Con il termine maron, marron, marronier o marronnier (pron. fr. AFI: [maʁɔ̃] e [maʁɔnje]) si indica il predecessore della guida alpina, figura di guida professionale a pagamento che, a partire dal medioevo, forse dall'anno mille, era investita del diritto di marronage o marronnage (pron. fr. AFI: [maʁɔnaʒə]), cioè del compito di accompagnare i viaggiatori.
Probabilmente, il marronnage era praticato in vari valichi alpini seppure sia storicamente poco documentato: alcune fonti, infatti, riportano la presenza di marrons nell'alto medioevo ad aiutare i viaggiatori provenienti dal Colle del Moncenisio, trasportando mercanzie e persone con l'aiuto di slitte e muli.[1]
Storia
Il marronnage si configurava come un vero e proprio servizio di guide e portatori. Nato tra l'anno Mille e il XII secolo, nella valle del Gran San Bernardo viene sancito nel 1273 anche da una carta di franchigia di Casa Savoia detta "Viérie du Mont Joux" (traducibile come Viabilità del monte Giove, nome con cui veniva indicato il colle del Gran San Bernardo): in virtù della franchigia i paesi alpini che godevano del marronage dovevano accogliere gratuitamente i Savoia qualora lo desiderassero, offrire cibo e ricovero a pagamento ai pellegrini, e potevano riscuotere un pedaggio di merci e denaro.[2]
I marronnier della valle del Gran San Bernardo spesso provenivano dai paesi di Saint-Rhémy-en-Bosses e di Etroubles che godevano del diritto esclusivo di marronnage, ed erano alpigiani che conoscevano alla perfezione il clima e la montagna, oltre ad essere fondamentali per la manutenzione della strada e per affrontare il pericoloso e faticoso tratto alpino.
Frequentemente, i viaggiatori provenienti dal passo alpino del Gran San Bernardo non erano altro che pellegrini che percorrevano la via Francigena, e in caso di necessità, i marronnier dovevano anche prestare loro soccorso.
Nel 1588, il loro ruolo come guida alpina, in Valle di Susa, è ricordato da W.A.B. Coolidge per la conquista del Rocciamelone da parte di un nobile bretone Villarmont accompagnato da due marronier portatori[3][4], probabilmente sul modello seguito nel vicino Colle del Moncenisio, ove avveniva un trasporto su apposita sedia dei clienti, ma sarà solo da metà ottocento che il loro ruolo si andrà sempre più identificando in senso alpinistico.
A partire dal 1650, nel ruolo di inservienti dell'Ospizio del Gran San Bernardo detti anche hospitalier, iniziarono ad addestrare i cani San Bernardo, che li avrebbero assistiti nel difficile compito. Nel 1786, Horace-Bénédict de Saussure descriveva il lavoro svolto dai marronier con i cani, talvolta affiancati dai canonici del San Bernardo[5]:
(FR)
«Mais c'est surtout en hiver & au printemps que leur zele est le plus méritoire , parce qu'il les expose alors à de grandes peines & à de très-grands dangers. Dès le mois de Novembre , jusqu'au mois de Mai, un domestique de confiance, qui se nomme le Maronnier, va jusqu'à la moitié de la descente au-devant des voyageurs, accompagné d'un ou deux grands chiens, qui sont dressés à reconnoître le chemin dans les brouillards , dans les tempêtes & les grandes neiges, & à découvrir les passagers qui se sont égarés. Souvent les religieux remplissent eux-mêmes cet office pour donner aux voyageurs des secours temporels & spirituels : ils volent à leur aide toutes les fois que le Maronnier ne peut pas seul suffire à les sauver; ils les conduisent, les soutiennent , quelquefois même les rapportent sur leurs épaules jusques dans le couvent. Souvent ils sont obligés d'user d'une espece de violence envers les voyageurs, qui, engourdis par le froid & épuisés par la fatigue, demandent instamment qu'on leur permette de se reposer ou de dormir un moment sur la neige; il faut les secoues, les arracher de force à ce sommeil perfide qui les conduiroit infailliblement à la congélation & à la mort.»
(IT)
«È soprattutto in inverno e in primavera che il loro zelo è degno di nota, perché esso li espone a gran pena ed enorme pericolo. A partire dal mese di novembre e fino a maggio, un domestico fidato, chiamato marronnier, procede fino a metà della discesa davanti ai viaggiatori, accompagnato da uno o due grandi cani addestrati a riconoscere il sentiero nella nebbia, la tempesta e la neve, e a scoprire i viandanti che si sono perduti. Spesso, i religiosi adempiono essi stessi a questo ufficio per dare al viaggiatore sostegni temporali e spirituali: accorrono in loro aiuto ogni volta che il marronnier non è in grado di salvarli da solo; essi li conducono, li sostengono, talvolta li portano sulle spalle fino al convento. Spesso sono costretti ad usare una sorta di violenza nei confronti dei viaggiatori i quali, raggelati e sfiniti per la fatica, domandano insistentemente di permettergli di riposare o di dormire un momento sulla neve; bisogna soccorrerli, strapparli a forza da questo sonno malfido che li condurrebbe inesorabilmente all'assideramento e alla morte.»
Il ruolo dei marronnier del Gran San Bernardo era così importante da far sì che Vittorio Emanuele II di Savoia decise, nel 1658 e "in considerazione della dedizione alla salvaguardia dei viaggiatori durante la cattiva stagione" di esentarli dal servizio militare, trasformandoli di fatto in soldati della neve (in originale francese, soldats de la neige). Da questa data, e fino alla prima guerra mondiale, l'esenzione dal servizio militare restò in vigore, ma limitata ai marronnier di Saint-Rhémy-en-Bosses a partire dal 1782[7].
In quanto soldati della neve, i marronnier continuarono a svolgere gli stessi compiti, con la differenza di essere maggiormente organizzati e sottoposti all'autorità del sindaco, con tanto di registro dei servizi prestati giornalmente.[7]
I soldati della neve di Saint-Rhémy furono esentati dal servizio militare fino al 1915, per esigenze belliche, mentre nel 1927, a seguito della ristrutturazione amministrativa e territoriale della Valle d'Aosta, il corpo venne soppresso.[7]
Etimologia
Il termine "marrone", da cui deriva marronnier e marronnage, è di origine indoeuropea e indica lo stallone a guida del branco di cavalli selvaggi.[8]
«testa incappucciata di feltro per il grande freddo, mani guantate di pelli villose, piedi muniti di stivali armati sotto la suola di aculei di ferro a motivo di ghiaccio sdrucciolevole, in mano lunghi bastoni per sondare la strada sotto la neve profonda.»
I bagagli dei viaggiatori venivano portati dagli stessi marronnier, se non possedevano bestie da soma.
^Berbotto indica la cifra di 6 ducati d'oro per proteggere l'incolumità di un viandante anche dai briganti. Cfr. P. Luigi Berbotto, Le mille e una valle. Viaggio in Valle d'Aosta, L'Ambaradan, 2005, p. 36. ISBN 8889257148
(IT, FR) Alberto Marcoz, Marroniers et Soldats de la neige de Saint-Rhémy-en-Bosses (italiano: Marroni e soldati della neve di Saint-Rhémy-en-Bosses), Quart: Musumeci, 2006. ISBN 8870327574
Touring Club Italiano, La via francigena in Valle d'Aosta, Milano: Touring Editore, 2006, p. 22. ISBN 8836537677 (fonte)
Gianni Valenza, I soldati della neve di St. Rhémy, Torino: Stigra, 1969
Jules Brocherel, Les soldats de la neige, in Augusta Praetoria, 2, 1949, fasc. 4, pp. 216–230
Alberto Marcoz, Marroniers et soldats de la neige de Saint-Rhémy-en-Bosses = Marroni e soldati della neve di Saint-Rhémy-en-Bosses, Quart: Musumeci, 2006
Patrizia Nuvolari (a cura di), ''Saluti dal Grande! Il cane San Bernardo nelle cartoline d'antan, 2003
Federica Giommi, Marica Forcellini, Patrizia Pétey, Sull'antica strada per il colle del Gran San Bernardo: una piacevole escursione sulle orme dei legionari romani e dei "soldats de la neige", in Pagine della Valle d'Aosta, fascicolo 6, giugno 1997, pp. 31-37
Ezio-Éméric Gerbore, Documents concernant l'Histoire de la viérie et du marronnage d'Étroubles et Saint-Rhémy, in Bibliothèque de l'Archivum Augustanum, 24, 1989, pp. 179-208