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Or le bagna la pioggia e move il vento

Or le bagna la pioggia e move il vento, verso 130 del terzo canto del Purgatorio della Divina Commedia di Dante, è una rievocazione delle ossa del proprio corpo (lasciato insepolto alla pioggia e al vento) da parte dell'anima purgante di Manfredi di Svevia, inserito nell'Antipurgatorio, tra i negligenti, e salvo nonostante la scomunica perché pentito in punto di morte:

«Poscia ch'io ebbi rotta la persona
Di due punte mortali, io mi rendei,
Piangendo, a quei che volentier perdona.»

Secondo quanto narra Giovanni Villani[1], Carlo d'Angiò fece seppellire il cadavere di Manfredi presso il ponte di Benevento sotto una grande mora[2] di sassi, ma l'arcivescovo di Cosenza Bartolomeo Pignatelli[3], con il consenso del papa Clemente IV[4], lo fece disseppellire e gettare fuori dei territori della Chiesa[5], a candele spente e rovesciate come si conveniva ad uno scomunicato, lungo il fiume Verde, nome medievale del Liri[6].

«L'ossa del corpo mio sarieno ancora
In co del ponte, presso a Benevento,
Sotto la guardia della grave mora.

Or le bagna la pioggia e move il vento
Di fuor dal regno, quasi lungo il Verde,
Dov'ei le trasmutò a lume spento.»

Si tratta della ripresa del verso 362 del sesto libro dell'Eneide di Virgilio «Nunc me fluctus habet versantque in litore venti», ossia «Ora mi tiene l'onda e mi avvolgono i venti sulla spiaggia», con cui Palinuro, anima bloccata nell'antinferno, descrive a Enea le condizioni dei suoi resti mortali. Si crea così un doppio rimando a Virgilio.

La «sfumatura di malinconia» sulla sua «fragilità indifesa»[7] è segnata dalla crudeltà di chi ora la espone all'abbandono, non avendone avuto pietà. Il poeta, in linea con la concezione cristiana della sacralità del corpo, lascia trasparire come grave sia stata la condotta di un uomo di chiesa che, negando la sepoltura a un morto, ha compiuto un gesto profanatorio, facendo sì che anche il salvato se ne rammarichi.[8]

Note

  1. ^ Vedi Giovanni Villani, Nova Cronica, lib. VIII, cap. IX.
  2. ^ Cumulo di pietre o Monte di sassi, dal latino «moles».
  3. ^ Il Pignatelli nutriva per Manfredi un profondo odio, che taluni hanno definito odio teologico, ma che oggi appare inspiegabile per un prelato.
  4. ^ Secondo alcuni storici si trattò di un'iniziativa autonoma dell'arcivescovo Pignatelli, che, come già detto, odiava Manfredi; Clemente IV avrebbe soltanto dato il proprio assenso. Cfr. Ferdinand Gregorovius, Storia della Città di Roma nel Medioevo, Torino, Einaudi 1973, p. 1333; Cesare Pinzi, Storia della Città di Viterbo, Roma, Tip. Camera dei Deputati 1887-1889, VI, p. 178.
  5. ^ Benevento era infatti sotto il dominio temporale dei pontefici sin dal 1077.
  6. ^ In realtà nel medioevo con la denominazione Verde si intendeva il sistema fluviale Liri-Garigliano.
  7. ^ D. Alighieri, La Commedia, vol. II, a cura di Bianca Garavelli, 1993, p. 48.
  8. ^ D. Alighieri, Purgatorio, a cura di Anna Maria Chiavacci Leonardi, 1994, pp. 96-97 n.

Bibliografia

  • Dante Alighieri, La Commedia, vol. II, a cura di Bianca Garavelli, Milano, Bompiani, 1993
  • Dante Alighieri, Purgatorio, a cura di Anna Maria Chiavacci Leonardi, Milano, Arnoldo Mondadori, 1994
  • Cesare Pinzi, Storia della Città di Viterbo, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati, 1887.
  • Ferdinand Gregorovius, Storia della Città di Roma nel medioevo, Torino, Einaudi, 1973.
  • Giovanni Villani, Nova Cronica, Firenze, Giunti, 1559.

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