Il destino della provincia fu segnato dagli esiti delle elezioni politiche del 1921, dove vennero eletti quattro deputati sloveni ed un deputato italiano comunista, che misero in agitazione le forze nazionaliste, le quali cominciarono a far pressione per una normalizzazione dell'amministrazione locale giuliana, in modo che fosse ricondotta al modello generale dello Stato. La neonata provincia di Gorizia fu poi soppressa nel 1923. Fu solo nel 1927, sotto il regime fascista, che Gorizia fu riportata, su nuove basi, al rango di capoluogo provinciale grazie alla costituzione della nuova provincia di Gorizia.
Ad occidente la provincia mantenne come limite il soppresso confine internazionale con l'Italia, mentre a sud si mantennero i bordi con le altre province del Litorale austriaco. La provincia fu invece gioco forza ampliata a nord e ad est, includendovi quelle porzioni dei Kronlander austriaci che erano rimasti inclusi nei territori occupati dall'Italia.
In seguito alle elezioni provinciali Luigi Pettarin, già commissario della contea nominato dal governatore militare di Trieste, fu eletto presidente della Deputazione provinciale.
In questo primo periodo il governo italiano non osò stravolgere un assetto amministrativo che durava da secoli, e che era noto per la sua efficienza. Conclusa dunque la parentesi dell'occupazione militare, nel 1919 il vecchio Kustenland subì solo modifiche lessicali, ma non sostanziali, nella sua organizzazione. La provincia di Gorizia rimase quindi sottoposta al commissario generale civile della Venezia Giulia, nuovo nome della vecchia carica dello Statthalter del Kustenland, come lo era la vecchia contea. Questa atipica - per il modello italiano - struttura a doppio livello attrasse l'attenzione dei politici riformisti a Roma, che cominciarono a dibattere se prenderla come esempio per una regionalizzazione complessiva dello Stato.
Il destino della provincia, e della peculiare organizzazione generale della Venezia Giulia, fu però segnato dagli esiti delle elezioni politiche del 1921, dove vennero eletti quattro deputati sloveni ed un deputato italiano comunista, che misero in agitazione le forze nazionaliste, le quali cominciarono a far pressione per una normalizzazione dell'amministrazione locale giuliana, in modo che fosse ricondotta al modello generale dello Stato. La neonata provincia di Gorizia fu poi soppressa nel 1923.
sloveno, lingua d'uso (nei dialetti obirsko, obsoško, šokarsko, tersko, trbonsko, tolminsko, vrtojbensko, vzhodno, zasavsko, ziljsko, zgornje savinjsko) nella maggior parte del territorio provinciale, nella valli dello Iudrio e in alta e media valle Isonzo fino a Gorizia
friulano, nella sua variante goriziana, lingua d'uso a Gorizia insieme all'italiano, al dialetto veneto-goriziano e allo sloveno. Il friulano era anche parlato, dalla massima parte della popolazione residente nella parte occidentale e sud-occidentale della provincia