Formatosi da autodidatta, Bendandi non ha mai pubblicato un'esposizione scientifica verificabile della sua teoria. I suoi studi e le sue asserite previsioni sono ritenuti dalla comunità scientifica come privi di fondamento teorico e di qualsiasi validità empirica.
La vita
Nacque a Faenza, nel quartiere tradizionalmente denominato Filanda Vecchia, da un'umile famiglia che non poté permettergli di proseguire gli studi superiori. Dopo le scuole elementari, quindi, seguì un corso di specializzazione in disegno tecnico e fece l'apprendista presso un orologiaio. All'età di dieci anni era già appassionato di astronomia e geofisica, tanto da costruirsi da sé un telescopio e diversi sismografi.
In seguito al terremoto di Messina del 28 dicembre 1908 (7,2 gradi della scala Richter), si appassionò, a livello amatoriale, allo studio dei terremoti e, grazie a un lavoro non troppo faticoso d'intagliatore del legno, riuscì a dedicarvi parte del suo tempo. Durante la Grande Guerra servì come meccanico in una squadriglia aerea[2]. Bendandi fu quindi un autodidatta: nel 1920 entrò a far parte della Società Sismologica Italiana[1] e negli anni successivi formulò una propria teoria personale, detta "sismogenica"[3].
Bendandi trasse ispirazione per la sua teoria dalle passeggiate fatte lungo la battigia, mentre era di guardia durante il servizio militare: nel 1917 ritenne che la crosta terrestre, così come le maree, fosse soggetta agli effetti di attrazione gravitazionale della Luna. Il suo metodo per la previsione dei terremoti (privo di riscontri oggettivi e pertanto mai riconosciuto dalla comunità scientifica, anche perché non riuscì mai a fornirne un'esposizione formale) è basato sull'ipotesi che la Luna, gli altri pianeti del sistema solare, e lo stesso Sole, siano la causa dei movimenti della crosta terrestre[4]; crosta che, secondo la sua teoria, si deformerebbe e pulserebbe con tempi e ritmi dipendenti dalla posizione dei corpi celesti all'interno del sistema solare. Nei suoi studi, Bendandi utilizzò anche una profonda grotta nella vallata del Rio Senio dell'Appennino tosco-romagnolo per cercare di trovare conferme del presunto influsso planetario attraverso un inclinometro. Affermò che una prima previsione era stata da lui formulata per il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915: questa previsione sarebbe stata da lui affidata a un appunto annotato sul proprio taccuino, il 27 ottobre 1914, da lui ritrovato a terremoto già avvenuto[5].
Il 20 dicembre 1923 deposita presso il notaio Domenico Savini di Faenza[6] una sua previsione: il 2 gennaio 1924 si sarebbe verificato un terremoto nel Mar Egeo; nonostante questa previsione si sia rivelata errata, il Corriere della Sera gli dedicò la prima pagina, chiamandolo Colui che prevede i terremoti. La sua fama crebbe anche a livello internazionale[7].
Attraverso la sua ipotesi tentò di spiegare la presunta catastrofe che avrebbe provocato la scomparsa del continente di Atlantide, presente in un mito platonico. Riteneva che le forze gravitazionali planetarie, sommandosi, avrebbero provocato uno spostamento del polo geografico, con conseguente spostamento del rigonfiamento equatoriale e allagamento di alcune regioni del globo. Bendandi indicò l'anno 10431 a.C. quale data dell'ipotetico cataclisma[8]. Asserì poi che un secondo cataclisma di minori proporzioni, effetto del concorso delle forze gravitazionali di un numero minore di pianeti, si sarebbe verificato nell'anno 2687 a.C., che lui faceva corrispondere con il diluvio universale. Stimò che un evento analogo a quello del 10431 a.C. si sarebbe ripetuto nella primavera del 2521 d.C.[1]. Bendandi non corroborò con alcuna prova geologica oggettiva queste sue asserzioni personali.
Nei suoi studi si occupò anche di stelle variabili, del Sole, di studi cosmici e atmosferici e della radioattività atmosferica in relazione a scopi atomici[9]. Oltre all'attività di scultore del legno intraprese quella di costruttore di sismografi: riuscì a vendere alcuni dei suoi modelli anche negli Stati Uniti[10]. Nella sua casa-osservatorio si dotò anche di una biblioteca scientifica[11].
Durante il periodo fascista, dapprima fu nominato nel 1927 da Mussolini Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia[1]; successivamente però sarebbe stato diffidato dal pubblicare ulteriori previsioni sui terremoti in Italia, pena l'esilio. In realtà continuò a farlo, ma su giornali americani.
Nel 1928 Bendandi suppose l'esistenza di altri quattro pianeti oltre Nettuno[1] sulla base dei suoi studi dell'attività sismica, ai quali diede i nomi di Rex, Dux, Roma e Italia. Non furono mai fornite prove oggettive della reale esistenza di tali ipotetici pianeti.
Nel 1931 Bendandi affidò alla Pontificia Accademia delle Scienze e all'Accademia dei Nuovi Lincei due plichi che, a suo dire, contenevano l'esposizione del metodo da lui scoperto per interpretare il ciclo undecennale del Sole e per prevedere i terremoti. Nello stesso anno pubblicò un primo libro intitolato Un principio fondamentale dell'Universo, in cui descriveva le sue tesi sulla genesi del ciclo undecennale del nostro astro[12].
Nel 1959 Bendandi sostenne di aver scoperto un nuovo pianeta all'interno del sistema solare tra Mercurio e il Sole, cui diede il nome della sua città natale, Faenza[2]. Ipotesi simili erano già state formulate nel 1859 dal matematico-astronomo Urbain Le Verrier: all'ipotetico pianeta era stato allora dato il nome di Vulcano. Anche di tale presunto pianeta non esiste prova oggettiva.
Sulla base della sua ipotesi, Bendandi sostenne di aver predetto anche il terremoto del Friuli nel 1976; nell'occasione sostenne di aver cercato di avvisare le autorità competenti, che, a suo dire, non lo avrebbero ascoltato[4].
Raffaele Bendandi fu trovato morto il 3 novembre 1979 nella sua casa-osservatorio di Faenza.
Dopo la morte
Solo anni dopo, grazie soprattutto all'associazione "La Bendandiana", di cui è presidente Paola Lagorio, si iniziò a riordinare l'abbondante materiale lasciato da Bendandi. Ricercando tra le sue carte e pubblicazioni, sono state raccolte 103 "previsioni", 61 delle quali riguardanti l'Italia; le ultime pubblicazioni risalgono al 1977.
Nei primi mesi del 2011 si è diffusa sul web la falsa notizia, smentita dalla stessa associazione "La Bendandiana", secondo cui Bendandi avrebbe previsto un rovinoso terremoto per la città di Roma l'11 maggio 2011, evento, peraltro, non verificatosi.[13]
La sua teoria "sismologica", da un punto di vista geologico e geofisico, è priva di qualunque riscontro o fondamento oggettivo, ed è in netta contraddizione con le conoscenze scientifiche acquisite in ambito sismologico.
Un approccio sistematico allo studio della metodologia bendandiana venne applicato nel 2012 da Lagorio e Ballabene per mezzo di un software dedicato[14].
I principi del suo metodo previsionale sono stati esposti[15][16] durante l'European Geosciences Union General Assembly 2015 (EGU), a Vienna il 15 aprile 2015.
^Copia archiviata, su racine.ra.it. URL consultato il 29 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2009).
^Su una targhetta metallica apposta sulla custodia lignea di un sismografo da lui costruito è inciso: «MICROSISMOGRAFO REGISTRATORE "RABEN" [Raffaele Bendandi] (OSSERVATORIO BENDANDI) CONCESSIONARIO ESCLUSIVO ITALIA ED ESTERO · PIROTTI M. E FIGLIO - BOLOGNA». Tratto da www.sistemamusei.ra.it
Raffaele Bendandi, (1931). Un principio fondamentale dell'Universo, S.T.E., Faenza, 300 pp.
Tiziano Cantalupi, (1982). Il terremoto si può prevedere, ed. Atanor, Roma;
Cristiano Fidani, (2004). 6 relazioni sulle previsioni di Raffaele Bendandi, Comune di Faenza, 84 pp.
Cristiano Fidani, (2005). Ipotesi sulle Anomalie Elettromagnetiche Associate ai Terremoti, Libreria Universitaria Benedetti l'Aquila, ISBN 88-87182-08-6 300pp. [1]
Cristiano Fidani, (2006). Raffaele Bendandi (1893-1979), Lo Scrittoio: articoli [2]
Cristiano Fidani, (2006). Previsioni meteorologiche ed elettromagnetiche, Lo Scrittoio: articoli [3]
Raffaele Bendandi, (2006). Le stelle soli dell'infinito, a cura di Cristiano Fidani, EDIT Faenza, ISBN 888152144X 271pp.
Cristiano Fidani, (2006). On electromagnetic precursors of earthquakes: models and instruments, IPHW June 17, Bologna, pp. 25–41. [4]
Michele T. Mazzucato, (2007). Raffaele Bendandi, Fondazione Giorgio Ronchi, ISBN 8888649158, 32 pp.
Cristiano Fidani, (2008). Le previsioni di Raffaele Bendandi ispirate dal grande terremoto, 1908 – 2008 Scienza e società a cento anni dal grande terremoto, Reggio Calabria 10/12 dicembre 2008, pp. 60–61. [5]
(EN) Cristiano Fidani, (2009). The Raffaele Bendandi forecastings inspired by the great earthquake, CIPH EQL, pp. 1–4.[6]
Marco Palomba, (2011). Il Bendandi. L'uomo che andava incontro ai terremoti, Agapantos Editore, Roma.
Cristiano Fidani, (2011). Alcune conferme alle previsioni dei terremoti di Raffaele Bendandi, CIPH EQL, [7]
(EN) Cristiano Fidani, (2012). The Raffaele Bendandi earthquake warnings based on planetary positions, NCGT, 65, p. 47, 2012. [8]Archiviato il 30 luglio 2013 in Internet Archive.