Nacque da un matrimonio etnicamente misto ad Innsbruck,[1] suo padre era un serbo di Velika Popina di Gračac in Croazia, di professione ufficiale dell'esercito comune, e sua madre, Adelheid Hohenauer, era austriaca del Tirolo.[2] Frequentò una scuola media militare prima di diplomarsi all'Accademia militare Teresiana[1] di Wiener Neustadt il 18 agosto 1908,[3] diventando tenente[1] in forza al Feldjäegerbataillon n. 21[4] di stanza a Bruck an der Mur.[2] Divenuto comandante di compagnia nel 1911, oltre ai suoi doveri ricoprì anche il ruolo di un istruttore di sci.[2] Il 14 aprile 1913 iniziò i corsi a Wiener-Neustadt per ottenere il brevetto di aviatore,[1] che conseguì[5] il 2 luglio[1] dello stesso anno.[2]
Il 14 ottobre 1913 partecipò al primo volo sulle Alpi da Vienna a Gorizia a bordo di un biposto pilotato dall'oberleutnant Eugen Elsner[2] ottenendo successivamente la nomina a pilota di campo il 7 aprile 1914.[2] Allo scoppio della prima guerra mondiale, si trovava in servizio presso la Fliegerkompanie 1 (Flik 1),[6] di stanza sul fronte nord-orientale in Galizia,[1] dove eseguì numerose missioni di ricognizione[2] volando sui biplani Lohner Pfeilflieger.[1]
Prima guerra mondiale
L'11 settembre 1914 fu insignito della Medaglia al merito militare di bronzo,[3] e nel mese di novembre venne trasferito presso la Flik 13 come pilota anziano[1] e secondo in comando.[2] Durante la sua 49ª missione precipitò al suolo nel corso di una tempesta di neve il 16 febbraio 1915[1] e, dopo aver distrutto il suo velivolo incendiandolo, venne catturato dai russi insieme all'osservatore, leutnant Johannes Reichel.[2] Il giorno 22 i due aviatori riuscirono a fuggire,[1] e trascorsero i due mesi successivi schivando i soldati russi, venendo finalmente rimpatriati nel corso della fortunata offensiva di Gorlice-Tarnów, quando Leopoli[1] fu riconquistata il 22 giugno.[2] Mentre risultava tra i dispersi, fu insignito della Croce di Ferro di seconda classe tedesca il 28 maggio 1915, e della Croce al merito militare austro-ungarica[3] il 19 luglio successivo.[2]
Chiese poi il permesso di addestrarsi come pilota da caccia, passando in forza alla Flik 34,[1] dotata degli Hansa-Brandenburg D.I.[2] Divenne asso dell'aviazione il 13 febbraio 1917, quando abbatte un biposto Farman a sud di Kostanjevica,[1] nel settore dell'altopiano di Doberdò del Lago.[2] Rimase a terra per molto tempo a causa di un infortunio al ginocchio subito durante un incidente in fase di atterraggio a Zaule. Ritornato a volare dopo due mesi, con il suo C.I conseguì la sua sesta vittoria, a spese di un Farman, il 17 aprile.[2] Nel mese di maggio venne distaccato sul fronte occidentale per maturare esperienza ed addestramento alle tattiche da caccia con la Jagdstaffel 6[1] di stanza a Cambrai, anche se non conseguì alcuna vittoria in quel settore.[2]
Al suo ritorno in Italia assunse il comando della Flik 16 e divenne pioniere della ricognizione fotografica[1] ad alta velocità sui D.I.[2] Successivamente conseguì ulteriori due vittorie a spese di altrettanti Farman, il 14 e 23 luglio 1917.[1] Le ultima due le colse il 7 settembre,[7] e il 21 novembre[8] a spese di altrettanti SAML,[1] mentre volava sui nuovi Albatros D.III.[2]
Il 21 novembre il SAML dei Tenenti Mario Vannuccini ed osservatore Antonio Mangano della 114ª Squadriglia viene abbattuto su Feltre e Stojsavljevic arriva alla 10ª vittoria.
Il 12 gennaio 1918,[9] mentre stava svolgendo una missione di ricognizione su un Hansa-Brandenburg C.I, fu abbattuto vicino a Seren del Grappa da un aereo del No. 66 Squadron RFC ed ebbe il femore spezzato da un proiettile nemico.[9] Riuscì a ad atterrare in emergenza dietro le proprie linee, e dopo essere stato operato rientrò in servizio[10] nel mese di ottobre, posto al comando[9] della scuola di pilotaggio di Wiener-Neustadt.[2] Mentre si stava riprendendo fu decorato con la Medaglia d'onore al valor militare in oro[3] per gli ufficiali il 18 aprile, la Croce di Ferro di prima classe tedesca[3] e la Croce di Cavaliere dell'Ordine di Leopoldo.[2]
Il dopoguerra
Dopo la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico declinò l'offerta[11] di ottenere la cittadinanza[9] del Regno di Jugoslavia e scelse di divenire cittadino della nuova Repubblica austriaca.[2] Prestò servizio nella Volkswehr[9] e poi nella paramilitare Flugpolizei[9] fino al 1921.[2] Lasciata la vita militare tentò di avviare un servizio aereo commerciale tra Vienna e Budapest, che fu chiuso su ordine della Commissione di controllo alleata.[2] Nel 1922 tornò per un breve periodo in servizio attivo con il grado di maggiore[9] in forza[11] all'Alpenjäegerregiment 2 di stanza a Innsbruck, dove nel 1925, fondò e diresse il nuovo aeroporto cittadino.[2] Nel 1927, fondò una nuova compagnia aerea commerciale; l'anno seguente,[11] si unì alla compagnia aerea pionieristica ÖLAG.[2][11]
Il 2 settembre 1930,[9] mentre pilotava uno Junkers F 13 attraverso la fitta nebbia nella montagna Krottenkopf[11] ebbe un incidente a nord di Garmisch-Partenkirchen e perse la vita.[9] Fu sepolto con tutti gli onori presso il Westfriedhof di Innsbruck.
^Costituito nel 1849, tale battaglione aveva combattuto a Magenta nel 1859 e a Custoza nel 1866, ed era formato interamente da militari di provenienza austro-tedesca.