Nato a Ofena nel 1894 da Serafino ed Elvira Cantera, proprietari terrieri, studiò all'Aquila in ambito umanistico.[1] Già nel 1913 pubblicò due raccolte poetiche, Le fiamme e La veglia, di derivazione simbolista e crepuscolare. Nel 1914 si trasferì a Firenze, dove entrò in ambienti culturali futuristi, collaborando anche con le riviste La Voce e Lacerba; nel 1915 pubblicò quindi l'opera sperimentalista Abbeveratoio. Interventista, combatté sul fronte italiano del Carso, venendo ferito nell'ottobre del 1915 e ricevendo la medaglia d'argento al valor militare.[2]
L'esperienza in guerra fu alla base di Tatuaggi, pubblicato nel 1916.[2]
Da quello stesso anno si stabilì a Roma, dove creò la rivista d'avanguardia Le Pagine (1916-1917) insieme a Giovanni Titta Rosa e Maria Cardini. Pubblicò quindi Gioielleria notturna (1918) e La mendica muta (1919), accolte favorevolmente; si impegnò quindi soprattutto al giornalismo e alla critica letteraria, collaborando con diverse riviste, tra cui Il Tempo, Il Popolo di Roma e L'Italia che scrive. Successivamente iniziò una produzione di prose novellistiche e romanzesche, insieme alla composizione di testi teatrali, cominciata dopo essere entrato in contatto col regista futuristaAnton Giulio Bragaglia.[2]
Continuò sempre a scrivere poesie, che diventarono maggiormente filosofico-teologiche e misticiste.[1] Avvicinatosi agli ambienti esoterici, diventò parte del Gruppo di Ur, in cui prese il nome simbolico di "Sirio"/"Sirius",[3] e si accostò a personaggi come Julius Evola e Rudolf Steiner.[2]
Un profondo rapporto di amicizia lo legò a Giovanni Papini che,[4] stimandone l'opera letteraria, lo incluse nella copiosa antologia Poeti d'oggi del 1920, curata insieme a Pietro Pancrazi.[2] Negli anni più maturi, inoltre, fu importante il rapporto artistico con Arturo Onofri e Girolamo Comi.[2]
Né in appoggio né a sfavore del regime fascista, tra il 1929 e il 1939 fu segretario della neonata Accademia d'Italia e, in seguito, insegnò arte poetica e drammatica al Conservatorio Santa Cecilia.[2] Nel 1935, nell'ambito del premio Viareggio si aggiudicò uno dei premi minori;[5] inoltre, nel 1939, ricevette il premio Sanremo nella seconda edizione.
Sposatosi con Lydia Sacer nel 1921, nel 1923 ebbe una figlia, Graziella. Morì a Roma, dopo una lunga malattia, nel 1943.[2]
Opere
Tutta la sua opera poetica, ispirata, per il periodo posteriore alla Grande guerra, al magistero di Arturo Onofri, è stata pubblicata nel 2007 nel volume Nicola Moscardelli, Tutte le poesie, a cura di Marilena Pasquini.[1]
^Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2017).