Nel 1342 era stata promessa in matrimonio ad Andrea dei Pepoli ma il padre Mastino, dopo avere fatto visita al signore di Milano Giovanni Visconti al termine alla guerra contro Luchino fratello di lui, prese invece accordi con Giovanni Visconti e diede la figlia in sposa a Bernabò Visconti, allora signore successore designato, insieme a Matteo e Galeazzo. In vista del matrimonio Regina della Scala rinunciò a tutti i beni paterni che in futuro le sarebbero potuti spettare di diritto, accontentandosi del denaro che le veniva in dote. Lasciata la città di Verona, Regina si sposò con Bernabò il 27 settembre 1350. Visse da allora a Milano nel palazzo di San Giovanni in Conca. Mise al mondo ben quindici figli, cinque maschi e dieci femmine:
Nel dicembre del 1378, insieme al primogenito Marco Visconti, marciò con 700 uomini alla volta della città e li accusò di tradimento ma non riuscì a catturare Verona e rinunciò alle sue pretese in cambio dell'enorme cifra di 400.000 o 440.000 fiorini (60.000 il primo anno e 12.000 ogni anno successivo sino a estinzione del debito) oltre ad una pensione annua di 2.000 fiorini.[8]
Il 7 settembre 1381 fece erigere a Milano la chiesa di Santa Maria della Scala per una spesa di 15.000 fiorini al posto di parte delle case rotte ovvero dei resti del Palazzo dei Torriani. La chiesa diede poi il nome al Teatro alla Scala. Apportò importanti modifiche al castello di Sant'Angelo Lodigiano per una spesa di 100.000 fiorini, facendolo diventare la sua dimora signorile.
Morì il 18 giugno 1384 e venne sepolta a Milano nella cripta della oggi non più esistente basilica di San Giovanni in Conca. L'arca, quasi dimenticata e contenente alcune ossa, frammenti di abiti, grani di un rosario e una collana, fu trasferita nel 1864 dalla semi-distrutta chiesa al Castello Sforzesco dove si trova tuttora presso il museo archeologico. Nel 1892, trovando la Consulta archeologica del tempo poco rispettoso che i resti della nobildonna fossero esposti in un museo pubblico, fece domanda che essi fossero traslati in Sant'Alessandro e uniti a quelle del marito Bernabò, già qui trasferiti nel 1814.[9]. Dal 9 febbraio 1892, giorno della deposizione, i resti di Regina della Scala, raccolti in una cassetta di legno e in una di piombo, sono raccolti murati nella prima cappella a destra, a fianco della porta di ingresso di Sant'Alessandro.[10]
Nel giorno medesimo della morte di Regina, il marito Bernabò ordinò a tutti i milanesi di vestire a lutto per un anno per onorare la scomparsa della moglie.[3][11]
^Bernabos Vice comes D. Mediolani Imperialis Vicarius etc. Ecce factum vobis lugubre nunciare compellimur equum, et conveniens fore credentes, quod qui prosperis gaudere moscuntur; etiam nobiscum fiant participes adversorum. Illustrissima et amantissima consors nostra domina Regina Scaligera prout altissimo placuit cuius voluntati resistere non possumus nec debemus gravi suffocata langore. Spiritum suum reddidit Creatori. Eius transitus ani mam nostram gravissimo doloris aculeo pertransivit. Ut igitur una nobiscum hujus mororis videamini iucta debitum jacula suscepisse, et virtutes et merita prafata domina quibus in luce pra polluit; in suo obitu dignis honoribus memoria celebri de coretur. Volumus et universis nobis mandamus quamtenus vos omnes, et singulis visis presentibus in testimonium tanta memoriae vestes bruna vestris sumptibus induatis portetisque, per annum et rescribatis nobis de receptis his, et quicquid fiet post modum in praemissis. - Data Mediolani XVIII iunii MCCCLXXXIIII
Bibliografia
M. Carrara, Gli Scaligeri, Varese, Dell'Oglio, 1966.
A. Castagnetti e G. M. Varanini, Il veneto nel medioevo: Dai Comuni cittadini al predominio scaligero nella Marca, Verona, Banca Popolare di Verona, 1991.
A. Castagnetti e G. M. Varanini, Il Veneto nel medioevo: Le signorie trecentesche, Verona, Banca Popolare di Verona, 1995.