Probabilmente la maggior novità della stagione fu la definizione di nuovi soggetti giuridici diversi destinati a gestire in maniera coordinata le corse motociclistiche: da una parte la IRTA, l'associazione delle case motociclistiche, con la TWP (società di Bernie Ecclestone già molto conosciuto per la gestione della Formula 1) che aveva il compito di gestire il calendario, la Dorna Sports che aveva il compito di gestire i diritti televisivi e la Federazione Internazionale Motociclismo che continuava ad avere il compito di redigere i regolamenti tecnici.
Nuovo cambiamento nelle regole per l'assegnazione dei punteggi: tutte le gare ritornarono valide, ma solo i primi dieci classificati prendevano punti. Il punteggio prevedeva l'assegnazione di 20 punti al vincitore, 15 al secondo classificato e 12 al terzo; i piazzamenti successivi venivano premiati rispettivamente con 10, 8, 6, 4, 3, 2 e 1 punto.
Da quest'anno iniziò anche ad essere un'abitudine quella di avere delle wild card assegnate dalle varie federazioni nazionali in occasione dei gran premi svolti sul loro territorio.
Se il titolo piloti andò a Wayne Rainey su Yamaha che vinse 3 gran premi e precedette Michael Doohan su Honda NSR 500 (vincitore di 5 prove), il titolo dei costruttori fu invece appannaggio della Honda.
Nella 500 si registrarono un notevole numero di incidenti: Doohan, vincitore delle prime quattro gare, si ruppe una gamba durante le prove ad Assen, Rainey subì un pesante incidente ad Hockenheim, mentre Wayne Gardner ebbe ben due incidenti (a Suzuka e al Mugello).
Per aumentare il numero di moto disponibili anche a team e piloti privati, Yamaha decise di fornire dei propulsori a dei costruttori di telaio esterni; nacquero così le ROC-Yamaha e le Harris-Yamaha. Questi modelli andarono pressoché a sostituire le versioni "clienti" fino ad allora prodotte da Honda e Suzuki.
Il vincitore del titolo, Luca Cadalora su Honda (al secondo titolo consecutivo della categoria e al terzo complessivo della carriera), vinse 7 gran premi ma dovette contrastare le Aprilia di Loris Reggiani, Pierfrancesco Chili e Max Biaggi che ottennero un totale di 6 vittorie (2 Reggiani, 3 Chili e 1 Biaggi) facendo risultare più avvincente la lotta per il titolo riservato ai costruttori, più combattuta rispetto a quella riservata ai piloti (Cadalora ebbe la certezza matematica del titolo con due gare d'anticipo sulla fine del campionato) e conclusasi con il successo della casa motociclisticagiapponese su quella italiana.
Nella 250 si assistette anche al ritorno alle competizioni della Gilera, assente in forma ufficiale dal Mondiale dal 1957; la moto (pilotata da Jean-Philippe Ruggia e dall'ex campione del mondo Carlos Lavado) non si dimostrerà competitiva come sperato.
Episodio curioso nel Gran Premio motociclistico di Spagna: Chili tagliò il traguardo del penultimo giro in seconda posizione, convinto che fosse l'ultimo giro della corsa rallentò vistosamente, finendo superato da altri piloti e perdendo varie posizioni fino al 6º posto.
Il detentore del titolo 1991Loris Capirossi era passato quest'anno alla categoria superiore, vi fu di conseguenza un nuovo campione del mondo: il titolo iridato fu appannaggio di Alessandro Gramigni su Aprilia che vinse 2 delle 13 prove in calendario e si aggiudicò il campionato anche in base alla sua regolarità.
Maggiormente vittoriosi però furono i piloti equipaggiati da motoHonda, infatti la casa motociclisticagiapponese ottenne da parte sua il titolo riservato ai costruttori, anche grazie alle 4 vittorie ottenute da Ezio Gianola (4º in classifica finale) e alle 3 di Ralf Waldmann (3º in classifica piloti).
Le 7 prove che composero il campionato delle motocarrozzette non furono tutte abbinate ai gran premi che coinvolsero le classi singole ma, oltre a quelle nell'ordine in Spagna, Germania, Olanda, Ungheria, Francia e Gran Bretagna, vi fu una manche supplementare disputata dopo il termine del mondiale ad Assen. La decisione di aggiungere una seconda prova sul circuito olandese fu presa in seguito all'annullamento delle gare dei sidecar previste nei GP di Brasile e Sudafrica[2].
Questa fu del resto quasi un'anticipazione di quanto avvenne nel 1993 e nel 1994, quando alcune prove della categoria vennero abbinate in calendario alle gare del campionato mondiale Superbike.
La seconda gara di Assen fu decisiva per l'assegnazione del titolo a Rolf Biland-Kurt Waltisperg, in virtù del ritiro per un guasto meccanico di Steve Webster-Gavin Simmons, fino a quel momento in testa alla classifica[3].
^Il motore Stredor fu impiegato in Spagna, Paesi Bassi, Ungheria e Francia; lo Yamaha in Germania e nella manche supplementare; il Krauser in Gran Bretagna.