Nata a Mosca, figlia di Ivan Vladimirovič Cvetaev, professore di Belle Arti all'Università di Mosca, e Marija Aleksandrovna Mejn, eccellente pianista che fu tra le migliori allieve di Nikolaj Rubinštejn. Marina Cvetaeva scrisse le prime composizioni all'età di 6 anni esprimendosi, oltre che in russo, anche in francese e tedesco. Diventò una delle voci più originali della poesia russa del XX secolo e l'esponente di maggior spicco del locale movimento simbolista. Il suo lavoro non fu ben visto dal regime staliniano, anche per via di opere scritte negli anni venti che glorificavano la lotta anticomunista dell'armata bianca, in cui il marito Sergej Jakovlevič Ėfron militava come ufficiale; emigrò prima a Berlino e poi a Praga nel 1922.
Seguendo gli orientamenti della comunità russa emigrata, si trasferì a Parigi nel novembre 1925. Tornò a Mosca insieme al figlio Georgij, detto Mur, nel 1939, con la speranza di ricongiungersi al marito, di cui si erano perse le tracce e che in realtà non era fuggito in Spagna, ma era stato arrestato e fucilato dall'NKVD, e alla figlia Ariadna Ėfron, tornata a Mosca nel 1937 e subito mandata in un campo di lavoro[1]. In uno stato di estrema povertà e di isolamento dalla comunità letteraria, il 31 agosto 1941 s'impiccò nell'ingresso dell'isba che aveva affittato da due pensionati nel villaggio di Elabuga, sulle rive del fiume Kama.
La riabilitazione della sua opera letteraria e la pubblicazione di molte sue opere avvennero solo a partire dagli anni sessanta, vent'anni dopo la sua morte. La poesia della Cvetaeva unisce l'eccentricità a un rigoroso uso della lingua, non priva di metafore paradossali. Se durante la prima fase creativa, la Cvetaeva risentì dell'influenza di Majakovskij e del suo vigore poetico, in seguito se ne distaccò grazie alla sua cultura basata sui romantici tedeschi, e quindi si accostò maggiormente sia a Pasternak sia all'animo poetico di Puškin[2].
Il settimo sogno: lettere 1926, (con Pasternak e Rilke), a cura di Konstantin Azadovskij, Elena e Evgenij Pasternak, trad. Serena Vitale e Joyce Fischer, Roma, Editori Riuniti, 1980 ISBN 88-359-3812-0
Indizi terrestri, a cura di Serena Vitale, trad. Luciana Montagnani, Milano, Guanda, 1980, 1993
Il poema della fine, trad. Nadia Cicognini, Milano: Polena, 1981
Lettera all'Amazzone, con testo francese a fronte, a cura di Serena Vitale, Milano, Guanda, 1981 (pamphlet per Natalie Clifford Barney)
Il diavolo. Scelta di racconti, trad. Luciana Montagnani, Roma, Editori Riuniti, 1981, 1990 ISBN 88-359-3391-9
Natal'ja Gončarova: ritratto di un'artista, trad. Luciana Montagnani, Milano: Edizioni delle donne, 1982; poi come Natal'ja Gončarova: vita e creazione, Torino, Einaudi, 1995 ISBN 88-06-13299-7
L'armadio segreto, trad. Giovanna Ansaldo, Milano, Marcos y Marcos, 1991 ISBN 88-7168-042-1
Arianna, a cura di Luisa De Nardis, Roma, Bulzoni, 1991 ISBN 88-7119-350-4
Dusa i imja: anima e il nome, trad. Evelina Pascucci, con una xilografia di Marina Bindella, Milano, Buon tempo, 1992
Prefazione a Puškin, La figlia del capitano, Milano, Mondadori («Oscar classici» n. 284), 1994 ISBN 88-04-53443-5
L'amica, a cura di Haisa Pessina Longo, Rimini: Panozzo, 1998 ISBN 88-86397-35-6 (ciclo delle poesie d'amore per Sofija Parnok)
Lettere ad Ariadna Berg, 1934-1939, a cura di Luciana Montagnani, Milano, Archinto, 1998 ISBN 88-7768-213-2
Elogio del tempo, con illustrazioni di Gianni Pignat, Porcia, Liberinto, 1999
Il ragazzo, a cura di Annalisa Comes, Firenze, Le lettere, 2000 ISBN 88-7166-514-7 (nuova ed. 2016)
Alja, piccola ombra: lettere alla figlia, a cura di Giovanna Spendel, Milano, Mondadori («Oscar Poesia del Novecento» n. 35), 2000 ISBN 88-04-47851-9
Il lato oscuro dell'amore: liriche, a cura di Haisa Pessina Longo, Rimini, Panozzo, 2000 ISBN 88-86397-56-9
Phoenix, a cura di Serena Vitale, Milano, Archinto, 2001 ISBN 88-7768-304-X (e come spettacolo per la regia di Luca Ronconi, Milano, Piccolo teatro, 2001)
Parole che non avevo mai udite: trentuno lettere d'amore a Konstantin Rodzevič, a cura di Haisa Pessina Longo, Rimini, Panozzo, 2002 ISBN 88-86397-95-X
Il poeta e altre poesie, a cura di Paolo Galvagni, Pistoia, Via del Vento, 2006 ISBN 88-87741-92-1
A Rainer Maria Rilke nelle sue mani (contiene Tentativo di Stanza, Lettera per l'anno nuovo, Poema dell'aria, La tua morte, Alcune lettere), traduzione e cura di Marilena Rea, Bagno a Ripoli, Passigli, 2012, ISBN 9788836813018
Scusate l'Amore. Poesie 1915-1925, traduzione e cura di Marilena Rea, Bagno a Ripoli, Passigli, ISBN 9788836813575
Album serale, a cura di Paola Ferretti, Borgomanero (NO), Giuliano Ladolfi Editore, 2014 (Collana Diamante diretta da Luca Canali) ISBN 978-88-6644-124-3
Mestiere. Poesie 1921-22, traduzione e cura di Marilena Rea, Bagno a Ripoli, Passigli, 2014
Una serata non terrestre. Memorie e interviste inedite, traduzione e cura di Marilena Rea, Bagno a Ripoli, Passigli, 2015
La tosaerba, a cura di Yasmina Melaouah e Claudia Zonghetti, Milano, Henry Beyle, 2016
Mia madre e la musica, traduzione e cura di Marilena Rea, Bagno a Ripoli, Passigli, 2016 (contiene i racconti Mia madre e la musica, La fiaba di mia madre e Il diavolo)
Zar-fanciulla 1922 (prima traduzione italiana, testo russo a fronte), traduzione e cura di Marilena Rea, Roma, Queen Kristianka Edizioni, 2022, ISBN 978-88-946094-5-5
Fedra[1](testo russo a fronte), traduzione e cura di Marilena Rea, Roma, Queen Kristianka Edizioni, 2022, ISBN 978-88-946094-4-8
I volti dell'Amore[2](cicli poetici inediti, testo russo a fronte), traduzione e cura di Marilena Rea, Roma, Queen Kristianka Edizioni, 2022, ISBN 978-88-946094-7-9
^ Simon Karlinsky, Marina Cvetaeva, Napoli, Guida, 1989.
^"Le Muse", Novara, De Agostini, 1965, Vol. IV, p. 47
Bibliografia
Marina Argenziano, Marina Cvetaeva e sua figlia: verso l'aurora boreale, prefazione di Giovanna Spendel, Roma, Irradiazioni, 2009 ISBN 978-88-7310-035-5.
Dominique Desanti, La storia di Marina. Romanzo verità su Marina Cvetaeva (1892-1941), Milano, Mursia, 1996 ISBN 88-425-2025-X.
Ariadna Sergeevna Efron, Marina Cvetaeva, mia madre, a cura di Julia Dobrovolskaja, trad. Renata Baffi, Milano, La tartaruga, 2003 ISBN 88-7738-401-8.
Maria Grazia Ferraris, "Marina Cvetaeva: ma non è forse anche l'amore un sogno?", Macabor Editore, 2018 ISBN 978-88-85582-32-3.
Simon Karlinsky, Marina Cvetaeva (1986), trad. D. Sant'Elia, Napoli, Guida, 1989 ISBN 88-7042-947-4.
Lev Losev, Marina Cvetaeva (1892-1941), in Storia della letteratura russa. III. Il Novecento. 2. La rivoluzione e gli anni venti, a cura di E. Etkind et. al., Torino, Einaudi, 1990 ISBN 88-06-11738-6.
Viktoria Schweitzer, Marina Cvetaeva: i giorni e le opere (1993), trad. Claudia Zonghetti, introduzione di Serena Vitale, Milano, Mondadori, 2006 ISBN 88-04-53817-1.
Robert Conquest, "Il grande terrore", Milano, Rizzoli, 1999.
Sergio Baldelli, Poetesse russe: Un'antologia 1800-1950, 2021, ISBN 979-8473650341 [Contiene 11 liriche con testo a fronte di Marina Cvetaeva, pagg. 227-250].
L'ultima volta che vidi la Cvetaeva Emanuele Novazio intervista Maria Belkina, Tuttolibri supplemento de La Stampa, 31 dicembre 1988, p. 1, Archivio storico. URL visitato il 5/07/2012