Di origini incerte, nel Medioevo appartenne al Giudicato di Torres e fece parte della curatoria di Figulinas. Alla caduta del giudicato (1259) passò sotto la signoria dei Doria e poi dei Malaspina, e successivamente, intorno al 1350, sotto il dominio aragonese, ove divenne un feudo concesso alla famiglia baronale dei Martinez che, sotto i reali Savoia, furono elevati al rango di marchesi con il titolo “di Montemuros”. Il paese fu riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.
Villaggio medievale di Irbosa
Nei pressi dell'abitato, in località San Leonardo, si trovano le rovine dell'omonima chiesa campestre che sorgeva nell'antico villaggio di Irbosa o Ilvossa, il cui toponimo ancora oggi è presente come Badde Irvos. Il villaggio di Irbosa venne concesso in feudo insieme ai villaggi di Ossi e a Save nel 1380, anno in cui risultava già spopolato e una statistica redatta in quell'anno menzionando la villa, afferma "villa de Ilvossa, la qual és tota endarrocata, qui no y abita nangù" e i cui abitanti probabilmente, si erano spostati nel vicino villaggio di Muros[4]. Se il villaggio di Irbosa fu abbandonato dai suoi abitanti, la chiesa di San Leonardo continuò a svolgere per lungo tempo un importante ruolo. Nel 1495 il canonico di San Leonardo era compreso tra gli otto che componevano il capitolo della cattedrale di Ploaghe[5]. Ed ancora nel 1688 gli atti della visita pastorale dell'arcivescovo di Sassari Juan Morillo y Velarde registrano la chiesa di San Leonardo.
Muros, dal 1928 venne aggregata al vicino comune di Cargeghe, da cui si staccò, ottenendo piena autonomia amministrativa, nel 1950.
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune di Muros sono stati concessi con decreto del Presidente della Repubblica del 6 agosto 1988.[6] Lo stemma si blasona:
«semipartito troncato: nel primo, di rosso, al leone d'oro, tenente nelle zampe anteriori, uno spino di rovo secco, di nero; nel secondo, di azzurro, all'agnello pasquale d'argento, coricato, tenente un gagliardetto bifido di rosso; nel terzo, d'argento, alla ruota dentata, di otto raggi e sedici denti, di rosso, intrecciata a tre spighe di grano, di azzurro. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il leone che abbraccio un ramo secco è a ricordo della casata dei Malaspina dello Spino Secco, signori del Coros cui Muros faceva parte. La ruota dentata e le spighe rappresentano l'antica vocazione agricola del paese mentre l'agnello pasquale è diretta discendenza dello stemma della nobile famiglia marchionale dei Martinez di Montemuros, che si estinse nel 1928.
Il gonfalone è un drappo troncato di bianco e d'azzurro.
Francesco Floris (a cura di), Grande Enciclopedia della Sardegna, Sassari, Newton&ComptonEditori, 2007. URL consultato il 5 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2012).