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Peire de Corbiac

Peire de Corbiac o Corbian (Corbiac, ... – ...; fl. XIII secolo) è stato un chierico e trovatore guascone del XIII secolo. Le sue opere più famose sono un componimento religioso, la Prière à la Vierge (preghiera alla Vergine) e Lo tezaurs (1225 ca.).[1]

Peire nacque a Corbiac nei pressi di Bordeaux da una famiglia povera[2] e venne educato a Orléans nella tradizione scolastica.[3] Suo nipote era il trovatore Aimeric de Belenoi, la cui vida fa riferimento a lui come maestre (maestro, insegnante) e Peire altrove chiama sé stesso maistre. Certamente il Tezaur di Peire è di natura didattica: il suo scopo era quello di convincere il sapiente sul fatto che, sebbene fosse povero in termini materiali, egli era pur sempre il più ricco. Composto in 840 alessandrini, il Tezaur è una compilazione enciclopedica di tutta la nuova produzione trobadorica.[2] L'opera mostra una conoscenza molto ampia, spendendo 547 versi a narrare i principali eventi dell'Antico e Nuovo Testamento, poi discutendo delle sette arti liberali, medicina, chirurgia, necromanzia, mitologia, le vite degli antichi greci e romani e quelle dei contemporanei francesi e inglesi.

Peire conosceva bene l'opera di Beda il Venerabile, di Giovanni Sacrobosco e di Chrétien de Troyes,[4] fornendo in più agli storici moderni molti brani che contengono informazioni cruciali non trovate altrove. Il riferimento alla danza del Sanctus, Agnus e al Cunctipotens, sta a dimostrare che la liturgia fosse allora rappresentata.[3] Il Tezaur contiene inoltre la prima menzione del termine contrapointamens, un secolo prima della sua comparsa nel latino come contrapunctus (l'attuale contrappunto).[3] Il Tezaur ebbe un'influenza duratura nel basso medioevo. Emanuele da Roma scrisse il Nono Meḥabbereth, un poema ebraico basato sul Tesoretto di Brunetto Latini, a sua volta basato sul Tezaur di Peire.[5]

Peire era un uomo religioso, come attesta il dedicatorio all'inizio del suo Tezaur, il quale contiene una dedica a Gesù e Maria e una dichiarazione del credo trinitario. Non sorprende, dunque, la sua preghiera alla Vergine:

(OC)

«Domna, rosa ses espina,
sobre totas flors olens,
verga seca frug fazens,
terra que ses labor grana,
estela, del solelh maire,
noirissa del vostre paire,
el mon nulha no.us semelha
ni londana ni vezina.

Domna, verge pura e fina,
ans que fos l'enfantamens,
et apres tot eissamens,
receup en vos carn humana
Jesu Crist, nostre salvaire,
si com ses trencamen faire
intra.l bels rais, quan solelha,
per la fenestra veirina.

Domna, estela marina
de las autras plus luzens,
la mars nos combat e.l vens;
mostra nos via certana;
car si.ns vols a bon port traire
non tem nau ni governaire
ni tempest que.ns destorbelha
ni.l sobern de la marina.»

(IT)

«Donna, rosa senza spine,
sovra tutti i fiori olente,
verga secca che dà frutto,
terra brulla che dà grano,
stella, del sole madre,
nutrice del vostro padre,
al mondo nessuna vi somiglia,
né vicina né lontana.

Donna, vergine pura e fina
anzi il vostro nascimento
e dopo tutto ugualmente,
riceveste in voi carne umana
Gesucristo nostro Salvatore,
sì come fa senza scompiglio,
il bel raggio splendente del sole
che della finestra il vetro attraversa.

Donna, stella marina,
delle altre più lucente,
il mare ci urta e il vento;
ci mostra la via giusta:
ché se a buon porto ci meni,
non teme nave né nocchiere
né la tempesta che ci batte
né che ci sovrasti la marea.[6]»

Note

  1. ^ (FR) Lo tezaurs ("i tesori") viene comunemente riferito come Tezaur o Thezaur, o anche Trésor o Tresaur
  2. ^ a b Sacerdote, 718.
  3. ^ a b c Aubrey, "References", 147.
  4. ^ Paris, 255, in base a un riferimento a rei Marc.
  5. ^ Sacerdote, 718–26.
  6. ^ Chaytor, 93–4.

Bibliografia

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