Formatasi e conosciuta per la sua appartenenza alla cultura ferrarese e inizialmente aderente ai valori di Novecento, il suo approdo alla Scuola romana, nel secondo dopoguerra, coincide con l'emergere di una nuova libertà espressiva e di una progressiva tendenza all'astrazione, generalmente centrata su paesaggi caratterizzati dalla presenza dell'acqua nelle diverse articolazioni del territorio. Si distinguono in tale ambito alcuni soggetti su cui si concentra la continua ricerca formale: a iniziare da quello romano del Tevere e di Monte Mario per poi dilatarsi nel paesaggio costiero italiano, pieno di luce e di colore mediterraneo, come quelli dell'Argentario e di Maratea o ricco di memorie storiche come quelli di Pyrgi e delle Valli di Spina.
Allieva di Edgardo Rossaro, Mimì inizia ad esporre giovanissima in alcune mostre collettive di livello regionale, riscuotendo un largo successo che la porterà ad essere invitata alla Biennale di Venezia del 1928, ove esporrà ininterrottamente fino al 1950. Nel 1931 a Milano tiene la sua prima mostra personale alla Casa degli Artisti con la presentazione di Carlo Socrate. Lo stesso anno viene invitata alla I Quadriennale nazionale d'arte di Roma. A questa rassegna verrà poi costantemente invitata sino alla VIII edizione del 1959.
Dal gennaio 1933 al novembre 1935 cura[2] la veste editoriale della Rivista di Ferrara[3], componendone con tecnica d'incisione le stesse copertine e frequenta il pittore Achille Funi, che dal '34 al '38 è impegnato ad affrescare la Sala dell'Arengo al Palazzo Municipale di Ferrara. Mimì Quilici Buzzacchi fa parte, insieme ad Achille Funi, Arrigo Minerbi e Galileo Cattabriga, della “crème del Novecentismo locale”, come l'ha definita lo storico dell'arte Lucio Scardino.[4]
Nel 1938 inizia il lavoro preparatorio degli affreschi per la Cappella del Villaggio Corradini in Libia, con soggetto La glorificazione delle sante Felicita e Perpetua. Degli affreschi originali, oggi andati perduti, resta un bozzetto conservato presso la collezione Wolfson di Genova. L'anno successivoGiuseppe Ravegnani presenta la sua personale Mostra d’Arte Colonialea Genova, in cui sono esposte numerose pitture ad olio e xilografie di soggetto libico. Lo stesso anno partecipa alla I edizione del Premio Bergamo e alla IIIQuadriennale di Roma con la xilografia Leptis Magna – Foro Nuovo Severiano, opera pubblicata nella cartella di dieci grandi xilografie Italia Antica e Nuova, con la presentazione di Ugo Ojetti.
Dopo una breve residenza a Bruntino nel bergamasco[5], dal 1942 al 1945, si trasferì definitivamente assieme ai figli a Roma finita la guerra; alla fine degli anni Cinquanta ritorna nelle Valli di Comacchio, dove inizia ad eseguire il ciclo dei quadri di Spina. Nel 1960 si tiene al Chiostrino di San Romano a Ferrara, con la presentazione di Giorgio Bassani, la mostra dedicata a Le Valli di Comacchio. In questi anni, stringe amicizia con Alfredo Zanellato, con cui collaborerà successivamente.[6]
Nel 1966 viene pubblicato il volume Paesaggi come vita, contenente 29 disegni (dal 1923 al 1965) e la presentazione di Cesare Zavattini. Lo stesso anno compie una crociera attorno al continente africano durante il quale produce numerose opere grafiche, che verranno poi esposte alla mostra “Periplo africano” alla Libreria-Galleria Paesi Nuovi di Roma con la presentazione di Licisco Magagnato.
Nel 1967 l'associazione milanese Amici del Po organizza un viaggio sul fiume per pittori, tra cui la Quilici Buzzacchi, da Piacenza a Ferrara. Il viaggio si conclude con il IV Premio Nazionale di Pittura "Il nostro Po" e due mostre al Castello Estense di Ferrara e nel Palazzo del Turismo a Milano.
Nel 1972è invitata ad esporre una selezione di opere degli anni Cinquanta-Settanta al Centro Attività Visive del Palazzo dei Diamanti di Ferrara con presentazione di Licisco Magagnato. Nel 1976 a Roma allestisce una mostra antologica a Palazzo Braschi, intitolata ad uno dei suoi temi preferiti: Quadri del Tevere.
Negli anni Ottanta si tiene a Roma una retrospettiva dell'intera opera grafica, Sessant'anni di Xilografia 1921-1981. Nel 1981 torna a Ferrara per una mostra che ha per soggetto il Castello Estense, dove espone una serie di opere eseguite nel suo studio di Roma. Nel 1982 Giorgio Bassani presenzia alla personale che si tiene a Parigi all'Istituto di Cultura Italiano dal titolo Paysage du Delta du Po. Nel 1987 viene allestita la mostra antologica dal titolo Paesaggi miei al Palazzo Bellini di Comacchio. È del 1998-99 invece la grande retrospettiva che si tiene a Palazzo Massari a Ferrara e alla Torre Civica di Medole.
^Partecipano alla grafica delle copertine anche altri autori, tra cui Tato n. 3 del 1933, D. S. (Donato Santini) n. 11 del 1933 e Nives Casati n. 6 del 1934
^La Rivista di Ferrara si conclude bruscamente col numero 11 del 1935 a causa delle sanzioni contro l'Italia
Civiche Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea (a cura di), Mimì Quilici Buzzacchi, Ferrara, 1999.
Stefania Frezzotti, Carolina Italiano e Angelandreina Rorro (a cura di), Galleria Nazionale d'Arte Moderna & MAXXI - Le collezioni 1958-2008, Mondadori Electa, 2010, ISBN978-88-370-7021-2.
Luciana Frapiselli, Mimì Quilici Buzzacchi pittrice e xilografa, in Monte Mario, n. 275, Roma, Amici di Monte Mario, aprile-maggio 2015, p. 3, SBNIT\ICCU\CFI\0388256.