La Prima Categoria 1919-1920 è stata la 19ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio, disputata tra il 5 ottobre 1919 e il 20 giugno 1920 e conclusa con la vittoria dell'Inter, al suo secondo titolo.
Stagione
Novità
La ripresa dopo la guerra e i contrasti organizzativi
Il 4 novembre1918, con la battaglia di Vittorio Veneto, l'Italia vinceva la prima guerra mondiale. La data era troppo inoltrata per riuscire ad organizzare un campionato per la stagione 1918-19, dunque ci fu molto tempo libero per dibattere l'organizzazione del futuro campionato 1919-20 a partire dall'assemblea federale del 13 aprile 1919.
La guerra aveva mietuto numerose vittime anche fra le piccole formazioni: alcune, come il Savoia a Milano e il Piemonte (ricostituito nel 1916 ma rimasto inattivo nella prima stagione postbellica), erano già fallite prima della fine del campionato precedente l’entrata in guerra, mentre altre si sciolsero successivamente, come l'Associazione Milanese Calcio a Milano o il Vigor a Torino (quest'ultima fu rimpiazzata dall'US Torinese); altre società mancanti di un campo proprio preferirono confluire in sodalizi più attrezzati: la Veloces nella Biellese e l'Audax nel Modena. Nonostante ciò, per decisione della FIGC, il massimo campionato fu ulteriormente allargato, complice la mancata suddivisione della Prima Categoria nelle sezioni A e B che avrebbe dovuto andare in vigore nel campionato 1915-1916 (mai disputato per la guerra), ma che fu rinviata alla stagione 1920-1921. Per limitare le iscrizioni e non correre il rischio di un protrarsi eccessivo del campionato, il numero massimo di squadre partecipanti per l'Italia Settentrionale fu fissato dalla Federazione in 48, le quali avrebbero dovuto avere il campo a norma e sobbarcarsi gravosi oneri finanziari.[1] Pur garantendo ai Comitati Regionali una certa autonomia, fu la FIGC a stabilire la formula della fase regionale (gironi da sei squadre per un totale di dieci giornate) e il numero massimo di squadre ammesse per regione: 12 a testa per Piemonte e Lombardia, 6 per le altre regioni. Per via della mancata costituzione del girone delle Terre Redente della Venezia Giulia il numero di squadre lombarde ammesse salì a 18, provocando le proteste delle società piemontesi.[2]
L'ennesimo allargamento del campionato, definito "elefantiaco" da diversi giornali, generò del malcontento. I disagi maggiori li ebbero le società che già da diversi anni giocavano in Prima Categoria, dovendo incontrare delle neopromosse troppo spesso non all'altezza della squadra avversaria. Troppe partite con un risultato scontato furono snobbate dal pubblico ed in seguito fu questo il principale motivo per cui le squadre maggiori portarono in Assemblea il "Progetto Pozzo" che avrebbe reso più difficile il verificarsi di queste situazioni rendendo il campionato più avvincente e meno prevedibile.
Le grandi società riproposero con forza la loro idea consistente in una sensibile riduzione del numero dei partecipanti al torneo, guardando al modello inglese, introdotto timidamente nel 1909 ma poi gradualmente abbandonato. In un primo momento la Federazione sembrò accettare queste richieste stabilendo che il primo campionato postbellico sarebbe stato un torneo di transizione strutturato su otto gironi da sei squadre da cui avrebbero dovuto uscire sia le 16 finaliste stagionali, sia le 24 società di élite cui la massima categoria avrebbe dovuto essere limitata dal 1920. Le quarte e le quinte classificate di ogni raggruppamento sarebbero state declassate nella costituenda Prima Categoria B (il nuovo secondo livello, sempre a 24 squadre) mentre le ultime classificate sarebbero retrocesse in Promozione per far posto alle migliori classificate di quest'ultimo campionato.[3][4] Tuttavia, dopo la conclusione delle eliminatorie, le piccole società riuscirono a ottenere l'annullamento della riforma e delle retrocessioni, con conseguente allargamento del campionato che nella stagione 1920-1921 raggiunse dimensioni davvero "elefantiache".
La fase eliminatoria fu gestita dai Comitati Regionali: quelli minori organizzavano un solo girone, quello Piemontese due, mentre quello Lombardo tre, essendo riusciti i dirigenti milanesi a farsi accordare un ulteriore raggruppamento sostituente quello non organizzato nella Venezia Giulia a causa della mancata costituzione del Comitato Regionale Giuliano, già programmato ma irrealizzabile stante il prolungarsi della Conferenza di Versailles ed il conseguente procrastinarsi dell'annessione dei territori all'Italia. Le prime due classificate di ciascuno dei gironi sarebbero state ammesse alla fase nazionale, per un totale di 16 squadre (4 piemontesi, 6 lombarde, 2 a testa per le altre regioni). Tuttavia su pressioni delle squadre piemontesi, che protestarono per il fatto che al Comitato Regionale Lombardo fossero stati concessi due posti in più in semifinale, il Consiglio Federale dispose l'allargamento delle semifinali a 18 squadre, con i due posti in sovrannumero che sarebbero stati assegnati, al termine delle eliminatorie, alle «due squadre che avranno, a giudizio della Commissione Tecnica, dimostrato una superiorità sulle altre contendenti».[5] In teoria queste due squadre terze classificate non dovevano essere necessariamente piemontesi, anche se la stampa dava per scontato che la Commissione Tecnica avrebbe assegnato i due posti a Torino e Novara, cioè le terze classificate dei due gironi piemontesi, come in effetti si verificò.[6] La suddivisione geografica divenne rigorosa: solo il Mantova, per questioni di trasporto, fu aggregato al comitato emiliano.
Il Regolamento Campionati della stagione 1919-20 stabiliva che per ogni pari merito si sarebbe dovuto giocare uno spareggio ma, su reclamo di diverse società, la F.I.G.C. che si accorse dell'inutilità delle gare tra squadre non in zona retrocessione, dovendo tra l'altro pagare i rimborsi spese a degli arbitri che dovevano per forza venire da fuori provincia, decise di annullare i risultati lasciando le squadre a pari merito, inviando prontamente una circolare a emendamento dell'inutile norma inserita nel regolamento campionati. Per le gare Novara-Bologna, P.G.F. Libertas-Gerbi e Pisa-Puteolana, ininfluenti per la classifica perché non si doveva attribuire un titolo sportivo, non furono fatti disputare gli spareggi lasciando le squadre a pari merito.
Formula
Campionati regionali suddivisi fra ciascuno dei cinque Comitati Regionali. Alle tre Regioni minori vengono assegnati due posti ciascuna per il campionato nazionale, al Piemonte e alla Lombardia sei cadauna. La fase nazionale si articola su gironi di semifinale di sei squadre ciascuno, le cui vincitrici accedono al triangolare finale, il cui primo classificato deve ratificare il titolo con una finalissima in campo neutro contro il campione peninsulare.
Il torneo peninsulare, disputato tra le squadre dell'Italia centrale e meridionale, vide la partecipazione di 18 squadre provenienti da Toscana, Lazio e Campania, che disputarono tre campionati regionali. Le prime due classificate di ciascun campionato partecipavano a due tornei interregionali di semifinale, le vincenti dei quali si affrontavano nella finale, disputata in campo neutro.
Avvenimenti
Le eliminatorie regionali non dettero sorprese di sorta, se non nel girone Veneto, dove Vicenza e Hellas Verona non riuscirono né a centrare la qualificazione alle semifinali né la salvezza, venendo entrambe declassate in Categoria B; gli scaligeri, anzi, rischiarono addirittura la retrocessione in Promozione (il nuovo terzo livello), salvandosi solo allo spareggio. Le retrocessioni in Categoria B, in cui avrebbero dovuto incorrere le quarte e le quinte classificate, furono comunque annullate per via delle pressioni delle molte piccole società interessate a ridurre le spese di trasporto limitando l'attività ufficiale al livello regionale senza perdere al contempo il posto in massima serie. Furono dunque di nuovo questi ultimi soggetti ad imporsi in Assemblea Federale, portando dunque all'annullamento della scissione della Prima Categoria su due livelli (Categoria A e Categoria B) e all'ennesimo allargamento del massimo campionato, nonostante il disappunto delle grandi avesse chiaramente raggiunto un punto critico.
Movimenti già più significativi si ebbero quando, dopo la pausa natalizia, cominciò la fase nazionale. L'ascesa più forte fu quella delle formazioni emiliane le quali furono le prime a competere con valore per la qualificazione alle finali pur provenendo da fuori del triangolo industriale: un cambiamento storico per la crescita del movimento calcistico su una più ampia porzione del territorio nazionale. A ciò si contrappose la crisi di tradizionali habitué della lotta di vertice, quella del Torino che svanirà nel giro di qualche anno, e quella del Milan che invece si protrarrà per un'intera generazione.
Nei tre gironi di cui si componeva il campionato, nel primo i neo-insigniti campioni genoani diedero vere e proprie lezioni di football agli avversari, tra cui spiccavano i sempre carismatici leoni della Pro, e candidandosi con la massima autorevolezza per la riconferma del titolo. Piuttosto regolare anche il cammino dell'Inter nel proprio raggruppamento, con solo nel finale una minima concessione alle speranze del già accennato astro nascente del pallone tricolore, il Bologna. Ben più complicata invece la qualificazione della Juve nel terzo girone dove, anzi, cadendo alla terz'ultima giornata sul campo dell'U.S. Milanese, diede a molti l'impressione di non potercela fare e di lasciare proprio agli "scacchi" milanesi la qualificazione alla finale. Non fu così, e la Juve si ritrovò a giocarsi il titolo con nerazzurri e rossoblù.
A questo punto però la Federazione prese decisioni assai opinabili che generarono feroci polemiche. Dato il protrarsi del campionato, infatti, la finale fu stabilita in un rapido triangolare da disputarsi con gare secche in campo neutro sul campo della squadra riposante. La prima gara fu Juve-Genoa da svolgersi a Milano il 16 maggio. Ad arbitrarla fu designato il signor Varisco, che era un importante membro dell'Associazione Italiana Arbitri nonché un dirigente dell'US Milanese. Varisco si rese protagonista di una conduzione di gara controversa, che portò i bianconeri alla vittoria e spinse i liguri a fare invano un ricorso contro l'omologazione dell'incontro. La settimana seguente (23 maggio) Juventus-Inter venne disputata, come da calendario, a Genova, dove i bianconeri vennero accolti da un clima decisamente ostile, anche per le necessità di classifica genoane; a prevalere furono i nerazzurri, malgrado l'aver giocato per più di un'ora in inferiorità numerica (a seguito dell'infortunio di Cevenini I). Infine, l'ultima sfida prevista per il 30 maggio a Torino, fu spostata a Modena e rinviata di una settimana dalla FIGC, per il timore della società juventina di nuovi problemi di ordine pubblico. Ne uscì un pareggio, e l'incoronazione dei meneghini a campioni del Nord.[7]
Nel frattempo, il torneo peninsulare era iniziato a ottobre. Le eliminatorie regionali riservarono alcune sorprese: il girone toscano venne vinto dal Pisa mentre il Livorno arrivò secondo. Nel girone laziale deluse la Lazio, che aveva dominato i tornei precedenti, giunta solo terza ed eliminata. Si qualificarono invece alla fase successiva le sorprese Fortitudo e Audace-Esperia. Nel girone campano si qualificarono l'Internazionale di Napoli e la sorpresa Puteolana mentre il Naples deluse giungendo solo penultimo. Nelle semifinali interregionali ci fu il dominio di Livorno e Fortitudo che si sbarazzarono facilmente delle avversarie e si qualificarono alla finale centro-sud. Il Livorno ebbe infine la meglio sulla Fortitudo per 3-2, accedendo alla finalissima contro l'Inter.
La finalissima nazionale si disputò il 20 giugno a Bologna e permise all'Inter di conquistare il titolo tricolore, battendo il Livorno 3-2. Durante l'incontro, i livornesi fecero una miglior figura rispetto alle formazioni centromeridionali finaliste nelle stagioni passate, perché l'essere importante sede portuale aveva attratto nella città toscana numerosi giovani inglesi che avevano dato un forte contributo allo sviluppo del calcio locale. Ciononostante, l'esito della sfida fra nerazzurri ed amaranto non fu mai in discussione, tranne che nei minuti conclusivi, a causa della parziale rimonta dei labronici. Tale fu il giudizio del quotidiano torinese La Stampa sulla partita: «L'Internazionale F.C. ha arrischiato di farsi mettere in iscacco dall'[...] audace squadra dell'U.S. Livorno, campioni di football dell'Italia centro-meridionale. L'U.S. Livorno dev'essere tornata piena di orgoglio ai propri lari. Cedere di misura ad una squadra come quella dei nero azzurri, per due goals contro tre, dopo di aver giuocato due terzi della partita con dieci uomini, può essere considerato dai livornesi come una mezza vittoria. Essi dovettero il brillante risultato alla loro resistenza e ad una grande tenacia di tutti i loro elementi, sorretti da un meraviglioso entusiasmo». La cronaca della Stampa prosegue notando un calo di forma dell'Inter, a causa della lunghezza spossante del campionato. I meneghini, nondimeno, chiusero il primo tempo in vantaggio per 3-0 con doppietta di Agradi al 12' e al 34' e gol di Aebi al 44', complice anche l'infortunio al 7' del terzino avversario Innocenti I: il difensore infatti, dopo aver tentato di proseguire l'incontro, fu costretto a uscire definitivamente dal campo al 29', obbligando il Livorno a giocare il resto della partita in 10. Secondo la cronaca del quotidiano livornese Il Telegrafo, comunque, i labronici non meritavano tale passivo, dato che avevano creato ma non concretizzato numerose occasioni da gol (tra cui un rigore fallito sullo 0-0). Il giornale, inoltre, sostenne che il gol del 3-0 nerazzurro fu siglato «in evidente posizione di off-side»: questa circostanza, tuttavia, non è confermata dalla Stampa. Nella ripresa, invece, sempre secondo la cronaca della Stampa, i milanesi, ormai esausti, «devono subire una superiorità effettiva da parte di coloro i quali sono stati fino allora dominati». A riequilibrare la situazione influì anche l'infortunio del giocatore nerazzurro Viganò all'8º minuto, che ne penalizzò il rendimento, malgrado fosse riuscito a rientrare in campo. I gol livornesi arrivarono nel finale: al 38º minuto, dopo una palla gol del Livorno sventata in corner da Francesconi, sul successivo calcio d'angolo, battuto da Corte, Magnozzi insaccò di testa, accorciando le distanze; quattro minuti dopo, lo stesso Magnozzi, approfittando di una mischia in area neroazzurra, provocò l'autorete del portiere neroazzurro Piero Campelli, portando il risultato sul 3-2 (alcune fonti attribuiscono proprio a Magnozzi il gol). A quel punto, il Livorno sfiorò, secondo Il Telegrafo, la rete del pareggio con Jacoponi ma non riuscì nell'intento: l'Inter vinse così, anche se con più fatica del previsto, il suo secondo campionato.[8][9]
Il quotidiano napoletano Il Mezzogiorno criticò il sistema del "girone semplice" (partite di sola andata) con cui si svolsero le fasi finali del campionato, definendolo «antisportivo» in quanto non rendeva giustizia a quelle squadre che, dopo aver dominato le fasi iniziali del campionato, per una giornata storta nelle finali se lo vedevano compromesso. Ad esempio il favorito Genoa, che nelle semifinali aveva eliminato squadre del calibro del Milan, del Legnano e della Pro Vercelli, subì un duro colpo per le sue ambizioni a causa di una rocambolesca sconfitta contro la Juventus, mentre avrebbe avuto maggiori possibilità di recupero nel caso le finali si fossero disputate con il "girone doppio" (con partite di andata e ritorno). Allo stesso modo il Livorno vinse di misura la finale centro-sud contro una Fortitudo in cattiva giornata e scesa in campo incompleta, e non è da escludere che l'esito avrebbe potuto essere diverso se si fosse giocata anche la partita di ritorno.[10] Tuttavia l'eccessiva durata del campionato rendeva necessaria l'adozione del girone semplice, per quanto potesse portare ad esiti rocamboleschi e inaspettati sulla carta (come la vittoria dell'Inter contro i pronostici della vigilia che davano per vincente il favorito Genoa).[11]
Alessandrina, Atalanta, Enotria Goliardo, G.C. Grifone, GS Bolognese, Sampierdarenese, Spes Genova, Trevigliese e Pro Caserta qualificate in Prima Categoria dopo spareggi.
Amatori Giuoco Calcio Torino, Pastore, Ausonia Pro Gorla, Legnano, Saronno, Varese, Pavia, Carpi, Mantova, Nazionale Emilia, Giovanni Gerbi Pisa, Romana, Pro Napoli e Puteolana promosse o ammesse in Prima Categoria.
Torneo maggiore
Squadre partecipanti
Sezione emiliana
Gestito dal Comitato Regionale Emiliano, sede: Bologna.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
Carpi e Nazionale Emilia avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
Sampierdarenese e Savona avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
Trevigliese e Libertas avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
Chiasso e Pavia avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
Nazionale Lombardia e Varese avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
Biellese e Amatori Torino avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
Alessandrina retrocessa in Promozione ma poi fusasi a novembre nell'Alessandria.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
US Torinese e Pastore avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
Note:
Vicenza e Verona avrebbero dovuto essere declassate nella costituenda Categoria B ma furono riammesse per l'annullamento della prevista scissione della Prima Categoria su due livelli.
^Cfr. Guido Baccani (a cura di), Annuario italiano del football per la stagione 1919-20, p. 3. Vedasi anche i numeri del 1919 e 1920 della Domenica Sportiva. Ad esempio il numero del 28 dicembre 1919, in cui (a pagina 9) viene affermato che l'ultima giornata delle eliminatorie «per altre [squadre] ha voluto segnare la condanna della sezione B» e ancora che «la Juventus Italia, in attesa del match da venire Treviglio-U.S. Cremonese, è al terzo posto» ma «la vittoria del Treviglio segnerebbe il suo crollo nel precipizio della Categoria B». Ancora nel numero del 4 gennaio 1920 si legge a pagina 13: «Terminando questo match [tra Trevigliese e Cremonese] pari che è successo: la Juventus-Italia, l'estranea interessata sulla quale pesava la vittoria del Treviglio come la spada di Damocle, che l'avrebbe scaraventata in categoria B, ed il Treviglio sono a pari punti». Lo spareggio del 4 gennaio 1920 tra le ex aequo Juventus Italia e Trevigliese fu disputato proprio per stabilire quale delle due sarebbe stata ammessa in Categoria A e quale declassata in Categoria B.
^La Gazzetta del Popolo dell'11 ottobre 1919. Era usato anche il termine "sezione" al posto di "categoria" (la Prima Categoria sarebbe stata suddivisa nelle sezioni o categorie A e B).
^Il Mezzogiorno del 17-18 giugno 1920 commentò: «Ma ove avessimo avuto il sistema del girone doppio avrebbe potuto l'Internazionale raggiungere la vittoria? Non crediamo, che anzi è nota a tutti i competenti l'effettiva inferiorità dei nero-blu milanesi di fronte ai campioni della Superba».
^La partita è stata sospesa al 46' e il risultato è stato omologato dal Comitato Regionale Ligure con il 3-0 conseguito sul campo al ritiro della Sestrese.
^"Almanacco illustrato del Milan", 1ª e 2ª edizione, Panini S.p.a. Modena, pag. 60.
^Ora viale Campania. Il campo c'è ancora, è in Via Sismondi angolo via Ostiglia. È rimasto il vecchio "châlet", avente ingresso in via Sismondi, utilizzato ora come spogliatoio per i campi da tennis.
^Dal 1º febbraio 1920 perché le gare precedenti le ha giocate su 4 campi differenti (campo Pirelli (2), campo di via Bersaglio (1), campo di Via Ravizza (1), campo della Pro Gorla (1)) avendo perso la disponibilità del campo del Velodromo Sempione.
^Già Campo della "Furnasetta", inaugurato il 23 settembre del 1919 e già intitolato all'aviatore casalese. Ma non è ancora l'attuale "Stadio Natale Palli".
^A fine stagione il G.S. Bolognese sarà assorbito dalla Società Ginnastica Educativa Virtus, entrando a far parte della sezione calcio. La squadra avrà il nuovo nome della società, Virtus Gruppo Sportivo Bolognese.
^La partita del 23 novembre fu interrotta per oscurità sul 2-2 e ripetuta.
^La partita del 23 novembre fu interrotta per oscurità sul 3-2 in favore del Grifone e ripetuta.
^Lo spareggio Juventus Italia-Trevigliese fu fatto giocare a Brescia il 4 gennaio 1920 (gara terminata 2-0) per stabilire quale delle due squadre sarebbe stata ammessa alla Categoria A e quale sarebbe stata declassata in Categoria B. La Trevigliese perdendolo fu retrocesso ma fu poi riammesso per l'annullamento della scissione della Prima Categoria su due livelli.
^Salvatasi nello spareggio di Brescia il 15 febbraio 1920: Libertas-Cremonese 2-0.
^La partita del 19 ottobre terminò 2-1 per la Trevigliese ma fu annullata e ripetuta.
^Salvatosi nello spareggio di Saronno l'8 febbraio 1920: Varese-Como 2-1 d.t.s..
^Salvatisi nello spareggio di Novara il 2 febbraio 1920: Amatori-Alessandrina 2-1.
^Salvatosi nello spareggio di Venezia il 14 marzo 1920: Hellas-Udinese 1-0.
^Pro Caserta-Internazionale 1-7 del 23 novembre 1919 fu annullata per tesseramento irregolare di un giocatore dell'Internazionale e rigiocata a fine girone (l'8 febbraio 1920) e vinta dal Pro Caserta.
^Pro Napoli-Naples 4-3 del 18 gennaio 1920 fu annullata per irregolarità e ripetuta.
^Il risultato della partita Roman-Romana, sul campo 2-1, fu cambiato a tavolino in 0-2 per delle irregolarità.
^La partita originaria del 30 novembre, finita 2-2, fu annullata e ripetuta.
^La partita originaria del 14 dicembre, finita 1-0, fu annullata e ripetuta.