento di riformare i costumi della Chiesa, ma piuttosto blando nei toni conclusivi, produsse come effetto immediato in alcune diocesi la celebrazione di sinodi diocesani convocati dai prelati che vi avevano preso parte. Tuttavia, la carenza di una strategia efficace di rottura con la prassi consueta e di continuità degli interventi rese praticamente inconsistenti i provvedimenti iniziali, che spesso rimasero sulla carta, come nel caso di Parma.
Basti ricordare a titolo di esempio le precise denunce contro le pratiche scandalose e violente che vedevano coinvolti chierici e ancora le lamentele contro il loro costume licenzioso contenute in un memoriale dei primi padri della Compagnia di Gesù indirizzato al nuovo duca Pier Luigi Farnese": Cristina Cecchinelli, Agli esordi del potere farnesiano a Parma: il cardinale Alessandro Farnese vescovo-amministratore della diocesi (1509-1534), Rivista di storia della Chiesa in Italia : 1, Milano, Vita e Pensiero, 2009, p. 112 (2009).
^I primi passi dell'Inquisizione Romana: tre lettere di papa Paolo III (1542, 1543, 1548), in: Davide Canfora (a cura di), La libertà al tempo dell'Inquisizione. Antologia di documenti dal 1252 al 1948, Milano, Teti Editore, 1999, ISBN978-88-7039-771-0.
^La tregua lasciò inalterati gli effetti della pace di Madrid e della pace di Cambrai, che avevano concluso i due precedenti conflitti.
^ Gino Benzoni, Paolo III, in Enciclopedia dei Papi, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2000. URL consultato il 12 marzo 2017.
«[…] e questi anche da papa avrà in gran credito l'astrologia, tanto da consultare gli astri e gli astrologi a ogni sua mossa, si tratti di fissare l'ora e il giorno d'una partenza, di convocare a una data ora d'un dato giorno un Concistoro […]»
^ Lucia Felici, La riforma protestante nell'Europa del cinquecento, Carocci editore, pp. 149-150, ISBN978-88-430-8462-3.
^ Elena Bonora, Aspettando l'imperatore. Principi italiani tra il papa e Carlo V, Torino, Einaudi, 2015.